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giovedì 29 dicembre 2011

F35, il caccia d’affari

A cosa ci servano dei nuovi caccia bombardieri lo sa solo dio. Anche mettendo da parte la Costituzione, anche diventando guerrafondai, quelli che già abbiamo sono più che sufficienti visto che solo cinque Paesi Europei, la Russia, la Cina, il Giappone, Israele e gli Usa ne hanno di equivalenti sul piano della tecnologia e dell’efficacia bellica. Forse il governo non ce lo dice, ma è in programma una qualche guerra mondiale: sentiremo dal consiglio dei ministri.

Nel frattempo ci apprestiamo a spendere circa 16 miliardi ( ma alla fine saranno molti più) per l’acquisto di 131 F35, il cui costo operativo è stratosferico e porterà a un raddoppio del costo di acquisto. Abbiamo derubato i pensionati, ci apprestiamo a vivere anni di recessione, pensiamo di rendere più facili i licenziamenti, abbiamo l’acqua alla gola eppure nessuno sembra contestare una spesa inutile e esorbitante. Già così ci sarebbe da dubitare della salute mentale di chi ci governa.



Ma c’è ancora di più: non stiamo acquistando un gioiello della tecnologia, ma un terribile catorcio, sul quale ormai ci sono ripensamenti da ogni parte. l’F 35 si rivela un fallimento ogni giorno che passa. E ogni giorno che passa c’è qualche nuovo problema da risolvere e nuovi soldi da spendere per rabberciare le cose. Secondo molti esperti militari, compresi quelli della Rand Corporation, notoriamente vicini al pentagono, questo strumento di guerra nasce già inferiore per maneggevolezza e autonomia a quelli cui dovrebbe eventualmente opporsi: il russo Su 35 e il Chengdu J-20 cinese. La stessa Lockheed che è la casa costruttrice non contesta più di tanto questa tesi, ma si limita a dire che la superiorità dell’F 35 sta nell’elettronica di bordo. Il che lascia sconcertati, visto che è la parte più facilmente aggiornabile su qualsiasi macchina.

Ma a parte questo adesso si è scoperto che la versione C per portaerei di grandi dimensioni manifesta difetti inaspettati, mentre la versione B, quella a decollo verticale ha problemi così gravi che il segretario alla difesa americano ha ventilato un possibile abbandono del progetto, specie dopo la rinuncia all’acquisto da parte della Gran Bretagna. Ora il motivo fondamentale per il quale l’Italia ha aderito al programma F35 era proprio questa variante che permetteva di equipaggiare le nostre due piccole portaerei, sostituendo gli Harrier ormai vecchi e obsoleti. Anzi proprio in vista di questa versione dell’ F35 è stata costruita la portaerei Cavour.

Adesso ci troviamo nella paradossale e grottesca situazione di aver già speso oltre un miliardo e mezzo per partecipare alla progettazione del caccia (l’ultimo mezzo miliardo è stato versato in estate) e un altro miliardo e mezzo per costruire una portaerei che rischia di essere completamente inutile, ma per qualche motivo misterioso ci dovremo caricare egualmente di aerei costosissimi, la versione A con decollo e atterraggio a terra, di cui non solo non sappiamo che farci, ma sono probabilmente inferiori a quelli già in servizio salvo che per la cosiddetta tecnologia stealth che tuttavia è ormai un segreto di pulcinella. Il neo ministro della difesa parla della ricaduta tecnologica, ma sono belle balle perché in Italia verrà costruita solo l’ala sinistra del caccia per gli acquirenti europei rimasti dopo vari forfait, che è una parte completamente convenzionale. E la stessa casa costruttrice ci rivela che semmai la tecnologia avanzata è altrove.

Del resto l’operazione F35 era nata, in una logica tutta Usa, per sostituire con un solo apparecchio i numerosi aerei in dotazione all’esercito, alla marina e ai marines, insomma qualcosa che non puntasse al vertice delle costruzioni aeronautiche, riservato ad altri mezzi, ma a un economia di scala e a un minore costo di manutenzione. Visti i nostri “numeri” e le nostre necessità, la faccenda ci poteva interessare solo marginalmente, tuttavia il Berlusconi 2 ci cascò mani e piedi. E ora che l’F35 si è rivelato non solo mediocre, ma con altissimi costi di gestione, non abbiamo nessuno che abbia il coraggio di fare un passo indietro. E guardate che se non altro potremmo rinunciare agli aerei di terra e mantenere la promessa d’acquisto solo per i 22 da portaerei, ammesso che mai vengano costruiti. Sarebbe se non altro una via d’uscita da una spessa folle e inutile, oltre che inquietante.

Ma ahimè nessuno fa mossa in questo senso, forse perché c’è già un piano d’affari, magari bipartisan dimostrando che a volte una classe politica può essere altrettanto folle, inutile e inquietante. Nemmeno una voce dall’ex opposizione, ma questo si capisce: quando gli hanno detto quale ala verrà costruita da noi hanno pensato che era l’occasione giusta per fare qualcosa di sinistra.
semplicissimus

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