L’INCHIESTA DI ANTONIO MAZZEO
Elezioni in una piccola e tosta città di mafia. Città di vecchi padripadroni, che o stanno con la mafia o non osano andarle contro. Se avessero potuto votare soltanto loro… Solo un paio di anni fa sarebbe stato pressoché impossibile avvicinarsi all’onnipotente Senatore nel suo giro per i seggi. Cortigiani, clienti, vassalli e galoppini a spintonarsi per una pacca sulle spalle o una stretta di mano, la promessa d’intercessione contro l’inferno della miseria e della disoccupazione.
Ogni volta gli stessi riti, gli stessi bagni di folla. Lunedì 21 maggio, ore 12,30, di fronte al Municipio del Longano, la scena è differente.
Manca poco e niente allo sfoglio dei voti per la scelta del nuovo sindaco di Barcellona Pozzo di Gotto e Domenico “Mimmo” Nania discute pacatamente con Santino Catalano, già deputato regionale in quota Pid, dichiarato decaduto perché incandidabile per una pregressa condannata patteggiata. Accanto ci sono solo altre due persone. Più in là una volante della Polizia a monitorare l’ingresso di una scuola sede elettorale. Un senso di solitudine, presagio del tramonto di un’era.
Tre ore più tardi la città-palude della legalità, la città-fortezza dei poteri forti e della borghesia massomafiosa sarà investita da un desiderio collettivo di rottura e cambiamento. Col 61,3% dei consensi e 13.664 voti, Maria Teresa Collica, 42 anni, ricercatrice universitaria e presidente di Città Aperta, spezza dieci anni di predominio della destra estrema e moderata. Candidata di una coalizione di associazioni di volontariato, Prc, Sel, Socialisti e Idv, sembrava la vittima sacrificale per provare a strappare almeno un consigliere comunale al partito unico dei nania boys.
Invece, a sorpresa, la Collica ha sbaragliato prima i concorrenti delle primarie del centrosinistra (snobbate dal Pd), poi, al primo turno, si è piazzata poco dietro il candidato unto dal signor-senatore, Rosario Catalfamo. Al ballottaggio lo Tsunami.
Poi il corteo gioioso per il centro e le tristissime periferie barcellonesi di centinaia di ragazze e ragazzi, studenti universitari e mariateresa football-fans, i commercianti mosche bianche dell’antiracket, l’antimafia sociale, due suore e gli scout cattolici, i dirigenti dei partiti sostenitori, gli animatori dei circoli culturali out. La Barcellona che sogna ancora a colori, che vuole rinnovare e rinnovarsi, che chiede spazi di agibilità democratica ed espressione, centri di aggregazione e socializzazione.
Che se la sente di sfidare i controlli criminali del territorio e l’esercizio mafioso del potere pubblico e privato. Che è stanca di pensare al Longano come lo Stato N (Nania) e a tripla C: la C di Cattafi (Rosario), l’avvocato superboss in odor di servizi segreti; la C di Cassata (Franco), il procuratore generale di Messina sotto processo a Reggio Calabria per diffamazione pluriaggravata; la C di Corda Fratres, il sodalizio paramassonico scuola e officina dell’intellighenzia e dei potentati locali. Quella Corda creatura del magistrato Cassata, a cui ha aderito sino a qualche anno fa la stessa neosindaca e in cui continuerebbero a militare più di uno degli assessori designati.
La prima a parlare di influenze cordafratrine per spiegare il successo della Collica è stata l’on. Sonia Alfano, precipitatasi a Barcellona alla vigilia del primo turno in compagnia del senatore lombardiano Beppe Lumia (Pd), per presentare la neo costituita Commissione europarlamentare antimafia. Dopo la pubblicazione dei nomi degli aspiranti membri di Giunta, l’Alfano ha emesso una nota al veleno. “L’ufficializzazione della zavorra cassatiana sulla candidatura di Maria Teresa Collica traspare con l’indicazione ad assessore dell’avvocato David Bongiovanni, legittimamente difensore di mafiosi di buon calibro”, scrive l’europarlamentare. ...
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