Il Presidente è stato chiaro sul loro futuro, non possono esistere sacche di privilegi tantomeno se anche queste forme di “assunzione” hanno seguito lo stesso metodo del sistema clientelare che noi giornalisti amiamo contestare ai politici di turno. Sulla diatriba tra Crocetta e l’Ufficio stampa regionale non m’interessa entrare, ma sull’immediato e accorato intervento dell’Assostampa (sindacato dei giornalisti) che ha alzato le barricate per i 21 colleghi assunti senza concorso è doveroso, da giornalista che sbarca il lunario a fatica nonostante 25 anni di professionalità, fare alcune precisazioni. Il ruolo di un sindacato è quello di stare al fianco delle categorie più deboli, esprimere solidarietà è doveroso, ma ignorare come gli editori stiano facendo dei giornalisti carne da macello, è imperdonabile.
Quando nell’era Cuffaro sono stati assunti per chiamata diretta 21 colleghi , tutti inquadrati con la qualifica più alta del Cnl, e tutti, ovviamente meritevoli ma chiaramente vicini alla deputazione, il sindacato non ha detto nulla, nonostante l’esistenza di una legge 150 che prevede quella parola oggi impronunciabile in Italia, concorso pubblico. Fino ad allora ogni assessore o gruppo dell’Ars aveva nominato giornalisti con contratti a tempo in virtù di un rapporto fiduciario che si estingue a fine mandato.
Crocetta se li è trovati tutti e 21 a carico delle casse regionali, dislocati anche in sedi come Catania e Bruxelles, e per sempre. Il governatore ha quindi precisato di considerarli “decaduti” in virtù del famoso rapporto fiduciario che era invece diventato ereditario dopo Cuffaro. Apriti cielo! Ordine dei giornalisti e Assostampa Sicilia con una tempestività che ha dello sbalorditivo sono intervenuti duramente nei confronti di Crocetta solidarizzando con i colleghi (e fin qui ci sta), ma contestandone parola per parola. Una simile tempestività il sindacato dei giornalisti non l’ha avuta sei anni fa quando ci fu l’infornata regionale alla faccia di tutti gli altri giornalisti che avrebbero avuto titoli e qualità per accedere a quei posti come vuole la meritocrazia che tanto sbandieriamo per gli altri. Stessa tempestività, solerzia, determinazione, l’Assostampa non l’ ha avuta in questi anni né per imporre agli Enti locali e alle amministrazioni l’applicazione della legge 150, né per difendere centinaia di giornalisti precari alla mercè dei piccoli e grandi editori. Ci sono giovani cronisti pagati a 3 euro a pezzo, ci son fior di professionisti disoccupati o precari a 600 euro al mese.
Un sindacato serio e combattivo non batte i pugni solo quando ha di fronte una Pubblica Amministrazione contro la quale è persino facile vincere una vertenza perché tanto poi paga Pantalone. Stessa tempestività, solerzia, determinazione, l’Assostampa Sicilia non l’ha avuta per stare al fianco di quei giornalisti che combattono per il pane quotidiano. Io, Emilio Pintaldi e Gianluca Rossellini siamo stati costretti a rivolgerci al Tar di Catania ed al Cga in seguito ad un bizzarro concorso all’Asp. Per avere giustizia stiamo sostenendo spese legali, per non parlare dell’indignazione di fronte ad un sistema che ignora sistematicamente la meritocrazia. Eppure tranne il segretario provinciale dell’Assostampa Peppino Gulletta, che ha seguito personalmente la vicenda, dal sindacato, nonostante le nostre lettere, non abbiamo avuto una sola parola di solidarietà né interesse. Ordine e Assostampa adesso chiedono a Crocetta l’avvio di concorsi e selezioni trasparenti. Bene, siamo d’accordo, per quanto siano giunti a questa conclusione solo ora che Crocetta ha posto un problema che avrebbero dovuto porre loro, ma ora la regola deve valere per tutti e la battaglia deve riguardare tutti.
L’alternativa è il ritorno al sistema dei portavoce, con rapporto fiduciario, destinato a estinguersi a fine mandato e senza qualifiche assurde. Sarebbe bello se anche nel nostro mestieraccio, si reintroducesse la parola meritocrazia sostituendola a quella di appartenenza.
Ci sono decine di colleghi portavoce e addetti stampa di altissima professionalità e competenza. Altri un po’ meno. Il merito deve tornare ad essere un requisito anche per quei posti di lavoro che vengono pagati con i soldi pubblici. Io direi a maggior ragione. Questo vale per i giornalisti come per tutti gli altri posti. Tropo facile accusare i politici di assumere senza concorso i loro amici e poi star zitti quando i loro amici sono i nostri colleghi.
Quanto al sindacato dei giornalisti, sarebbe bello se tornasse alle origini e si ricordasse anche di quelli che non hanno privilegi e non li chiedono neanche, ma hanno la dignità di lottare per i loro diritti. Da soli.
Rosaria Brancato (Tempostretto.it)
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