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mercoledì 21 novembre 2012

Tutto torna


 Iceberg
« Se Cina, India e Russia, che sono i principali detentori di dollari, li buttassero sul mercato (per fare la cosa più razionale) per prendere una valuta più forte come l’euro, succederebbe una crisi di tali proporzioni che saremo costretti a cercare di risolvere i problemi con dei criteri e logiche che adesso sembrerebbero impensabili. Ci troveremo di fronte alla più grande crisi finanziaria e valutaria nella storia dell’umanità, quindi loro non lo possono fare: se li debbono tenere, e in cambio di questo cercano di avere dei vantaggi dagli Stati Uniti e nell’ambito del sistema, facendo un tira e molla sulla competitività, sulla vendita dei loro prodotti, e su altre cose. »
 La citazione è tratta da una vecchia intervista di Nino Galloni, il quale successivamente, in un video da me pubblicato, afferma che il processo di deindustrializzazione del nostro Paese sia stato deciso alla fine degli anni '80 come contropartita rispetto alla riunificazione della Germania, negli accordi tra Kohl e Mitterand. La Germania poteva riunificarsi solo se si fosse proceduto a creare una valuta comune, l'euro - rinunciando al marco - e se l'Italia fosse stata ridotta a periferia, serbatoio di manodopera a basso costo e terra di stabilimenti balneari.




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  Dalle parole dello stesso presidente del Consiglio, Mario Monti, sappiamo anche, come ho mostrato a L'Ultima Parola del 10 novembre scorso, che la costruzione degli Stati Uniti d'Europa, con tutte le crisi economiche necessarie per convincere popoli da sempre refrattari o al più indifferenti, è sempre stata nell'interesse delle lobby americane, per il loro stesso vantaggio materiale. E oggi sappiamo anche che l'anno prossimo, a Lough Erne, durante il G8 la Gran Bretagna spingerà perché venga abbattuta ogni forma di barriera protezionistica tra le economie europee e del Canada, per arrivare poi ad inglobare gli Stati Uniti (Corriere di oggi, p.8). Un primo passo verso i grandi Stati Uniti dell'Occidente, già profetizzati da molti.

 Ci vogliono l'euro e l'Europa, perché senza sarebbero difficili gli scambi commerciali e impossibile la delocalizzazione produttiva nelle periferie, che vanno rese appetibili come la Cina e l'estremo oriente. Ma non ci vuole un'euro troppo forte, e dunque va mantenuto sotto attacco, perché altrimenti Russia, Cina e India potrebbero pensare di liberarsi dei dollari, e sarebbe una catastrofe per Obama. L'unica soluzione è fare presto un blocco comune, gli Stati Uniti d'Europa prima e gli Stati Uniti dell'Occidente poi: unire i destini e ridelineare centri e periferie dell'impero.

 Questa sembra essere la strategia di cui siamo inconsapevoli vittime, con la complicità delle élite politiche che hanno acconsentito a questa transazione, alla nostra deindustrializzazione, che ci hanno portato nell'euro, che hanno provocato la crisi, che ora la alimentano e che quotidianamente parlano di più Europa e sempre meno Italia.  (da byoblu)

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