di Miriam Di Peri -
Quattro ore di viaggio in ambulanza tra il Messinese e il Palermitano per una paziente che si era rivolta al 118. Succede anche questo in Sicilia, dove lo scorso 28 febbraio una donna di Santo Stefano di Camastra, a seguito di una caduta, si era rivolta al servizio di emergenza-urgenza isolano. A denunciare l’episodio, la Funzione pubblica della CGIL, che ha scritto una lettera all’assessore alla Salute, Lucia Borsellino, per segnalare la paradossale vicenda che ha avuto tra i testimoni diretti un dirigente del sindacato.
Ma ecco il paradosso: “All’arrivo a Mistretta, intorno alle 11.15, il medico del pronto soccorso che in quel momento si trovava a passare davanti l’ingresso, alla vista della paziente, e come è uso fare, ha chiesto al suo collega le domande rito: ‘Da dove venite?’, ‘Cosa ha la signora?’, e, dopo aver avuto la risposta riguardo al sospetto di frattura:
‘E perché l’avete portata qui? Qua non abbiamo l’ortopedia’. Detto ciò, si è “rintanato” dentro una sala visita chiudendo la porta, e si è rifiutato di dialogare, sia di presenza che telefonicamente, sia con il medico del 118 che con il medico della centrale operativa 118 di Messina nel frattempo avvisato.
Dopo circa 40 minuti, durante i quali un congiunto della signora ha iniziato a manifestare la propria insofferenza per la situazione paradossale che si stava determinando (iniziando anche ad alzare la voce e a gridare), è stato deciso di portare la signora al Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cefalù”.
“Arrivati in Ospedale – scrivono ancora dal sindacato – anche qui il solito rituale che si ripete sempre, con l’aggiunta dello stupore del medico del P.S. quando ha sentito che il suo collega a Mistretta si era rifiutato di accettare la paziente. Quindi anche se senza una barella dove poter mettere la paziente, in quanto tutte le lettighe risultavano occupate ed altri pazienti erano nel corridoio in attesa di essere sbarellati (ed in un caso anche da più di un ora), è stato cortesemente chiesto al personale del 118 di attendere che si liberasse una lettiga. Solo dopo circa tre quarti d’ora si è finalmente risolta l’imbarazzante e paradossale situazione che, considerato l’inizio dell’intervento, ha significato quattro ore di inutile e costoso girovagare di un mezzo di soccorso definito avanzato, in attesa di un presidio che prendesse in carico la paziente”.
(SiciliaInformazioni)
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