L’ Italia è un Paese così intimamente moderato, così poco sfiorato da vere passioni civili, spesso sostituite da un tifo superficiale, che per paradosso non riesce a trovare moderazione. Appena terminata un’ era di sostanziale anti europeismo e di libera uscita dall’intelligenza e dalla responsabilità, la musica è cambiata balzando agli antipodi: quello di un atteggiamento coloniale e sottomesso ad ogni richiesta, anche la più assurda e insensata.
In parte è una commedia dell’establishment che vede nell’emergenza, nell’ennesima emergenza, l’occasione di far passare la sua macelleria sociale, approfittando di tecnici da appallottolare e buttare nel cestino non appena passata la buriana. E tuttavia è anche un modo di essere, un complesso di inferiorità che agisce, affiora irresistibile, ma che da ieri ha assunto un aspetto assolutamente grottesco. Abbiamo deciso di fare i buoni scolaretti, di non fare arrabbiare la maestra Angela anche a costo di prendere provvedimenti iniqui e controproducenti, proprio nel momento in cui la Merkel è ormai sotto accusa in Germania proprio per le sue ricette e per le sue incertezze.
Der Spiegel, il più importante settimanale della Germania, accusa la cancelliera di stare portando il Paese alla rovina. Le sue incertezze – dice un articolo distruttivo – hanno impedito di salvare l’euro quando si poteva fare con uno sforzo finanziario relativo. La sua politica del “no” che avrebbe dovuto tutelare i tedeschi si sta trasformando in un gioco al massacro nel quale o la Germania sarà costretta a pagare i debiti altrui con gli eurobond oppure si troverà ad affrontare lo sfacelo dell’euro e dell’Europa. La scelta insomma è fra la rovina e la catastrofe.
L’articolo non è firmato da uno qualunque, ma da Wolfgang Münchau che è anche editorialista e associate editor del Financial Time, oltre che analista delle politiche economiche europee: rappresenta dunque un ‘opinione diffusa anche fuori dalla Germania. Pochi giorni prima di questo attacco, sempre Münchau, aveva sparato ad alzo zero sulle politiche della Merkel e quelle conseguenti della Ue, sostenendo che i mercati capiscono la logica della crisi molto meglio dei politici che stanno portando il continente alla rovina, non vogliono ulteriori politiche di austerità portatrici di recessione ma vorrebbero invece che la Bce si trasformasse in un analogo della Federal Reserve. Come si vede Münchau non è un comunistaccio, tutt’altro e del resto uno dei collaboratori-autori del suo sito , Eurointelligence, è Francesco Giavazzi.
Ma per santa fortuna la Ue e le sue anacronistiche ricette possono contare sugli attenti scolaretti italiani che dopo aver avuto come capoclasse Franti, ora, per farsi perdonare, portano regali e mele alla maestra. Tanto chi paga sono sempre i soliti.
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