La popolazione niscemese non vuole rassegnarsi alla prossima installazione delle antenne Muos e ieri in tanti hanno attuato l’ennesimo sit-in davanti la Base della Marina militare americana di contrada Ulmo, a tre chilometri dal centro abitato.
Una manifestazione pacifica promossa dal locale comitato «No Muos» in cui spiccavano i soliti striscioni contro il mega impianto radar che fa temere tutti i residenti nei Comuni dell’area interessata (da Gela a Caltagirone), per l’eventuale alta emissione di onde elettromagnetiche dalle nuove antenne. Oltre al sit-in (svoltosi al freddo, data le avverse condizioni meteorologiche) c’è stato anche un pubblico dibattito con l’intervento di esponenti politici. Infine il simbolico intervento di due «Befane» che hanno portato un sacco di carbone, scaricato proprio davanti al cancello d’ingresso della Base statunitense.
Come dire, un regalo proprio brutto per chi vuole il Muos. Le due «Befane», mentre svuotavano il sacco di carbone, ripetevano una filastrocca: «No al Muos, no alla guerra, via gli americani dalla nostra terra». Oramai da circa tre anni, da quando è stato ufficializzato il progetto dell’installazione delle antenne Muos (anche se l’accordo tra Italia e Usa risale al 2006), a Niscemi si susseguono le manifestazioni per contrastare il sistema di telecomunicazione satellitare ad altissima frequenza. Niscemi è uno dei quattro siti nel mondo destinati ad accogliere i radar americani: gli altri tre si trovano in Virginia, alle Hawai ed in Australia.
La Marina militare americana ha sempre voluto rassicurare la popolazione dell’hinterland niscemese, affermando che l’impianto opererà nella massima sicurezza e non ci saranno conseguenze per la gente. I contestatori obiettano però che le altre tre centrali Muos sono state realizzate in zone desertiche e lontano dai centri abitati. Il Comune di Niscemi ha pure presentato un ricorso al Tar contro il provvedimento dell’assessorato regionale al Territorio che autorizzava i lavori nella base di contrada Ulmo (malgrado il diniego dell’ente locale), ma il tribunale amministrativo regionale lo ha rigettato. Lillo Leonardi - GDS
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