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sabato 26 maggio 2012

Il nuovo stragismo italiano

Era strano che ancora sul bolg di Beppe Grillo non fosse apparso un articolo che decifrasse le troppe "preoccupazioni"  delle istituzioni su attentati e bombe. Le decine di esternazioni di politici, ministri e dirigenti essenzialmente diffondono paura tra la gente, sono evidenti messaggi. Manca la promessa, l'affanno dell'attività investigativa, mancano gli arresti, manca la risolutezza che uno Stato veramente democratico e libero dovrebbe saper fare. E invece di assicurare i colpevoli alla giustizia, diffondono notizie investigative importanti, come nel caso del video dell'attentatore di Brindisi. Dovevano trovarlo subito senza rischi di strani "suicidi" o sparizioni, con la possibilità di rintracciare complici e mandanti, invece diffondono il video e non per avere un aiuto a trovarlo, ma forse per avvertirlo.

Bomba o non bomba, arriveremo a Roma. Nell'aria c'è odore di zolfo, ma il cambiamento non si può arrestare. Se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista. Per ora le nuove sigle e i nuovi bombaroli non sono all'altezza di piazza Fontana, che bloccò le aperture a sinistra di Aldo Moro, o della stazione di Bologna, alla quale fecero seguito un decennio di craxismo e un ventennio di berlusconismo.


Forse ritengono che alzare il tiro non sia ancora necessario. In questi giorni ricorre il ventennale della morte di Falcone, un uomo di grande intelligenza e di immenso coraggio che sapeva di dover morire. La sua morte fu un monito a chiunque volesse un cambiamento radicale, un rinnovamento. Falcone viveva a Roma, lavorava al ministero di Giustizia, era pedinato dalla mafia e poteva essere ucciso con un semplice colpo di pistola in ogni momento.

Lo sventramento di Capaci fu un messaggio, un monumento di sangue. Quanti, tra coloro che oggi lo piangono pubblicamente, sono stati a guardare mentre veniva macellato in vita? Lo stesso trattamento fu riservato a Borsellino che sapeva perfettamente di essere un morto che cammina, un Cristo laico che si avviò consapevole al martirio, tradito da una parte dello Stato di cui era esemplare servitore. Nei momenti di cambiamento o meglio in cui il cambiamento si manifesta possibile, le forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici, bussano alla porta con grande energia. Le bombe e gli attentati sono il loro biglietto da visita. I fatti del dopoguerra ci hanno insegnato che godono dell'impunità.


"La realtà racconta che gli assassini di Falcone e Borsellino e i loro complici non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d'oro, personaggi apicali dell'economia e della finanza. Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media...". Roberto Scarpinato (da "Le ultime parole di Falcone e Borsellino"). dal Blog Beppe Grillo



"Mi fa piacere che Grillo abbia citato la mia canzone che racconta la storia democratica di questo Paese. Ha ragione Grillo generalmente è stato così, naturalmente c'è bomba e bomba. La mia era una canzone che raccontava un viaggio, un'avventura che sembrava impossibile e che invece si è poi rivelata possibile: l'arrivo della democrazia a Roma. In 'Bomba o non bomba' il viaggio partiva da Bologna e seguiva diverse tappe. Quello di Grillo invece comincia da Parma. E' il cammino di Grillo e di tante persone che sperano che ci sia la democrazia in Italia''.  Antonello Venditti

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