Le accuse hanno retto quasi integralmente davanti al gup Marino, che nel tardo pomeriggio di ieri ha deciso sei rinvii a giudizio e due proscioglimenti. L’inchiesta è quella clamorosa sull’attività pubblica e privata dell’ex commissario della polizia municipale Aldo Bruzzano, oggi in pensione, che fu mandato agli arresti domiciliari alcuni mesi addietro con una sere di accuse specifiche, tra cui l’uso parecchio disinvolto dell’auto di servizio.
Un’inchiesta gestita all’epoca dai sostituti procuratori Adriana Sciglio e Diego Capece Minutolo, che ha toccato un personaggio molto noto in città come Bruzzano, che adesso è tornato in libertà per la revoca dei domiciliari. Gli imputati ieri erano complessivamente otto, sette persone fisiche e una persona giuridica, ovvero la società “Carpe Diem s.r.l.”, la rete di compro-oro di cui era ritenuto “dominus” proprio l’ex commissario dei vigili urbani («socio occulto»), per anni dirigente della sezione Tutela del territorio della polizia municipale. Oltre all’ex commissario capo erano coinvolti anche il figlio Giuseppe e poi Rosa Forte, come amministratori e rappresentanti della “Carpe Diem srl” (stampalibera)
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