Chiunque ricevesse 10 euro invece di 100 se ne accorgerebbe: la differenza di un ordine di grandezza sarebbe troppo ampio per passare inosservato anche bendati e in preda a sostanze di largo uso presso la classe dirigente italiana. Ma evidentemente la cosa non vale quando si parla di grandezze economiche che per loro natura sono più astratte e apparentemente lontane anche se scavano nella pelle e nella vita di milioni di persone: moltiplicare o dividere i numeri per dieci o anche solo raddoppiarli oppure dimezzarli, viene considerata una semplice svista, senza troppe conseguenze.
Invece costituisce una gravissima alterazione della realtà, un depistaggio che non si capisce mai quanto sia dovuto a svista, a superficialità, a idee confuse oppure a una lucida volontà di trarre in inganno il lettore e l’elettore. Così capirete che nella mattinata di Pasqua ho fatto un balzo sulla sedia quando per puro masochismo, mi sono inoltrato nella lettura di un pezzo di Clericetti che su Repubblica parla della coperta sempre più corta in merito al mercato del lavoro.( qui) Per la verità, anche se con qualche dato sballato sull’Occupazione che sarebbe stata creata dalla precarizzazione, l’articolo potrebbe essere abbastanza condivisibile fino al punto in cui l’autore ci dice che il miliardo e 800 milioni promessi per gli ammortizzatori, costituiscono l’ 1,3% del pil. In questo modo apprendiamo che il prodotto interno lordo italiano è di 138 miliardi, vale a dire un terzo di quello greco.
Ora già il fatto che uno scriva di economia con questo popò di senso matematico, suscita qualche perplessità. Ma ancora di più fa venire il sospetto che una svista del genere sia voluta e che tenda a nascondere l’evidenza: gli ammortizzatori promessi non sono nient’altro che un ‘elemosina. Infatti 1,8 miliardi sono poco più dell’ 1,3 per mille, non per cento del pil. Questo ci dice molte cose: finora l’Italia era di gran lunga il fanalino di coda in Europa per il sostegno alla disoccupazione con lo 0,4% del Pil contro l’1% di Austria e Danimarca che sono i Paesi meno generosi in questo specifico settore. Però ora si avvia a un nuovo record, lo 0,13 per cento o poco più. E anche se i nuovi ammortizzatori si dovessero, per pura ipotesi, sommare ai vecchi arriveremmo a un misero 0, 53 %
Allora come si arriva a quell’ 1,3% citato nel pezzo? Una semplice confusione tra per cento e per mille? Bè un indizio ce l’abbiamo: infatti Francia e Germania spendono entrambe per i medesimi ammortizzatori l’ 1,4% del Pil e forse esiste la tentazione da parte del governo e del suo milieu di far passare l’idea che siamo più o meno sullo stesso piano. In realtà la Francia spende per lo stesso capitolo circa 24 miliardi l’anno e la Germania oltre 35 miliardi. Questo senza contare il sostengo fornito dai vari strumenti per una sorta di reddito di cittadinanza.
La realtà vera è che ci stiamo allontanando a grandi passi da queste realtà europee nonostante si faccia massiccio uso e abuso di europeismo di maniera e comunque valido solo per i sacrifici, anche se si cerca in tutti modi di non farlo sapere, di confondere le idee, di mischiare per mille e per cento. Clericetti coglie il fatto che il mantra “meno ai padri, più ai figli” non è stato rispettato, ma non la misura assolutamente demenziale con cui viene smantellato il welfare. Una misura che rende le ricette governative non solo e non tanto insufficienti, quanto una vera e propria demolizione del patto sociale. Questo è’ qualcosa di molto diverso dal tradimento di uno slogan per quanto fumoso e pretestuoso potesse essere, è un tradimento della civiltà e degli stessi fondamenti della Repubblica. Anche se la Repubblica non se ne accorge e vende i mille a cento.
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