“I numeri, ammesso che siano gli ultimi forniti dal Ministro, parlano da soli. Tra i 260mila precari della pubblica amministrazione - sottolinea Cecilia Taranto, segretaria nazionale della Fp-Cgil - circa 35mila lavorano in sanità, come confermano i dati forniti dallo stesso Patroni Griffi nell'incontro del 28 novembre a Palazzo Vidoni. Comparandoli con quelli forniti dal Conto annuale della Ragioneria Generale dello Stato è possibile quindi stabilire quanti di questi precari sono già stati lasciati fuori dal lavoro pubblico. Nel 2010 erano circa 40mila, esclusi gli 8 mila Cococo, che tanto il ministro quanto le sue tabelle sembrano non tenere in considerazione. All'appello mancano quindi almeno 5mila precari, che non sono stati assunti a tempo indeterminato né tanto meno hanno visto rinnovati i propri contratti. Parliamo di circa 4mila infermieri e mille medici”.
“Già si sta rimettendo in discussione il Servizio Sanitario Nazionale con minori risorse e con il blocco del turn over. Senza precari – aggiunge Massimo Cozza, Segretario Nazionale della Fp-Cgil Medici - si precarizza la sanità pubblica. La mancata stabilizzazione in diverse Regioni, in particolare Lazio, Campania, Puglia e Calabria, farebbe saltare la sostenibilità del sistema e i servizi essenziali, dal pronto soccorso ai reparti ospedalieri. Ma anche servizi territoriali come i centri di salute mentale e i servizi per le tossicodipendenze rischiano la chiusura”.
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