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venerdì 15 febbraio 2013

Il problema più importante, per lorsignori, era il Teatro in Fiera Pinelli


Vergogna. Non si può dire altro che: vergogna! Un blitz della polizia, camionette della Celere, poliziotti in tenuta antisommossa, un elicottero a sorvolare, tram e traffico bloccati… per sgomberare il Teatro in Fiera Pinelli occupato da sei ragazzi.
Un’operazione militare costata quanto sarebbe servito per riparare il controsoffitto del teatro, caduto per l’incuria del concessionario: l’Autorità portuale. E così invece di andare a chiedere conto e ragione ai responsabili dell’abbandono della struttura da diciassette anni a questa parte, si vanno a consegnare avvisi di garanzia a chi quella struttura l’aveva riaperta, facendoci spettacoli, incontri, cultura.

Vergogna. Non si può dire altro che: vergogna! “Dopo chi si manciaru na città” dice la voce del popolo, ora se la prendono giusto con quelli che vorrebbero salvare almeno questo pezzetto di città dalla “privatizzazione”, dall’accaparramento. Quel pezzo di città è stato sempre pubblico: almeno dal 1500 fino a quando non ci hanno messo le mani sopra l’Ente Fiera e l’Autorità portuale, che lo hanno chiuso, recintato, sottratto alla città.

Per poi farne che? La pochezza della cosiddetta classe dirigente di Messina e dei suoi imprenditori si vede persino nella incapacità di mettersi nella scia della deriva liberista che ha toccato e trasformato (in peggio) tante città del Mediterraneo. Questi pseudo capitalisti di periferia e i loro compari politici non sono stati in grado nemmeno di costruire il grattacielo al Tirone o l’isola di fronte a Maregrosso (con tutto che avevano la controfirma del grande architetto-logo Bohigas). E sono gli stessi che implorano che qualcuno gli faccia il Ponte… Miserabili!



Ogni giorno per le strade della città ci sono ex lavoratori, precari, disoccupati che manifestano il loro disagio; qualcuno fra loro, ma anche qualche mini-imprenditore, arriva all’orlo del suicidio; tanti lavorano e non sanno se prenderanno il salario a fine mese. Ma il problema più importante, per il ministro dell’Interno, per il prefetto, per il questore, è l’occupazione del Teatro in Fiera. E pensano d’averlo risolto così, con le cinque camionette e con l’elicottero, mentre – ovviamente – su tutte le altre questioni più serie e drammatiche, né loro, né i Franza, né i tagliatori di cedole, né i massoni ai posti di comando, hanno la benché minima idea.

Un giorno mi capitò di presentare un libro insieme all’ex direttore della Gazzetta del Sud, Nino Calarco. In quell’occasione, dopo anni di scontri sulla questione del Ponte, su una cosa ci ritrovammo: sul giudizio di fallimento della borghesia messinese, sotto tutti i profili. Non è arrivato il tempo di chiudere con questa stagione fallimentare?

Che sia Grillo, che sia Ingroia, che sia Accorinti: va tutto bene, purché ci sia una “rivoluzione”. Nel bottino di lorsignori noi non ci saremo e non siamo disposti a cedere più nemmeno un centimetro della nostra città.
Giuseppe Restifo - nuovosoldo

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