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venerdì 13 gennaio 2012

LA SICILIA DEI CIALTRONI: Cellulari gratis per figli e mogli e la maxi-bolletta la paga l’Ars

A spese dell’Assemblea regionale siciliana hanno telefonato mogli, figli, parenti e collaboratori di moltissimi deputati. Anche qualche amante. Un esercito di 700 “portoghesi”, che dal 2001 al 2006 ha trovato il sistema per approfittare di una convenzione fra l’Ars e la Tim: la società telefonica forniva gratuitamente ai deputati i cellulari e le schede che poi venivano girate a collaboratori dei politici o ad altre persone.

Per tutti ha pagato l’Assemblea regionale siciliana. Eccolo, l’ultimo scandalo della casta, su cui adesso indaga la magistratura. È stato scoperto quasi per caso, durante un’inchiesta che riguardava tutt’altra storia: i carabinieri del nucleo Investigativo del Gruppo Monreale stavano rianalizzando, per conto della Procura, alcuni contatti telefonici di Massimo Ciancimino, così sono saltate fuori alcune schede intestate all’Ars, ma utilizzate non da deputati e neanche da loro familiari o parenti.



Adesso, il sostituto procuratore Gaetano Paci e il procuratore aggiunto Leonardo Agueci ipotizzano i reati di peculato e truffa. Nelle scorse settimane, in Procura, sono stati ascoltati alcuni dirigenti dell’Assemblea regionale: è emerso che nei saloni di Palazzo di Normanni lo scandalo telefonini era già scoppiato nel 2008. Ma non se n’è saputo mai nulla. Ora, grazie all’indagine dei carabinieri e della Procura, sappiamo che tre anni fa la Tim inviò una lettera di fuoco ai vertici dell’Ars: la società telefonica chiedeva il pagamento di una bolletta di 300 mila euro per le chiamate fatte da quei 700 telefonini fra il 2007 e il 2008. Cos’era accaduto? Perché quella convenzione telefonica così vantaggiosa (per chi ne approfittava) si era bloccata? I magistrati hanno scoperto che il velo di omertà è stato rotto da un dirigente dell’Ars, che nel 2008, appena arrivato al servizio Informatica, ha cominciato a porsi qualche domanda. E lì il giocattolo di tanti si è rotto. È bastato fare qualche controllo incrociato per scoprire che molti deputati eletti nel 2001 si erano accaparrati anche sette o dieci schede: dopo la scadenza del mandato, nessuno le aveva restituite. Quella convenzione stipulata nel 2001, sotto la presidenza di Guido Lo Porto, era stata davvero un successo. di SALVO PALAZZOLO - REPUBBLICA.IT

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