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domenica 4 dicembre 2011

La violenza dei videogame aumenta l'aggressività e modifica personalità

Troppo tempo davanti ai videogiochi e al computer. Quando i bambini, specie in età scolare, cominciano a far notare sempre meno la loro presenza, fate attenzione perché si stanno trasformando in imbambolati cyber-bimbi, ed è la storia di pinocchio che viene tramutato in asinello nel paese dei balocchi. Purtroppo questa non è una favola ma una realtà sempre più presente nelle famiglie, anche perché i videogame hanno raggiunto una bellezza tale da far rimanere veramente a bocca aperta ed è logico rimanerne incantati.



Un’altra caratteristica importante dei videogiochi è quella di essere disponibili su richiesta, e per questo diventano la vera base sicura, ossia quell’elemento di attaccamento effettivamente sempre presente e mai cangiante. I genitori, complice spesso il desiderio di non avere a che fare con i loro capricci, assecondano tacitamente tale comportamento.

Ora una studio americano dimostra che chi utilizza i giochi violenti ha un aumento di aggressività, cimentarsi in lotte armate o a corpo libero sullo schermo possa influire sul comportamento nella vita di tutti i giorni. Sembra che specialmente i giochi in cui la violenza è maggiormente rappresentata, siano in grado di inibire aree cerebrali deputate al controllo delle emozioni. In altre parole avrebbero un effetto disinibitorio su centri di controllo emozionali. La ricerca è stata condotta da studiosi dell'Indiana University School of Medicine (Indianapolis, Usa), che sono giunti a concludere che è sufficiente una sola settimana di videogiochi violenti e in cui viene espressa un’aggressività elevata per arrivare ad inibire l’attivazione della regione frontale inferiore sinistra e la corteccia cerebrale dell’area cingolata anteriore, aree deputate al riconoscimento e al controllo delle emozioni. Il tutto tornerebbe nella norma al momento della sospensione di questa abitudine.

 Secondo Yang Wang, coautore della ricerca, ''se i giochi vengono utilizzati per lunghi periodi questi cambiamenti reversibili potrebbero tradursi in mutamenti definitivi”, con conseguenze sulle caratteristiche personologiche dei ragazzi, in altri termini un pattern comportamentale che si ripeta in modo costante e continuo può diventare un tratto personologico che delinea uno stile di identità. (da ItaliaSalute)

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