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venerdì 9 dicembre 2011

Non dimenticherò mai quando siamo precipitati e io ero legata alla barella

Sembrava un miracolo: ed è avvenuto. È viva e sta bene la donna rimasta in fin di vita dopo lo schianto dell’elicottero del “118″ a Mineo, il 9 novembre scorso. Lei, Angela Bonello, 64 anni, agrigentina, colpita da un’emorragia cerebrale, stava per essere trasferita d’urgenza con l’elisoccorso da Caltanissetta, dove era ricoverata all’ospedale S. Elia, a Messina, per essere sottoposta a intervento chirurgico al Policlinico. E la paziente, come impone il protocollo, era legata. Saldamente assicurata alla lettiga. Quel giorno tragico dell’incidente, resta incancellabile nella memoria di Angela: prima dell’impatto tremendo e mortale, infatti, l’elicottero ha gradatamente cominciato a perdere quota. Andava giù, sempre più giù. E nessuno riusciva a fermarlo. Attimi di terrore.



Attimi di urla, angoscia, disperazione. Sino a quel buco nero dello schianto. Angela Bonello non ricorda esattamente tutti i passaggi di quell’interminabile rincorrersi di morte e dolore, sangue e corpi maciullati. Un lampo, però, le è rimasto stagliato – indelebile – nella memoria: lei che, legata e impossibilitata a muoversi, viene sbalzata fuori nell’impatto, srotolata via, scaraventata più in là, a distanza rispetto a dove è stato ritrovato il relitto del velivolo. E poi più nulla. Tutto questo la paziente ha raccontato martedì scorso al prof. Marcello Longo, direttore della Neuroradiologia del Policlinico di Messina, il medico che avrebbe dovuto operarla già quel 9 novembre e che, da allora, l’ha aspettata con trepida speranza.

Lo ha raccontato mentre stava per essere – finalmente e definitivamente – sottoposta a intervento chirurgico per la “chiusura” dell’emorragia cerebrale causata da una malformazione vascolare che aveva causato alcuni voluminosi aneurismi venosi. Uno di questi si era aperto all’inizio di novembre: la paziente era talmente grave e in pericolo di vita che, nonostante le proibitive condizioni metereologiche, gli operatori del “118″ avevano deciso di tentare ugualmente il trasporto a Messina, al Policlinico: quello del prof. Longo, infatti, è l’unico centro in Sicilia in cui viene praticata l’embolizzazione delle malformazioni vascolari cerebrali. Poi la tragedia, in cui ha perso la vita il copilota milazzese Sergio Torre, 48 anni, e sono rimasti gravemente feriti il pilota Luca Troia, 47 anni, di Gaggi, l’anestesista Rita Di Manno, 54 anni, di Nissoria, e l’infermiere professionale Antonio Giuffrida, 52 anni, di Caltanissetta. E nella tragedia, un altro dramma: quello dei familiari di Angela Bonello, accorsi a Messina in previsione dell’intervento e che, col passare delle ore senza notizie, sono piombati nell’angoscia.

Angoscia che il prof. Longo, appreso dell’incidente a Mineo, non ha potuto far altro che rendere ancora più profonda. Perché è toccato a lui il compito di comunicare al marito e alle due figlie quanto era accaduto e, soprattutto, che le condizioni della loro congiunta erano obiettivamente disperate. La paziente, come gli altri feriti, era stata stata trasportata a Catania e ricoverata all’ospedale Garibaldi: nell’incidente, aveva infatti riportato lesioni gravi al fegato, alla milza e, soprattutto, al torace. Solo un miracolo, concretizzatosi attraverso i medici catanesi, l’ha salvata. Certo, Angela Bonello ha vissuto un mese tra la vita e la morte e, in particolare, con la spada di Damocle della possibile riapertura dell’emorragia cerebrale. Quando, però, è migliorata e le sue condizioni lo hanno consentito, è ricominciato il “viaggio della speranza” verso Messina, verso il Policlinico. Stavolta, l’intervento sarebbe stato – se possibile – ancora più difficile: in sala operatoria, infatti, oltre al prof. Longo e ai suoi assistenti (i dottori Antonio Pitrone e Rosario Papa) sono stati chiamati i due anestesisti Enzo Fodale ed Enza Lamonaca e, soprattutto, il chirurgo toracico Mario Barone, che ha intubato la paziente con l’endoscopio, vista la gravità delle lesioni polmonori dovute al trauma dell’impatto. Tre ore in silenzio in sala operatoria. Lavorando col cuore in gola. «Ma alla fine è andato tutto bene – racconta, come una liberazione, il prof. Longo – sono contento, davvero contento. Per la paziente, ovvio: perché aveva una storia particolare, che mi aveva toccato nel profondo, anche per il dramma vissuto dai familiari. Ma anche per il nostro Policlinico: quando vogliamo, riusciamo a metterci insieme ed essere una struttura d’eccellenza, com’è giusto che sia».

 Angela Bonello ora è ricoverata in Neurochirurgia: ma vi resterà soltanto qualche giorno. Già dalla prossima settimana potrebbe tornare al “Garibaldi”, o addirittura a casa. A casa, sicuramente, sarà per Natale. Ed è più d’un regalo: sembra rinata con Gesù Bambino. Graziella Mastronardo - GDS

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