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martedì 13 marzo 2012

Sanità Catania: troppi i tagli cesarei, necessitano più controlli

In Italia si fanno troppi parti con il taglio cesareo, il 38% ogni anno. E il flusso d'incremento è evidentemente spostato verso il Sud. Qui, tra tutte, spicca la Sicilia (53% nel 2011). Percentuali troppo alte rispetto ai limiti fissati dall'Organizzazione mondiale della sanità.E' quanto risulta dai dati elaborati dall'Agenas e anticipati da Il Sole-24 Ore sanità. Si registra, quindi, un elevato ricorso al taglio cesareo che trova fondamento, principalmente, nella maggiore remunerazione da parte delle casse pubbliche.



A livello intraregionale, si registrano differenze anche tra punti nascita di diversa tipologia amministrativa e volume di attività. A Catania, ad esempio, presso la Clinica Lucina, è diventata una regola con il 69, 70 % di parti cesarei. Sempre a Catania, presso la clinica Valsalva Aurora, il 72,10 %. A Caltagirone, presso l'Azienda ospedaliera Gravina, solo in casi eccezionali, con il 10, 20 %.

Le linee guida recentemente aggiornate specificano che va eseguito quando il feto è in posizione podalica, quando la placenta copre, parzialmente o completamente, il passaggio del feto nel canale del parto, ma si tratta di una condizione molto rara, e se la madre è diabetica e il feto pesa più di 4,5 kg. Ma anche in questi casi bisogna valutare. In Sicilia, già nel luglio 2010 l'assessore alla Salute, Massimo Russo, era intervenuto sul problema uniformando le tariffe per le tre principali classificazioni di parto, tra cui quello cesareo, a 1.900 euro. E, nonostante, l'assessore abbia assicurato che laddove si riscontrino anomalie, si aumenteranno i controlli, rimane sempre alta la percentuale.
CataniaToday

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