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venerdì 25 maggio 2012

Ior…ate fratres

Tra tutti i misteri gloriosi e dolorosi della Chiesa, ce n’è uno che viene recitato solo a mezza voce e in stanze ben chiuse: quello dello Ior, la sempre sia lodata banca vaticana.  E il mistero s’infittisce con la cacciata di Gotti Tedeschi dalla presidenza, ufficialmente per “non avere svolto varie funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”, ma in realtà vittima delle furibonde lotte intestine tra le gerarchie che si contendono lo sterco del diavolo come una santa reliquia.
Gotti era entrato in conflitto con Bertone per le oscure vicende che legano l’istituto al San Raffaele di don Verzè, con centinaia di milioni che ballano e che sono al centro di un’indagine così come altri 23 milioni costituiscono tema di un’altra inchiesta della Procura di Roma su 23 milioni sospettati di riciclaggio. Può darsi che il licenziamento in tronco sia anche dovuto a questo, ma  la chiave di lettura dell’estromissione avvenuta in modi straordinariamente sbrigativi per il Vaticano, sta altrove e precisamente nella normativa antiriciclaggio di cui lo Ior deve dotarsi per essere inserito nella white list degli istituti di credito  ”corretti”. Si sa che la banca in ottemperanza al catechismo materiale si è sempre incamminata sulla strada del Paradiso, nonostante il clima e il paesaggio non siano precisamente tropicali.

Gotti Tedeschi  aveva spinto il Papa ad introdurre una nuova normativa antiriciclaggio entrata in vigore nell’aprile del 2011, tale da attenuare le ombre e da favorire la collaborazione esterna in caso di necessità, in primo luogo con l’amministrazione giudiziaria italiana. Una novità che era stata addirittura preceduta da un moraleggiante motu proprio del Papa. Tuttavia la legge è stata fin da  subito al centro di tensioni e di scontri, tra le colombe come  Gotti e  i molti falchi delle gerarchie, tanto che nel gennaio di quest’anno ” per urgente necessità” è stata modificata e cambiata in senso restrittivo. Ma chi è stato a redigere la variazione? Davvero curioso: si tratta  dall’avvocato della Santa Sede negli Usa, Jeffrey Lena. Proprio quello che ha difeso le diocesi americane nella miriade di cause di risarcimento per le vicende di pedofilia.

Straordinario accostamento di competenze e anche singolarissimo legame tra diocesi alla canna del gas a causa dei risarcimenti milionari per il “vizietto”e una norma che restringe le possibilità di indagine sul riciclaggio. Fatto sta che a marzo la Jp Morgan che non dev’essere proprio un modello di trasparenza, ha chiuso il  conto della banca Vaticana nella propria filiale di Milano sostenendo di «non avere sufficienti informazioni per poter continuare a fornire il servizio ».
E gli ispettori di Moneyval, quelli che dovrebbero inserire lo Ior nella white list, sostengono che la prima versione dell’antiriciclaggio, quella ispirata da Gotti Tedeschi era assai migliore. Vai a sapere a questo punto quali siano le “funzioni di primaria importanza” che il presidente cacciato non avrebbe svolto. Ma anche questo fa parte dei misteri gaudiosi: iorate fratres

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