«Quello che dovevamo fare, l’abbiamo fatto. Se vi sono indagini, serviranno a chiarire la nostra posizione e a dimostrare che tutti gli atti che erano nelle nostre competenze, li abbiamo prodotti». Il sindaco Buzzanca e l’assessore all’Ambiente Elvira Amata confermano la loro linea: nessun avviso di garanzia ricevuto nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura sulle vicende di Portella Arena ma, in ogni caso, massima collaborazione con la magistratura.
«Già nel 2008, cioè quando ci siamo insediati – ribadiscono Buzzanca e Amata – abbiamo dato l’incarico di responsabile del procedimento al dirigente comunale, l’ing. Saglimbeni. Il progetto della messa in sicurezza del piede della discarica risale al 2006 ed è curato da Sviluppo Italia. Dopo 5 anni finalmente da Palermo sono stati trasmessi gli atti e ora possiamo svolgere il nostro ruolo, ottenenendo i pareri in conferenza dei servizi (già convocata dall’ing. Saglimbeni) ed espletando la gara d’appalto per gli interventi da 1 milione 200 mila euro. Somme che sono state stanziate dalla Regione ma anche ancora materialmente non sono a nostra disposizione».
Il sindaco e l’assessore all’Ambiente sottolineano come Palazzo Zanca non potesse far di più, non avendo autonomia di risorse finanziarie in questo settore. Oltretutto, i lavori progettati da Sviluppo Italia risolveranno solo parzialmente i problemi, scongiurando ulteriori fenomeni di inquinamento a causa del percolato prodotto dalla massa di rifiuti sepolta nell’area dell’ex discarica. Ma bisognerà poi smaltire queste sostanze e soprattutto procedere al piano di bonifica e di riqualificazione che dovrebbe consentire la riconversione di Portella Arena a parco urbano. E per far questo, occorrono somme molto più consistenti che, in tempi di drammatica crisi finanziaria come quello attuale, non si sa bene da dove verranno reperite. Si potrebbe chiedere il coinvolgimento dei privati e ipotizzare un project financing, ma dove sono gli imprenditori disposti a investire su opere di verde attrezzato anziché sul mattone e sul cemento? L’inchiesta avviata dalla Procura vuole fare chiarezza sui molti aspetti oscuri di questa vicenda. Come spesso accade, il male è alla radice ed è lì che andava reciso, il non averlo fatto ha comportato conseguenze pesantissime sul piano ambientale e su quello economico-finanziario. C’è una data chiave: l’ottobre 1998. Un mese prima vi era stato il tragico nubifragio che, comportando lo straripamento dei torrenti Annunziata e Pace, provocò la morte di quattro persone.
La Procura, indicando come concausa dell’alluvione la discarica, pose i sigilli al cancello d’ingresso di Portella Arena. Qualche mese addietro si erano svolte le elezioni amministrative che avevano portato al cambio della guardia tra la precedente giunta Providenti e il nuovo esecutivo guidato dal sindaco Turi Leonardi. Tra gli ultimi atti dell’amministrazione di Centrosinistra vi era stato proprio il “project financing” relativo alla gestione, alla messa in sicurezza e alla successiva riqualificazione di Portella Arena. La giunta Providenti aveva accettato la proposta della “Cavaglià Sud”, che prevedeva un ultimo periodo di utilizzazione del sito di smaltimento dei rifiuti (con nuovi metodi e tecnologie) e la trasformazione, dopo la fase “post-mortem”, in parco urbano. Tutto ciò sarebbe dovuto avvenire nell’arco di 10 anni. Il sequestro giudiziario di Portella Arena sconvolse i programmi. Leonardi, che in un primo tempo non era contrario a proseguire sulla strada del “progetto di finanza”, bloccò ogni procedura, l’allora assessore all’Ambiente Luigi Ragno portò le carte in Procura. E tutto si fermò. Sull’onda della giusta indignazione dei messinesi, e di una nuova sensibilità ambientale, si decise che Portella Arena non avrebbe mai più dovuto ospitare l’immondizia del capoluogo e dei comuni dell’hinterland. Ma l’errore letale fu quello di non dotarsi di un progetto alternativo e di non prevedere da subito un programma di bonifica del sito, di messa in sicurezza, di gestione “post-mortem” e di riqualificazione.
La discarica venne abbandonata, come se i problemi così scomparissero d’incanto. E sapete quanto, nel frattempo, è costata la chiusura di Portella Arena alla nostra città? Fra trasporto e conferimento in altri siti si spende annualmente una cifra che si aggira sui 12 milioni e mezzo di euro. Facendo una media, su 13 anni (il periodo che intercorre tra la chiusura del 1998 e i viaggi odierni a Mazzarrà), si calcola un costo di oltre 150 milioni di euro. Soldi che sono stati sottratti alle casse dell’ente locale. E alle tasche dei messinesi, finiti come nel classico degli esempi “cornuti e mazziati”: con la tassa sui rifiuti alle stelle e Portella Arena “imbalsamata” lassù, a dominare lo Stretto, bomba ecologica mai disinnescata (come dimostrano le foto scattate ieri da Enrico Di Giacomo). Bell’affare che abbiamo fatto… Lucio D’Amico - Gazzetta del Sud
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