Se pensate che Europa7, la televisione che aveva vinto la concessione per le frequenze nel 1999 e che per 10 anni non l'ha mai ottenute, debba prendersela solo con Berlusconi e il suo governo, vi sbagliate di grosso. Grandi responsabilità le ha anche il centro-sinistra, specialmente il ministro delle Comunicazioni del secondo Governo Prodi: Paolo Gentiloni. Perché in questa dittatura mediatica dove chi lecca i deretani giusti conduce il TG1, mentre altri si alternano tra Otto e Mezzo e il gruppo Bilderberg (ogni riferimento a Lilly Gruber è assolutamente casuale), a farne le spese sono stati i cittadini, privati di un'informazione equa e pluralista, bombardati dalla manipolazione costante di una politica trasversalmente connivente, e soprattutto depredati di un diritto fondamentale: quello di essere informati, sancito anche dal Trattato di Amsterdam.
Ma l'ignavia con la quale Gentiloni molti anni fa, secondo fonti riservate, fece capire a Graham Watson, il commissario europeo venuto in Italia per cercare di rimuovere l'abuso del diritto di cui era vittima Francesco Di Stefano - l'imprenditore che aveva investito per gli studi televisivi allora più grandi d'Europa e che aveva vinto la licenza ma, incredibilmente, non aveva mai visto le frequenze, conservate gelosamente e illegalmente da Rete4 per la propaganda di Emilio Fede - che poteva tornarsene a Bruxelles perché "non era cosa", è un'atteggiamento non solo senza precedenti in una qualsiasi democrazia presunta tale, ma anche soprattutto un danno per la collettività che oggi, a causa di tutti i ministri delle comunicazioni che si sono avvicendati dal 1999 in poi e che colpevolmente hanno taciuto, perpetrando un crimine nei confronti dell'informazione e del popolo italiano, siamo costretti a scontare. Un danno perché, evidentemente, non abbiamo potuto godere di un'informazione terza rispetto al duopolio Rai-Mediaset, con conseguenze incalcolabili sui delicati equilibri di una democrazia. Ma ora anche una beffa, perché in questo caso, da vittime, siamo divenuti noi stessi colpevoli, costretti a pagare mentre i veri colpevoli restano impuniti. Cornuti e mazziati!
La Corte Europea dei Diritti Umani ha definitivamente condannato l'Italia perché "Le autorità italiane non hanno rispettato l'obbligo prescritto dalla Convenzione europea dei diritti umani di mettere in atto un quadro legislativo e amministrativo per garantire l'effettivo pluralismo dei media". E ci ha inflitto una sanzione di 10 milioni di euro.
Ma poichè, secondo Strasburgo, Di Stefano doveva ragionevolmente aspettarsi di poter iniziare a trasmettere entro due anni dalla concessione delle licenze, io credo che questi 10 milioni di euro debbano essere equamente ripartiti tra tutti i ministri delle comunicazioni che si sono succeduti dal 2001 in poi: Maurizio Gasparri, Mario Landolfi, Paolo Gentiloni (lupus in fabula), Paolo Romani, Silvio Berlusconi e Claudio Scajola. Volendo lasciar fuori Scajola, che sicuramente avrà negato le licenze a Di Stefano a sua insaputa, gli altri 5 devono restituire agli italiani 2 milioni di euro a testa.
Resta l'amara consolazione, per me e per questo blog, di essere stato fin dall'inizio dalla parte dei diritti umani. Ecco le prime interviste che feci a Di Stefano, già nel 2008. Nel video accluso in cima al post, invece, l'ultimo servizio che ho realizzato a Roma, negli studi di Europa7, quando finalmente ha acceso il segnale sul digitale terrestre, 11 anni dopo aver vinto la concessione e nonostante l'incalcolabile danno economico subito.
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