Anna Lombroso per il Simplicissimus
Due decreti opportunamente confezionati dal governo Berlusconi premieranno l’imprenditorialità, l’alta qualità e la produttività del brand del gioco d’azzardo. Mica vi meraviglierete, in fondo core business, profitability, marketing, loyalty, sono gli stessi della finanza creativa: promesse, scommesse, rischi, trucchi.
È stato un economista brillante, Robert Schiller, a notare tra i primi la straordinaria affinità tra la bolla finanziaria e il gioco d’azzardo, quello vero. Tutti e due sono lievitati in maniera abnorme, tutti e due pur nutrendosi di speranze e inganni, sono legali. Ciononostante tutti e due sono segnati da una forte influenza criminale, che va al di là dell’indegno approfittarsi delle illusioni dei poveracci, nello stesso tremendo intreccio tra fenomeno ludico e fenomeno speculativo.
E una delle somiglianze più inquietanti risiede nel ruolo di stati e governi: gestori, biscazzieri, croupier, soci sostenitori, promoter. Così in due tranche verranno erogati 285 milioni di euro a beneficio delle società che gestiscono l’azzardo, sotto forma di “premio di produttività” per il 2011 e come riconoscimento delle loro performance, il “raggiungimento del livello di servizio”. Alla BPlus di Francesco Corallo andrà il 24,3 per cento delle somma, a Lottomatica il 15 per cento, alla Hbg il 9,6 per cento, alla Gamenet il 12,8 per cento, alla Cogetech il 9,6 per cento, alla Snai il 7,1 per cento, alla Gmatica il 5,3 per cento e a Codere il 2,6 per cento.
Ma per una sconcertante partita di giro i beneficiari dei queste sinecure dello Stato sono gli stessi dieci concessionari delle New Slot che la Corte dei Conti ha condannato a risarcire lo stesso Stato per 2,5 miliardi di euro complessivi.
Le multe sono relative alla vicenda delle cosiddette ‘maxi penali’ chieste dalla procura per il periodo 2004-2006: le contestazioni riguardavano, in particolare, il mancato collegamento degli apparecchi alla rete telematica di proprietà dello Stato, gestita da Sogei, ed il mancato rispetto di alcuni livelli di servizio nella trasmissione di dati degli apparecchi di gioco. Eh si proprio come quando la Bce risarcisce le banche per le perdite prodotte dalle loro acrobazie finanziarie a danno degli stati.
La guardia di Finanza dal 2006 aveva scoperto che decine di migliaia di slot machine non erano collegate alla rete telematica che registra le giocate, il contatore cioè che misura quanto le società devono allo Stato. Allora era stata la Procura Regionale del Lazio della Corte dei Conti a inoltrare ai concessionari del settore New Slot una richiesta di risarcimento per il “presunto danno erariale” per l’importo di circa 98 miliardi di euro. Una cifra enorme che secondo la Procura deriva dalla “mancata applicazione di penali” ai 10 concessionari, ridotta alla fine a soli 2,5 miliardi, pari all’80% dell’aggio percepito dai concessionari nel periodo da settembre 2004 a gennaio 2007.
Siamo un Paese affetto dalla coazione a ripetere sentenze storiche, che restano relegate nella storia. «Il problema che il giudice dovrà valutare è il valore della legalità in Italia», aveva detto il viceprocuratore generale del Lazio della Corte dei Conti, Marco Smiroldo, che difendeva gli interessi dello Stato. E la legalità che già allora aveva fatto un bello sconto sul suo valore ai concessionari, oggi viene derisa allegramente da questa generosa elargizione, che va a compensare le penali di allora che comunque non sono state ancora pagate: dalla più alta, 845 milioni per Bplus. E poi 120 milioni per Cirsa Italia, 245 milioni per Sisal Slot, 100 milioni per Lottomatica, 150 milioni per Gmatica, 115 milioni per Codere, 200 milioni per HBG, 235 milioni per Gamenet, 255 milioni per Cogetech, 210 milioni per Snai.
Ma non vorrete mica che gli mandino Equitalia, in fondo si tratta di un comparto ad alto valore aggiunto sociale, come dice con piglio lirico in una presentazione aziendale l’AD di Cogetech (225 milioni di multa), Fabio Schiavolin. Eh si, il gioco è un aspetto della vita sociale del paese, fonte tra le più significative dell’erario e al tempo stesso terreno fondamentale per l’innovazione. E infatti il nuovo festoso brand di Cogetech si chiama Verve, che ricorda le smart city e tutto l’armamentario acchiappacitrulli e imbecille del neo liberismo, dalla devozione a Internet del ministro dello Sviluppo ai bonus delle Millemiglia universitarie dell’”Iomerito” pensati, si fa per dire, dal Ministro Profumo, fino all’Italo dell’eterno candidato. Infatti Verve promuove (sic) le nuove gaming hall che rappresenteranno un format innovativo nel mercato italiano del gioco d’alea, distinguendosi per un’offerta integrata di gioco e intrattenimento: ambienti dal design curatissimo, con spazi destinati alla ristorazione di qualità e agli spettacoli e naturalmente al poker, appena sarà disponibile. ....
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