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venerdì 22 febbraio 2013

Grovigli e conflitti di interesse tra i big delle coop in Sicilia

di Mario Barresi
Dossier sanità: la denuncia di rappresentanti di strutture socio-assistenziali alla Regione. L'accusa: "Vertici indagati che continuano a vincere gare con forti ribassi"
Benvenuti nell’altra sanità. Quella lontana dai riflettori e dalle rivoluzioni in corso. Una gallina dalle uova d’oro, che in Sicilia fattura centinaia di milioni di euro nell’assistenza domiciliare integrata di anziani, disabili e malati cronici, oltre che nella gestione dei centri per immigrati.

Con più di una zona grigia. Alti dirigenti Asp e rappresentanti sindacali dei medici con ruoli di vertice nelle cooperative sociali che gestiscono i servizi; presidenti, vicepresidenti e consiglieri delle stesse coop che risultano indagati, rinviati a giudizio o addirittura condannati per reati gravi (tra cui truffa e turbativa d’asta) e che continuano a stravincere le gare grazie all’ignoranza delle circostanze da parte delle stazioni appaltanti, le quali - anche quando sono al corrente delle pendenze giudiziarie candidamente indicate nei certificati di carichi penali - le ignorano; il tutto in una situazione di assoluto monopolio con offerte che registrano ribassi talmente clamorosi, fino al 72%, da mettere talvolta in dubbio l’avvio del servizio stesso anche causa della difficoltà di reperire operatori disposti a lavorare con tariffe al di sotto dei minimi contrattuali. Il tutto in un gioco di scatole cinesi, un filo rosso che unisce sempre le stesse cooperative (legate da rapporti madre-figlia-sorelle) e gli stessi uomini (con ruoli diversi nelle varie realtà associate).

Un intreccio che porta dritto alla cassaforte siciliana della Legacoop, ma anche ad altre big nazionali del welfare. Tutto messo nero su bianco in uno scottante dossier che alcuni rappresentanti di strutture socio-assistenziali siciliane avevano consegnato mesi fa all’allora assessore regionale alla Salute, Massimo Russo, ma anche al dirigente generale che oggi ha preso il posto dell’ex magistrato: Lucia Borsellino, alla quale, nella nuova veste di assessore, nei prossimi giorni sarà consegnata una versione aggiornata della dettagliata denuncia. Che La Sicilia, dopo aver effettuato i dovuti riscontri (visure camerali delle singole società, certificazioni ai Tribunali) è in grado di rivelare in esclusiva.

Il cuore del sistema è rappresentato da Sisifo, consorzio di cooperative sociali con sede a Palermo in via Alfonso Borrelli 3 (indirizzo che corrisponde alla sede regionale della Legacoop) e sede amministrativa a Catania in piazza Roma 16. In atto Sisifo, da solo o in associazione con altri soggetti, gestisce (o si è aggiudicato) l’assistenza domiciliare integrata nelle Asp di Agrigento, Caltanissetta, Messina, Ragusa, Siracusa e Trapani. Tra le altre attività: gestione di Rsa (Residenze sanitarie assistite) a Novara di Sicilia, Pietraperzia e S. Piero Patti; casa protetta per anziani a Paternò, centro soccorso di prima accoglienza di Lampedusa e S. Angelo di Brolo e Cara di Mineo. E fin qui, in un regime di libero mercato, non ci sarebbe nulla di strano. Il consorzio partecipa e vince legittimamente. Seppur con i «ribassi eccessivi» denunciati nel documento.

Ma ciò che impressiona, nel contenuto del dossier, è il groviglio di conflitti d’interesse fra coop e uomini. A partire dal presidente di Sisifo: Salvo Calì, dirigente medico dell’Asp di Catania, direttore del Distretto sanitario di Giarre, ma anche segretario del Smi, Sindacato medici italiani. «La carica rivestita in seno all’Asp 3 di Catania - si legge nel documento - rende il dott. Calì estremamente potente ed influente verso i suoi colleghi della stessa Asp o delle altre Asp siciliane e non solo. Infatti, quale segretario del Smi, coordina l’attività sindacale su tutto il territorio nazionale dei medici pubblici e privati. Evidente - si legge - è l’attenzione suscitata nelle sedi istituzionali per accreditamenti, gare a e quanto altro interessi l’escalation di Sisifo».

Il vicepresidente del consorzio è Cono Galipò, di Capo d’Orlando. Ex sindacalista Cgil e iscritto al Pci, poi - come scrive il giornalista e blogger Antonio Mazzeo - «consigliere comunale con il Psi e da indipendente con Forza Italia, poi Margherita e infine Pd, vicino a Francantonio Genovese». Imprenditore nel settore turistico-alberghiero, Galipò è soprattutto un pezzo grosso delle coop sociali. Oltre alla vicepresidenza di Sisifo, è amministratore delegato di Lampedusaccoglienza Srl (di cui Sisifo detiene il 66,6%), società che gestisce il Cie dell’isola. Galipò «dichiara di essere immune da condanne o carichi pendenti, mentre - si legge nel dossier - risulta rinviato a giudizio dalla Procura di Patti per il reato di “truffa aggravata continuata”, che sarebbe stato commesso proprio nell’esercizio delle funzioni di legale rappresentante di Sisifo nella gestione delle sue strutture per l’accoglienza di immigrati a S. Angelo di Brolo». Per gli autori del dossier «una fattispecie che avrebbe dovuto condurre le stazioni appaltanti, appurata la falsa dichiarazione come risulta evidente dal certificato dei carichi pendenti, ad escludere il Consorzio da ogni procedura di gara. Viceversa, il comportamento delle stazioni appaltanti è stato totalmente omertoso o almeno superficiale».

Un altro consigliere di Sisifo è Roberto Roccuzzo, «l’uomo forte - così si legge nel dossier - delle attività in favore degli immigrati ed in tale veste è consigliere del Consorzio Lampedusaccoglienza e ad della società consortile Cara Mineo». Roccuzzo è di Ragusa, città dove gestisce la cooperativa MediCare, «potentissimo socio di Sisifo in quel territorio». Presidente di MediCare è Emanuele “Nello” Aprile. Che, «per sua stessa ammissione, è stato condannato dal Tribunale di Modica ai sensi dell’art. 353 c. p. (turbata libertà degli incanti, ndr) a 3 mesi di reclusione, pena sospesa. Il reato - si legge nella relazione - è estremamente grave rispetto alla possibilità di contrarre con la Pubblica amministrazione, ma lui (Aprile, ndr) candidamente lo dichiara e altrettanto candidamente le stazioni appaltanti lo ammettono come irrilevante».

Altri consiglieri di Sisifo sono Santo Mancuso (di Misterbianco), Antonino Novello (nato a Pachino ma residente a Catania), Domenico Arena (di Messina) e Salvatore Lo Coco (di Monreale). Il dossier si concentra sui primi due. Il dottor Mancuso presiede il consorzio Domus di Catania, «insieme alla moglie Patrizia Patanè e all’avv. Novello»; di Domus è consigliere anche il presidente di Sisifo, Calì. Ma Mancuso è anche presidente della cooperativa Luigi Sturzo di Catania, «socia di Sisifo e già del dott. Gianni Parrinello (oggi consigliere provinciale a Catania), cooperativa coinvolta nell’inchiesta  ancora in corso a Catania sullo scandalo nei Servizi sociali». Novello, invece, presiede un’altra coop etnea - La Città del Sole - «socia di Sisifo ed anch’essa coinvolta nel superiore scandalo», come scritto nella relazione.

«Il dott. Parrinello e l’avv. Novello sono sotto processo per i reati di truffa e turbativa d’asta», si legge nel dossier in cui si domanda all’assessorato regionale se questi fatti siano stati «regolarmente accertati». Novello è consigliere di Sanicoop, altra società etnea di cui Sisifo detiene il 30%. Sanicoop ha come soci anche MediCare, La Città del Sole, Prevenzione e Salute e Astrea ed è presieduta da un altro consigliere di Sisifo: Domenico Arena, che è anche fra i consiglieri di Lampedusaccoglienza. Con lui siedono nel Cda di Sanicop anche Antonio Zarcone (di Agrigento) e Antonino Russo (di Biancavilla). «Il dott. Zarcone - si legge nel documento - oltre ad una serie notevole di incarichi in varie società, è consigliere di sorveglianza del Cns, Consorzio nazionale servizi di Bologna (un colosso nazionale della cooperazione sociale, ndr), uno dei pochi ad aver battuto Sisifo in una qualche gara, come quella per la gestione della Rsa di Piana degli Albanesi».

Un altro personaggio chiave è Salvatore Spinella, catanese, revisore unico del consorzio Sisifo e presidente del collegio dei revisori di Sanicop. Spinella è anche presidente di Villa San Francesco Srl di Catania, di cui Sisifo detiene l’80% delle quote, mentre l’altro socio è la stessa Sanicop. Sembra la via di mezzo fra gli intrecci di Beautiful e la trama di un legal thriller ambientato nel mondo delle cooperative. Questo dossier - come detto - era stato consegnato all’assessore Russo, ma in questi mesi è rimasto nei cassetti palermitani. Adesso le coop firmatarie, che non sono certo al di sopra delle parti, lo riproporranno al nuovo assessore Borsellino, già comunque destinataria della precedente versione. La Sicilia lo propone in esclusiva, pronta naturalmente ad ascoltare le ragioni di tutte le parti tirate in ballo. Ma ce n’è abbastanza affinché Rosario Crocetta accenda le luci dei riflettori anche su questo cono d’ombra della sanità regionale. Se - come dice il governatore - la «rivoluzione, in Sicilia, è appena cominciata», non ci possono essere settori tenuti esclusi a priori. (LaSicilia.it)

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