Anna Lombroso per il Simplicissimus
Vi stupirò ma voglio riconoscere a La Fornero i suoi meriti. L’avevo accusata di incompetenza, ottusità, impreparazione, ignoranza. Beh, mi sbagliavo. I numeri della disoccupazione dimostrano che ha svolto egregiamente l’incarico che le era stato affidato. Serviva qualcuno che facesse il lavoro sporco e lei, dal suo dicastero ossimoro – del welfare cancellato, del lavoro annientato – lo ha eseguito con scrupolo, abnegazione, spirito di servizio.
E perché dovrebbe dimettersi come ha chiesto qualche inguaribilmente ingenuo osservatore? In un anno ha compiuto la missione di radicare nel nostro Paese due fenomeni strettamente collegati: il lavoro atipico e l’economia informale, due eufemismi pr definire la precarietà e le attività svolte al di fuori di qualsiasi legge che regoli le produzioni, in assenza di diritti e protezione sociale. La sua incombenza consisteva nel rendere legale un sistema di relazioni industriali irregolare, illegittimo, immorale ed incivile, quello ampiamente applicato dal loro manager di riferimento e dai suoi colleghi, infastiditi dalle ingerenze della “giustizia” comunista, disturbati nell’esercizio della loro libera iniziativa da lacci e laccioli, ostacolati nella loro prepotenza dalla rivendicazione di conquiste ottenute in decenni dalle classi lavoratrici.
Professionale, ma bugiarda La Fornero: quante volte le abbiamo sentito dire che nessun imprenditore vuole licenziare, come se davvero esistesse un migliore dei mondi possibili, dove illuminati industriali rispettano le leggi ambientali e sanitarie, pagano le tasse, investono i profitti in innovazione e sicurezza, non barano sui controlli. Mentre questo è il paese della Fiat, dei Riva, dove gli aiuti di Stato si usano per “reinvestire” proficuamente nella finanza creativa, nei derivati e perfino nei fondi previdenziali imposti ai loro stessi dipendenti, privati delle tutele pubbliche. Che tanto prima o poi si de localizza, completando il disegno perverso della globalizzazione: poter disporre di masse di salariati e basso costo e con minor capacità contrattuale di quella che avevano acquisito le classi lavoratrici americane europee, e ridurre il potere e i livelli salariali che i sistemi di protezione sociale conquistati avevano assicurato.
Riduzione delle garanzie e sradicamento dalle basi sociali, territoriali, annientando i diritti, depauperando la negoziazione, nutrendo inimicizia, alimentando le fratture tra lavoratori, occupati e disoccupati, precari e “sicuri”, rompendo vincoli e patti ancestrali: questa era la mission attribuita a questo governo e ai suoi ministri.
Bugiardi, perché hanno accreditato le infami menzogne che costituiscono l’edificio di valori e principi dell’iniquità e della disuguaglianza come sistema di governo: il problema è il debito pubblico; abbiamo vissuto al di sopra dei nostri mezzi; sono le pensioni e il welfare a scavare voragini nel bilancio dello stato; agevolare i licenziamenti favorisce le assunzioni; il privato è più efficiente del pubblico; i sindacati sono vecchi attrezzi desueti; le classi sociali non esistono più.
Si tratta di un repertorio trito ma consolidato, propagandato con successo dal ceto dirigente, comprese alcune new entry apparentemente insospettabili, da molti commentatori, da fior di economisti, da non sparute combriccole di sindacalisti, da prestigiosi docenti di prestigiose università, tutti fan di questa modernità con la pistola, senza leggi, regole o buonsenso.
Sono stata rimbrottata per essermi stupita e rammaricata della sorpresa della presidente della Camera venuta a tardiva conoscenza della povertà in Italia. E a suo tempo sono stata criticata per non essermi estasiata per la presenza nel governo di una donna capace di lacrime.
Il fatto è che da molti anni in molti avevano annunciato e previsto che le politiche che si stavano perseguendo avrebbero portato a quella miseria, che era in corso una guerra contro interi popoli a colpi di austerità e flessibilità. Che il neo liberismo voleva dire libertà di togliere diritti, licenza dalle regole, dileggio delle leggi. Non vengano a dirci che non lo sapevano, che non avevano visto, che non avevano capito. Forse il loro stupore nasce dalla loro condizione di privilegio, forse nessuno dei loro amici e nessun membro della loro famiglia è stato licenziato in questo anno. Il loro padre non è esodato. La loro madre non ha dovuto restare a casa per accudire un bambino, un malato interamente a carico.
Ma noi no, noi tutto questo lo vediamo, lo conosciamo, lo proviamo e se lo subiamo senza fiatare, allora siamo correi.
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