Un anno di...vertenze
Anno di crisi per i messinesi che tra aumenti, tagli e licenziamenti, salutano l’anno con l’amaro in bocca. Tante le vertenze “celebri” ma un pensiero va anche ai tanti lavoratori “invisibili” che nel 2011 hanno vissuto in modo silenzioso e senza clamori, il dramma della disoccupazione.
Iniziato male, finito peggio. Sul fronte lavoro anche il 2011 verrà ricordato come un anno nero, anzi nerissimo. Non solo a Messina ma anche oltre lo Stretto, a causa di una crisi, anch’essa nera-nerissima, che ha condizionato la quotidianità di milioni di famiglie, in Italia e in Europa. In questo caso, però, è al nostro “orticello”, decisamente appassito e poco curato che dobbiamo guardare. Partendo dalla più “giovane” delle vertenze, quella ormai famosa degli 85 lavoratori Servirail, che di giorno in giorno, di ora in ora, si compone di nuovi sconcertanti tasselli.
I fatti sono ben noti a tutti e, anche per la “freschezza” degli accadimenti, non ci soffermeremo più di tanto a parlarne. Qualche aspetto, tuttavia, riteniamo giusto evidenziarlo. Il primo attiene all’ultimissima novità: gli ex-cuccettisti, con tutta probabilità, non vedranno loro retribuiti gli stipendi di novembre e dicembre. La notizia non ha ancora avuto una conferma ufficiale ma i rappresentati della Fit Cisl mostrano parecchie riserve sulla possibilità che almeno la vicenda retribuzioni si risolva positivamente. Il secondo aspetto attiene al mancato coinvolgimento della città: le 4500 firme raccolte non possono purtroppo essere ritenute, almeno a nostro avviso, un risultato soddisfacente per una città che conta 250 mila e che soprattutto dalle decisione adottata da Trenitalia viene colpita più di quanto gli stessi messinesi, indifferenti, non pensino. Il terzo punto riguarda il carattere “emblematico” della vertenza Servirail che, come già ribadito più volte, rappresenta l’ennesimo volta spalle al meridione, alla Sicilia e, in particolare, ai diritti di lavoro, mobilità e continuità territoriale.
La dismissione dei trasporti, rischia infatti di coinvolgere anche altri settori dell’indotto ferroviario, così come già paventato dai sindacati e dagli stessi lavoratori: la diminuzione dei treni, e dunque del movimento passeggeri, potrebbe infatti “risucchiare” nel baratro della disoccupazione anche i dipendenti dell’appalto mensa e pulizia di Ferrovie dello Stato. Timori che, almeno finora, non hanno trovato riscontro concreto ma con cui si rischia ben presto di dover fare i conti. Rimaniamo ancora in campo ferrato, e anche un po’ “minato”, ricordando le proteste dei dipendenti dell’Officina Grandi Riparazioni. Sebbene, infatti, in questo caso le ragioni del malessere siano diverse, le conseguenze rimangono immutate: ovvero nuovi disoccupati. Tanti, nei mesi del 2011, gli incontri tra organizzazioni sindacali, Ferrovie dello Stato e rappresentanti politici per il pericolo di smantellamento dell’impianto: accantonato il falso equivoco della necessaria cancellazione della struttura per questioni progettuali legate alla realizzazione del Ponte, il gruppo Fs, sempre nell’ambito della solita politica dei “tagli”, ha mantenuto invariata la decisione di chiusura dell’impianto, che pure è uno dei più produttivi d’Italia.
Dai binari ci spostiamo nell’area della zona Falcata. Protagonisti i lavoratori dei Cantieri Navali Palumbo, finiti in Cassa Integrazione a causa del sempre minore numero di commesse. Momenti di grande tensione quelli vissuti nell’ara della Cittadella tra i dipendenti e la società, accusata dai sindacati di aver fatto affidamento su manodopera esterna senza aver dato priorità al personale assunto a tempo indeterminato. Capitolo particolarmente delicato nell’ambito della vertenza, quello riguardante i rapporti tra azienda e sindacati. Grande clamore ha infatti suscitato l’indagine, a carico di tre esponenti sindacali, Vincenzo Cambria (Cisl), Leonardo Miraglia e Giovanni Schepis (Rsu). Secondo il gip Maria Pellegrino l’accusa è di estorsione di danni dell’amministratore unico dei Cantieri, Antonio Palumbo: i tre avrebbero costretto l’imprenditore a corrispondere loro delle mazzette per tenere a bada le esasperate proteste dei dipendenti.
Ci spostiamo in altri cantieri, che nulla hanno a che fare con le navi, bensì con le strade, anzi con i marciapiedi. Parliamo delle proteste, per il mancato pagamento degli stipendi, dei lavoratori impiegati nei cantieri lavoro finanziati dalla Regione. Il ritardo nella retribuzione ha avuto un riscontro concreto nel ritardo di fine lavori, come confermano le recinzioni ancora presenti in alcuni tratti dei marciapiedi di viale San Martino e delle traverse limitrofe. Tutto ciò con buona, anzi con cattiva pace dei commercianti, che del caos creato da attrezzi, arnesi da lavoro e cemento a pochi passi dall’entrata dei propri negozi ha determinato parecchi problemi anche in termini di “entrate”. L’attività, dopo una breve tregua per la parentesi di Natale, riprenderà con l’inizio del nuovo anno, che si spera sia anche l’ultimo, sia intermini di cantieri che di proteste.
Sempre in bilico sul filo delle vertenze, ci spostiamo in via Bonino, dove la futura demolizione dello storico stabilimento della Birra Triscele, oltre a cancellare un pezzo della storia commerciale/imprenditoriale di Messina, facendo “vibrare” il cuore di tanti cittadini, ha fatto tremare anche i lavoratori che hanno protestato fin dentro l’aula consiliare per ottenere l’approvazione della delibera che ha definitivamente sancito la concessione edilizia dell’area che permette al gruppo Faranda, grazie ai soldi ottenuti dalla vendita degli appartamenti (almeno queste le intenzioni fino a qualche mese fa) di poter delocalizzare l’impianto. In attesa, dunque, che l’ipotesi di concretizzi, i lavoratori aspettano fiduciosi il nuovo anno.
Abbiamo appena parlato di aula consiliare ed è questa, o meglio l’intero Palazzo (Zanca) la successiva tappa del nostro viaggio tra la vertenza 2011: il Comune è stato sede di presidio per centinaia di lavoratori: partiamo dai dipendenti della Feluca, la società che gestisce anzi gestiva i servizi informatici del Comune. Dall’ottobre scorso, in attesa della costituzione della fantomatica NewCo e del pagamento degli stipendi dei dipendenti, il sito del comune si è rifatto il look: il nuovo portale è stato realizzato dall’azienda catanese Net.Service Srl che, così come specificato nella delibera che ha determinato la fine della “relazione” tra Comune e Feluca, non ha nessun obbligo rispetto ai precedenti rapporti di lavoro. Se il 2011 è stato dunque l’anno dello scioglimento di Feluca, il 2012 speriamo possa essere quello di creazione della NewCo.
Hanno protestato e si sono fatti sentire tra i corridoi di Palazzo Zanca anche i contrattisti precari in attesa di stabilizzazione. Gli incontri tra sindacati e amministrazioni che si sono protratti per un intero anno, alla fine hanno determinato solo la proroga a cinque anni per una parte dei dipendenti che rimangono in attesa di certezze occupazionali. Battaglia senza sosta che anche per i dipendenti della cooperative sociali del comune, al centro di vertenze lavoro e del terremoto che ha coinvolto il settore del sociale. L’ “inghippo” non cambia: i lavoratori non ricevono con puntualità lo stipendio, “accusano” Comune e dirigenza che, vicendevolmente, per giustificare ritardi spesso ingiustificabili, utilizzano la tattica dello scarica barile. Concludiamo la “carrellata-lavoro” 2011 (ricordiamo anche il comparto forestali, i lavoratori dell’appalto di pulizie del Policlinico e della mensa universitaria dell’ErSu) parlando di partecipate: Messinambiente e Atm. Nel primo caso, i dubbi sul prossimo futuro (ricapitalizzazione, messa in liquidazion, o..?) generano preoccupazioni anche tra sindacati e dipendenti, sul fronte trasporti, invece, la questione Atm e in particolare il destino dei lavoratori in vista della necessaria trasformazione della società, riaprirà i lavori del consiglio comunale targato 2012.
Queste le vertenze “famose” balzate agli onori delle cronaca nei 365 giorni che ci lasciamo alle spalle hanno, vertenze cariche di polemiche, ansie e preoccupazioni per i tanti cittadini che ne sono stati protagonisti. Il nostro pensiero va però ai tanti lavoratori “invisibili” che in questo 2011 hanno conosciuto il dramma della disoccupazione, consumatosi nel silenzio delle mura domestiche. E’ anche a loro che rivolgiamo un sincero e profondo augurio di buon 2012 ma soprattutto di buon lavoro…che speriamo torni presto. (ELENA DE PASQUALE su tempostretto)
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