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venerdì 9 dicembre 2011

Chirurgia refrattiva PRK e LASEK

È uno degli interventi più desiderati degli ultimi anni. Parliamo della chirurgia refrattiva attraverso laser ad eccimeri per la correzione delle ametropie, ovvero dei difetti della vista. Il fascio laser emesso provvede all'asportazione di una certa quantità di tessuto corneale sufficiente a modificare il potere diottrico totale dell'occhio.

Il principio è quello della fotoablazione, grazie alla quale il laser riesce a far “evaporare” in maniera progressiva microscopici strati di tessuto corneale. La curvatura della superficie corneale viene modificata soprattutto nella porzione centrale. Nel caso di miopia, la porzione centrale viene appiattita con l'effetto di una riduzione del potere diottrico dell'occhio operato.

Le tecniche con le quali si interviene sono essenzialmente due: la PRK e la LASEK, quest'ultima nelle sue varie formulazioni (EPI-LASIK, LASIK).



Nella PRK, l'emissione del raggio laser avviene dopo l'asportazione dell'epitelio della superficie corneale, che poi ricrescerà da sé nel giro di qualche giorno. Nella LASEK l'epitelio originale viene conservato anziché rimosso come nella PRK. L'epitelio viene preservato con una soluzione alcolica, sollevato ma non completamente asportato, e ribaltato di lato. Quindi si applica il laser ad eccimeri come nel PRK, e infine si riporta l'epitelio nella sua posizione originale, dove si risalda da solo (senza punti di sutura). La lente a contatto protettiva si applica sopra l'epitelio rimasto in buona parte intatto; non occorre quindi attendere che si riformi da zero. È molto importante non urtare o strofinare l'occhio per qualche giorno.

Per quanto riguarda la LASIK, si tratta di una tecnica mista abbinata al laser ad eccimeri.
Prima di applicare il laser, il chirurgo rimuove un sottile strato di cornea usando un microcheratomo. Questa fetta di tessuto non viene eliminata ma ribaltata di lato per creare un "flap" corneale, una specie di sportello sotto il quale viene effettuato il laser. La modellazione avviene quindi all'interno della cornea, e promette risultati migliori per miopie elevate.

Chi si accosta all'intervento deve innanzitutto essere consapevole che si tratta di una tecnica che si limita a correggere difetti visivi, ma non è in alcun modo terapeutica nei confronti di patologie oculari che riducono la capacità visiva. L'eliminazione totale del difetto si ottiene in una buona percentuale di casi, soprattutto in concomitanza con deficit diottrici non elevati.

Prima di sottoporsi al trattamento, il paziente deve sottoporsi a una serie di analisi che ne verifichino l'idoneità: la topografia corneale, che serve a misurare lo spessore corneale, l'esame della refrazione in cicloplegia, l'esame del fondo oculare, visita ortottica e test di simulazione con lenti a contatto. Per effettuare questi esami e il conseguente intervento laser, il paziente dovrà sospendere l'utilizzo delle lenti a contatto almeno 20 giorni prima di sottoporvisi.

Il giorno dell'intervento, il paziente dovrà essere accompagnato da un'altra persona, mentre non vi sono particolari restrizioni dal punto di vista alimentare, sebbene sia preferibile non bere alcolici o assumere medicinali che provochino sonnolenza. Una volta sistemati in sala operatoria, al paziente viene somministrato un collirio anestetico con effetto immediato, mentre l'altro occhio viene bendato. Posto in posizione supina su un lettino, il paziente viene sottoposto al laser. Viene richiesta la massima collaborazione del paziente, che dovrà stare il più possibile fermo e seguire con l'occhio la luce rossa del laser. È tuttavia presente un apparecchio che “costringe” il laser a seguire i microspostamenti oculari. Le palpebre sono tenute in posizione dilatata da un blefarostato. Tutta l'operazione dura circa 15 minuti, anche se il trattamento laser vero e proprio ha una durata che varia dai 30 secondi ai 2 minuti a seconda del difetto su cui intervenire. A causa della funzione svolta dal laser, il paziente potrà avvertire un odore sgradevole, causato dai residui gassosi prodotti dall'apparecchio.

Mezz'ora dopo l'intervento si esegue un primo controllo ambulatoriale con relativa medicazione e applicazione di una lente a contatto terapeutica che verrà tolta dai sanitari qualche giorno dopo. Dopo aver ricevuto le prescrizioni riguardanti i colliri e i medicinali da assumere, il paziente viene mandato a casa, dove potrà riposare. Il sonno in particolare aiuta molto il recupero. Possono presentarsi piccoli disturbi in seguito all'intervento che tuttavia nella maggior parte dei casi sono assolutamente tollerabili. Dopo un trattamento di PRK, il paziente potrà avvertire nelle prime ore dolore e irritazione dell'occhio, nei giorni successivi annebbiamenti della vista, diplopia (ovvero sdoppiamento delle immagini), episodi di abbagliamento notturno e una qualità della visione generalmente non soddisfacente. Si tratta tuttavia del decorso normale in seguito all'intervento e la vista migliora progressivamente fino a raggiungere livelli ottimali nel giro di qualche mese.
Chi si sottopone al LASEK mostra di solito disturbi post-operatori meno intensi e un recupero visivo accelerato. In entrambi i casi, una visione già discreta sopravviene nel giro di una o due settimane, raggiungendo poi la fase cicatriziale dopo circa sei mesi.

Per favorire il recupero, il paziente dovrà attenersi scrupolosamente alle indicazioni dei sanitari che lo hanno operato, seguendo la scadenza dei controlli programmati e assumendo i colliri prescritti. Inoltre, almeno nelle prime settimane è bene utilizzare più spesso del solito occhiali da sole protettivi e astenersi da attività sportive troppo intense. ItaliaSalute

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