PRIOLO (SR) – Qualche decennio fa si cominciò a parlare di ricatto occupazionale. I gruppi che gestivano i petrolchimici isolani avevano sotterraneamente preteso un basso profilo in termini di rispetto ambientale in cambio della concessione di occupazione per diverse aree, poi divenute anche meta di migrazioni dall'esterno. Adesso anche questo virtuale compromesso, che negli anni ha danneggiato la salute di lavoratori e cittadini, è venuto a mancare. Il gruppo Erg-Lukoil, che attualmente possiede gli impianti nel polo petrolchimico di Siracusa, ha annunciato esuberi che riguarderebbero 1.400 lavoratori nei prossimi due anni, 700 già a partire da quello in corso. Una cifra incredibile che dimostra la crisi industriale isolana per un comparto tradizionalmente da traino per l'economia regionale. Al confronto l'occupazione promessa dal discutibile rigassificatore sarebbe ben poca cosa.
La protesta è cominciata lunedì, quando un centinaio di operai ha scoperto di avere il badge disabilitato. Di conseguenza i lavoratori delle aziende dell'indotto hanno cominciato il presidio presso i cancelli della Isab Sud, impianto controllato dalla joint venture tra il gruppo Erg e i russi di Lukoil. Solo ieri, dicono fonti dell'azienda, è stato firmato l'accordo sugli esuberi e sono stati tolti i blocchi.
Si tratta dell'ennesimo caso di crisi dell'industria siciliana, dopo le vicende di Termini Imerese, della Keller e dei cantieri navali di Fincantieri. La scelta dell'azienda andrebbe a dimezzare, tra il 2012 e il 2014, i 3.500 metalmeccanici attualmente impiegati. Un segnale della crisi per il sistema petrolifero che sta colando a picco, e in questo tracollo le ragioni vanno ricercate in una politica aziendale sin troppo miope. I tempi d'oro, quando l'Italia era uno dei Paesi che produceva la maggiore quantità di benzina-gasolio in Europa grazie alla raffinazione, stanno rapidamente tramontando. Anche in questo caso hanno influito il calo dei consumi dovuto al contesto economico generale e le nuove raffinerie nel Medio e Lontano Oriente che offrono servizi simili a prezzi stracciati. Non è un caso infatti che la russa Ekoil sia parzialmente subentrata a Priolo alla Erg dei Garrone, storica famiglia di petrolieri genovesi. Per i sindacati uscire dalla crisi significa ricominciare da un approccio ecosostenibile al sistema dell'energia. Investire, quindi, per trasformare l'Isab in un impianto che possa competere con l'Est non sulla base dei una più bassa tutela sindacale o sull'abbattimento del costo del lavoro, ma sulla qualità.
Restano anche le perplessità sul futuro legato al rigassificatore di Priolo-Melilli. Senza voler tirare in ballo le questioni dell'emergenza ambientale e della pericolosità per l'effetto domino in caso di incidente rilevante, restano le perplessità sul rilancio lavorativo del polo. (da QdS)
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