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domenica 26 febbraio 2012

Libero corruttore in Stato corrotto

Licia Satirico per il Simplicissimus

Non siamo ancora in grado di dire se la corruzione sia l’unico pensiero di Paola Severino, impegnata in questi giorni a redarguire il suo commercialista. Di sicuro è stata un grosso pensiero per l’ex premier: una preoccupazione finalmente prescritta dopo i meritori sforzi dei suoi avvocati-parlamentari, finanche insoddisfatti per il verdetto. Il processo Mills viene oggi definitivamente archiviato col suo carico di verità accertate e poi rimangiate, comunque boicottate, rallentate e rese innocue.

Per i pochi che non conoscano la vicenda (e per quelli che pensano a un accanimento “politico” della magistratura milanese), rammentiamo che nel 2009 David Mills è stato condannato dal Tribunale di Milano per corruzione in atti giudiziari. L’avvocato inglese ha confessato, e poi negato, di aver ricevuto 600.000 dollari dal gruppo Fininvest per testimoniare il falso nei processi Arces (tangenti alla Guardia di Finanza) e All Iberian (finanziamento illecito al PSI e falso in bilancio aggravato), in cui era coinvolto Silvio Berlusconi. Nel 2010 è scattata per Mills la prescrizione, mentre la posizione processuale dell’ex premier è stata a lungo stralciata grazie al lodo Alfano: per lo stesso fatto il corrotto è stato condannato, il corruttore no.



La ex Cirielli ha fatto il resto: decaduto il lodo per patente incostituzionalità, il processo si è gradualmente trasformato in una lotta a orologeria vinta dall’imputato, nel frattempo prosciolto a vario titolo – grazie alle leggi varate dai suoi legali – anche dai reati-matrioska oggetto della falsa testimonianza di Mills. L’abilità dell’ex presidente del consiglio è stata soprattutto quella di trasformare la sua vicenda giudiziaria in un martirio complottistico ordito dalla “dittatura dei giudici di sinistra”. In questo momento, i siniscalchi del Pdl sono prodighi di gioiose dichiarazioni cariche di risentimento verso i persecutori. Gasparri sibila minacce contro chi “nega il diritto e il calendario”, mentre Cicchitto nota che è stata «evitata la condanna di un innocente, anche se in tutti questi anni Berlusconi è stato scientificamente attaccato sul piano giudiziario dai settori politicizzati della magistratura».

Quella che però sorprende amaramente, per altri versi, è la dichiarazione della capogruppo democratica della Commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. La parlamentare si augura che la vicenda Mills «sia da stimolo per riformare il nostro sistema penale. Non è infatti accettabile che pochi privilegiati possano usufruire di incarichi istituzionali e mettere in campo pratiche dilatorie, peraltro del tutto avulse dalla sfera della garanzia del diritto di difesa, per mandare in fumo processi su cui si gioca la credibilità del Paese». Un’affermazione del genere suona beffarda perché è stato proprio il Parlamento a consentire le “pratiche dilatorie” dei “pochi privilegiati” di cui parla la Ferranti. È a dir poco ingenuo pensare che lo stesso Parlamento, viziato da porcellum e premi di maggioranza, possa predisporre l’efficace riforma di un sistema penale in cui la legge non è più uguale per tutti.

La conferma dei peggiori sospetti ci viene fornita proprio in queste ore dalla lettura della proposta di legge 4906, presentata alla Camera lo scorso 25 gennaio con numerose firme in epigrafe. La proposta (indecente?) prevede, in effetti, il potenziamento delle ipotesi di corruzione presenti nel nostro codice penale e l’introduzione della corruzione “privata”, ma dispone contestualmente l’abrogazione del delitto di concussione. Beninteso, l’eliminazione del più grave tra i delitti dei pubblici ufficiali non sarebbe integrale: i fatti oggi punibili a titolo di concussione dovrebbero riconfluire, per un verso, in una nuova corruzione “per induzione”, per altri nel delitto di estorsione aggravata. Il guaio è che è del tutto improbabile pensare a un funzionario che usi violenza sul concusso comportandosi come un picciotto che riscuote il “pizzo”, col conseguente rischio di depenalizzare un fatto oggi punito con la reclusione da quattro a dodici anni. Vero è poi che la proposta di legge qui discussa aumenta i termini di prescrizione della corruzione, ma si tratterebbe pur sempre di termini inferiori a quelli della concussione: la nuova corruzione “per induzione” sarebbe infatti punita meno gravemente rispetto alla fattispecie attuale, con scelta poco coerente rispetto all’obiettivo dichiarato di stroncare forme di malcostume “ambientale”.

Silvio Berlusconi ha finalmente ottenuto ciò che voleva. Per farlo ha stravolto le leggi e gli equilibri istituzionali, cristallizzato il conflitto d’interessi, esasperato lo scontro tra i poteri dello Stato. L’ex premier vanta ancora molti sostenitori, sogna di fondare un nuovo soggetto politico e appoggia con convinzione il governo Monti. Noi restiamo concussi e infelici.
 Il costo della corruzione

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