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giovedì 11 aprile 2013

L’ITALIA DEI VELENI: PESTICIDI IN PIU’ DI META’ DEI CAMPIONI DI ACQUE SUPERFICIALI


Preoccupa sempre di più lo stato di contaminazione delle acque superficiali e sotterranee in Italia.  Tutte l'acqua viene contaminata, compresa quella "minerale" venduta in bottiglia.

Nel 2010 sono stati trovati residui nel 55,1 percento dei 1.297 punti di campionamento delle acque superficiali e nel 28,2% dei 2.324 punti di quelle sotterranee, per un totale di 166 tipologie di pesticidi – a fronte dei 118 del biennio 2007-2008 – scoperti nella rete di controllo ambientale delle acque italiane. Lo rivela l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) nel rapporto nazionale “Pesticidi nelle Acque 2013″, realizzato a partire dalle informazioni in arrivo dalle Regioni e dalle Agenzie regionali e provinciali per la protezione dell’ambiente.

Le sostanze individuate sono soprattutto residui di prodotti fitosanitari usati in agricoltura – solo in questo campo si utilizzano circa 350 sostanze diverse per più di 140.000 tonnellate – ma anche di biocidi (pesticidi per uso non agricolo) utilizzati per altri motivi. Anche se spesso basse, le concentrazioni indicano nel complesso una diffusione molto ampia della contaminazione. E non solo: nel 34,4 percento dei punti delle acque superficiali e nel 12,3 per cento dei punti di quelle sotterranee i livelli misurati sono superiori ai limiti delle acque potabili. Le concentrazioni sono state confrontate anche con i limiti di qualità ambientale, recentemente introdotti, basati sulla tossicità delle sostanze per gli organismi acquatici. In questo caso il 13,2 percento dei punti delle acque superficiali e il 7,9 di quelli delle acque sotterranee hanno concentrazioni da allarme rosso.

Il rapporto dell’Ispra, che analizza l’evoluzione della contaminazione sulla base dei dati raccolti a partire dal 2003, mostra un aumento della frequenza di pesticidi nei campioni delle due tipologie di acqua prese in esame. Ecco, allora, una mappa dell’”Italia dei veleni”. La contaminazione più diffusa si trova nella pianura padano-veneta. Per diversi motivi: le caratteristiche idrologiche della zona, il suo intenso utilizzo agricolo e il fatto, non secondario, che le indagini sono sempre più complete e rappresentative nelle regioni del Nord.

Ma anche al Centrosud, ormai, i miglioramenti del monitoraggio stanno rilevando una contaminazione significativa. Per quanto riguarda la presenza di miscele nelle acque, secondo le analisi, ci sono fino a 23 sostanze diverse in un solo campione. E ancora: visto che mancano dati sperimentali sugli effetti combinati delle miscele e adeguati metodi di valutazione, c’è la possibilità che il rischio derivante dall’esposizione ai pesticidi sia oggi sottostimato. Le sostanze realizzate per combattere organismi nocivi, infatti, sono potenzialmente pericolose anche per l’uomo.

 Diverse, insomma, le sostanze presenti nelle acque superficiali e sotterranee del nostro Paese. E resta il fatto che ci troviamo davanti ad un fenomeno in evoluzione. Il motivo? Nuove sostanze entrano periodicamente nel mercato. (nelcuore.org)

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