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lunedì 2 aprile 2012

Placebo: puro è meglio

Quanto sono usati i placebo nell’assistenza di base? Moltissimo, secondo una ricerca condotta in Germania e pubblicata su Family Practice.

L’88% dei medici di base che ha risposto a un apposito questionario ha dichiarato di aver usato placebo puri e/o impuri almeno una volta. Il 45% aveva usato placebo puri e il 76% placebo impuri, cioè sostanze o interventi senza alcuna attività specifica per i sintomi da trattare: rimedi erboristici (73%), omeopatici (62%), vitaminici (62%), minerali e micronutrienti (58%), leggeri sedativi (30%), massaggi (30%), agopuntura (21) e antibiotici (20%).

Perché ricorrere al placebo? La motivazione principale riferita sui questionari è stata la fiducia in un effetto psicologico, seguita dal desiderio di soddisfare le aspettative del paziente: un desiderio che ha portato un quarto delle persone intervistate a dichiararsi disponibile a prescrivere antibiotici per infezioni non batteriche. Può essere oggetto di dibattito quanto sia etico prescrivere placebo puri, oppure placebo impuri che non hanno effetti collaterali, ma “la prescrizione non indicata di antibiotici può essere dannosa ed è chiaramente in contrasto con il principio etico del ‘nil nocere’”, concludono le autrici e l’autore dell’articolo.

E se invece si sfruttasse l’effetto placebo senza placebo? In una riflessione pubblicata dal JAMA sui risultati delle ultime ricerche sull’effetto placebo si ricorda che il medico “ha molti mezzi per aiutare ogni persona ad attivare percorsi interiori potenzialmente efficaci che promuovono la guarigione (…). I tempi sono maturi per applicare le conoscenze sull’effetto placebo e sulle tecniche per facilitare le risposte al placebo nella pratica clinica e nella formazione medica”.
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