Dove sono gli italiani pronti a una guerra civile per contrastare la sentenza della Cassazione? In giro non se ne vedono. E chi predica lo scontro totale ha perso ogni sintonia con gli umori e i bisogni dell’Italia di oggi.
In giro si incontrano tantissimi cittadini che la guerra vorrebbero invece farla alla disoccupazione e a una crisi che ha ridotto i giorni di vacanza e i sacchetti della spesa, aumentando invece paure e incertezze.
Si vedono italiani sfiniti da una politica che è tornata a girare intorno a un uomo solo, alle sue vicende giudiziarie, alla sua rabbia.
Chi chiede rispetto per otto milioni di elettori si ricordi che il rispetto lo si deve anche agli altri 50 milioni di italiani che vivono questo Paese. E che tutti, a partire proprio dagli elettori di destra e dall’opinione pubblica moderata, non meritano tutto questo. Meritano che ci si occupi dei loro bisogni, dei negozi che chiudono, delle aziende che soffocano, delle tasse troppo alte e non che ci si infili in una nuova guerra che darà il colpo di grazia alla nostra economia.
Il percorso è uno solo: le sentenze vanno rispettate, così le forme della democrazia, e non si può immaginare di ricattare contemporaneamente il Presidente della Repubblica, il governo e gli italiani. (la stampa di MARIO CALABRESI)
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