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mercoledì 17 ottobre 2012

Per 7 cittadini su 10 assistenza a casa post-ospedale è inadeguata

(ASCA) - Roma, 16 ott - Fuori dall'ospedale, il vuoto dell'assistenza territoriale Se un paziente anziano viene dimesso dall'ospedale, in un terzo dei casi e' la famiglia ad occuparsi di tutto, senza aver ricevuto alcun orientamento.
Per il 52% delle Associazioni, il medico di medicina generale fornisce solo le indicazioni degli uffici a cui rivolgersi, ma poi devono provvedere i familiari; e solo per il 15% di esse, il medico di famiglia fa tutto il necessario dopo le dimissioni. Sono i dati dell'XI Rapporto sulle politiche della cronicita' di Cittadinanzattiva, presentato oggi a Roma.

Nel 76% dei casi, contestualmente alle dimissioni ospedaliere, non viene attivata l'assistenza domiciliare. In due casi su tre, il medico di famiglia non interagisce con ASL e Comuni per l'attivazione dei servizi socio sanitari e per il 70% delle Associazioni non si integra con lo specialista. Riguardo all'assistenza domiciliare integrata (ADI), il 65,3% lamenta difficolta' nell'attivarla, il 50% la scarsa integrazione tra gli interventi di tipo sanitario e di tipo sociale e un numero di ore insufficiente.

Quasi nessuno e' soddisfatto dell'assistenza che riceve a casa: solo il 27% la considera mediamente adeguata, e per il restante 73% essa e' inadeguata.

Sull'assistenza domiciliare integrata, e' marcata la variabilita' regionale: 1,5% di anziani trattati in Sicilia, nel 2010, a fronte dell' 11,6% dell'Emilia Romagna. Stessa variabilita' per la spesa pro capite per interventi e servizi sociali: si va dai 25,5 euro della Calabria ai 269,3 euro della Valle D'Aosta; con riferimento ai Comuni, si passa dagli 88 euro pro capite di Napoli ai 434 euro di Trieste.

Per accedere all'assistenza residenziale e semiresidenziale, il primo problema segnalato sono i tempi di attesa eccessivamente lunghi: il 39% afferma che si aspetta tra i 3 e i 6 mesi, il 13% attende anche piu' di 6 mesi.

Secondo gli ultimi dati del Ministero della Salute relativi al 2009, la disponibilita' di posti letto per le strutture residenziali e semiresidenziali e' caratterizzata da una profonda difformita' regionale: si passa dagli 897 posti letto per 100.000 abitanti della Provincia Autonoma di Trento ai 59 posti letto della Sicilia. Il 79% delle Associazioni ritiene del tutto mediocre l'assistenza ricevuta e poco meno della meta' (43,5%) segnala la presenza di forme di maltrattamento: si parla di abbandono del paziente (70%), trascuratezza dell'igiene (70%), forme di aggressivita' (60%), presenza di piaghe da decubito (60%), malnutrizione (40%), disidratazione (30%) e, nel 10% dei casi, perfino contenzione. (ASCA)

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