In carcere tre finanzieri corrotti dalla cosca calabrese. Coinvolto anche il direttore di un lussuoso hotel. I contatti di Franco Morelli e il ruolo dei servizi segreti.
Settecentoventi mila euro. Questo “il prezzo” stimato della corruzione di tre finanzieri che erano sul libro paga dei Valle-Lampada. La potente cosca della ‘ndrangheta attiva a Milano, costituita da appartenenti a due famiglie reggine trasferite all’ombra della Madonnina dove da tempo hanno il centro dei loro colossali affari, sborsava fior di quattrini per assicurarsi le “soffiate” dei militari infedeli sui controlli delle Fiamme Gialle nei bar dove erano installate le slot machine. Un vantaggio che veniva sfruttato dalla cosca per introitare quasi integralmente gli enormi guadagni delle macchinette mangiasoldi e pagare le tasse solo sugli spiccioli. Ma la cosca poteva contare sull’appoggio di altre persone, come l’imprenditore reggino Domenico “Mimmo” Gattuso, 36 anni, che avrebbe offerto il suo apporto esterno.
Gattuso, secondo l’accusa, oltre a fornire notizie riservate, sarebbe entrato progressivamente in affari con i Lampada. L’imprenditore, ieri, è finito in carcere insieme con i tre finanzieri: Michele Di Dio, 35 anni, di Policoro (Matera), Michele Noto, 40 anni, Palermo, Luciano Russo, 36 anni, Martinafranca (Taranto). L’ordinanza di custodia cautelare è stata firmata dal gip Giuseppe Gennari che ha mandato ai domiciliari Vincenzo Moretti, 70 anni, direttore dell’hotel Brun, nel centro di Milano, utilizzato dai Valle-Lampada, sempre secondo l’accusa, come vera e propria base per i loro numerosi ospiti. Moretti avrebbe avvertito le persone che dovevano essere sottoposte a controllo in occasione di una visita della squadra mobile milanese. Il controllo era stato disposto nell’ambito della prima fase dell’inchiesta che, sul finire del mese di novembre dello scorso anno, aveva portato in carcere alcuni personaggi eccellenti che, secondo i magistrati della Dda di Milano, coordinati dall’aggiunto Ilda Boccassini, hanno in qualche modo favorito le attività di Valle-Lampada. Nella prima fase dell’operazione erano stati arrestati, tra gli altri, il presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio, Vincenzo Giglio, il consigliere regionale del Pdl della Calabria Francesco Morelli, l’avvocato Vincenzo Minasi. Tra gli indagati figurava un altro magistrato, Giancarlo Giusti, in servizio al Tribunale di Palmi che, secondo l’accusa si faceva pagare viaggi ed escort (tutte rigorosamente dell’Est europea) dai Valle-Lampada e pernottava, sempre a spese del clan, al Brun. Dagli atti dell’inchiesta emerge che i Valle-Lampada erano inclini a cercare informazioni con modalità illegali. Le notizie che ricevevano dai vari amici in alcuni casi si sono rivelano tremendamente esatte e recenti, come emerge dalle indagini. Gattuso sarebbe entrato in pieno in quel turbinio di incontri, telefonate, contatti, richieste, riunioni che hanno caratterizzato la stagione della affannosa ricerca di notizie da parte dei Lampada. Tra le carte, come era accaduto nella prima fase dell’indagine, spuntano nomi eccellenti, come quello dell’ex dirigente del Sismi Nicolò Pollari che, comunque, non è nemmeno indagato.
di Paolo Toscano - GDS
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