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giovedì 24 novembre 2011

Vietati i filtri anti-pirateria dei provider

Sentenza della Corte Ue pro-pirateria: i giudici nazionali non possono imporre alle società che forniscono accesso ad internet di applicare filtri per prevenire il download di contenuti illegali.

"Il diritto dell'Unione vieta un'ingiunzione di un giudice nazionale diretta ad imporre ad un fornitore di accesso ad Internet di predisporre un sistema di filtraggio per prevenire gli scaricamenti illegali di file", si legge nella sentenza della Corte di giustizia Ue pubblicata oggi.

(rainews24)  In pratica, secondo i giudici di Lussemburgo, obbligare i fornitori di accesso a internet a 'filtrare' i contenuti contrasta con il divieto - presente nel diritto europeo - di imporre una sorveglianza sulle comunicazioni che transitano sulla sua rete.
In particolare, l'imposizione di un filtro ad un internet provider sarebbe incompatibile con la direttiva sul commercio elettronico e con i diritti fondamentali, spiega la Corte.

La causa e' nata da una controversia tra la Scarlet Extended, un fornitore di accesso a Internet, e la SABAM, una societa' di gestione belga incaricata di autorizzare l'utilizzo da parte di terzi delle opere musicali degli autori, dei compositori e degli editori.

Nel 2004 la SABAM ha scoperto che alcuni utenti che si avvalevano dei servizi della Scarlet scaricavano da internet, senza autorizzazione e senza pagarne i diritti, opere contenute nel suo catalogo, utilizzando reti peer-to-peer e per questo si è rivolta al tribunale di Bruxelles.
Il Tribunale ha ordinato alla Scarlet, in qualita' di fornitore di accesso ad Internet, di far cessare tali violazioni del diritto d'autore, rendendo impossibile ai suoi clienti qualsiasi forma di invio o di ricezione tramite peer to peer di file che contenessero un'opera musicale appartenente al repertorio della SABAM.

La Scarlet ha proposto appello contro questa sentenza. La Corte di secondo grado, incaricata di giudicare il caso ha chiesto l'intervento della Corte di giustizia europea che oggi ha dichiarato incompatibile con il diritto europeo la sentenza del Tribunale di Bruxelles perchè "l'ingiunzione imporrebbe une sorveglianza generalizzata, incompatibile con la direttiva sul commercio elettronico".

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