Mario Comuzzi ha perso un figlio. Giulio suonava il pianoforte divinamente. Era bipolare. Ora è morto. Da quel giorno, a Trieste Mario porta le storie delle vittime della psichiatria ovunque può. Racconta di figlie segregate senza che le madri possano fare niente. Racconta di violenze, di psicofarmaci somministrati con leggerezza, racconta di 12 casi gravi, di cui 3 conclusi con il decesso delle persone "perseguitate dalle lobby delle amministrazioni di sostegno" (come le chiama lui).
Il 4 giugno a Trieste c'era un assemblea pubblica, organizzata da Articolo 32 , un gruppo trasversale nato nel 2007 all’interno del Dipartimento di Salute Mentale, proprio a Trieste, composto da persone che utilizzano i servizi di salute mentale: familiari, volontari, associazioni, operatori e cittadini.
Quando Mario prende la parola scoppia l'inferno. Mario è costretto ad alzarsi dalla sua postazione di relatore. Gli viene detto che non c'è più tempo. La platea si agita. Il gestore del teatro interviene e apostrofa un amico di Mario, con la telecamera in mano, invitandolo "appassionatamente" a non riprendere. Ma le immagini arrivano lo stesso su YouTube.
Intanto, come documentato anche dalle inchieste della Commissione di inchiesta sul Servizio Sanitario Nazionale del Senato della Repubblica, grazie all'impegno del senatore Ignazio Marino, in Italia di malattia mentale si muore. E quando si vive, quasi sempre si desidera di non essere mai nati.
- Da Byoblu
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