E’ stato per due volte ministro, ha comprato una casa senza saperlo, ma la parabola di Scajola verso l’abisso dell’ Alzheimer pare innarrestabile. Dopo essere stato citato in giudizio dal benefattore Anemone, quello che aveva fatto arrivare all’allora ministro 900 mila euro per l’acquisto del quartierino con vista Colosseo, Scajola dice di volersi liberare del bene arrivatogli per grazia ricevuta. Ma ai microfoni di Rai Tre, l’ex titolare del dicastero per lo sviluppo economico ci rivela uno scenario di infingimenti così sciatti, così tirati via da fare impressione.
Dice come del resto da due anni, di volersi liberare della casa, di non viverla, di andarci solo due notti a settimana e di essere stato in albergo per sei mesi. E poi come se niente fosse aggiunge: ”ma ho continuato a pagare l’affitto e il condominio”. L’affitto? Ancora non hai capito che la casa è tua? Che te l’hanno pagata. Ma sei proprio di coccio!
O forse no è che semplicemente è talmente abituato a sparare menzogne che una tira l’altra come le ciliege e se anche una ha il verme, pazienza. Scajola sa benissimo di non pagare l’affitto. E infatti, subito dopo, affettando pentimento sostiene: ”mi rimprovero però di non aver seguito, come avrei dovuto fare, l’acquisto della casa. Ma per quella casa nessuno mi ha mai accusato di aver fatto qualcosa di storto”.
Niente da fare, Scajola sta all’etica, alla sincerità e alla plausibilità come un mollusco sta a un osso. Fosse vissuto nell’antica Grecia, non avremmo il paradosso del cretese, ma quello di Scajola. E infatti il poverino dentro quella casa regalata ci sta malissimo tanto che adesso è ansioso di dimenticarla: ” spero di poter andar via presto e che qualcuno se la prenda”. Lui lo dice della casa, ma noi lo diciamo di lui. Già perché non sparisci il prima il possibile e vai a prendere qualcosa finalmente di meritato?
simplicissimus2
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