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sabato 7 luglio 2012

Nazidiaz, il silenzio dei colpevoli

Si prepara un raduno nazista a Milano e mentre la vera società civile – non quella di circoli e circoletti parabocciofili – si mobilita, dalla politica non sale nemmeno un belato. Ieri sono stati condannati definitivamente i poliziotti della Diaz, altro aspetto della medesima realtà, il capo della polizia Manganelli ha chiesto scusa, cosa rarissima in una società dove la corporazione è l’orizzonte sociale  massimo, però dalla politica che pure ha enormi responsabilità, non è uscito un fiato né per il passato, né per il futuro.

 Gente disposta a dichiarare qualsiasi cosa su qualsiasi argomento, a piatire interviste per dare segnali, come fossimo nell’arcadia infelix democristiana,  a votare qualsiasi cosa che la sollevi dalla responsabilità,  su questo tema rimane muta, non ha nulla da dire. E si deve persino aprire una raccolta di firme perché la Rai alla quale i cittadini pagano un canone, metta nei suoi palinsesti un film documentario sulla vicenda , renda più concreta e visibile una vicenda sulla quale tutto il mondo è meglio informato degli italiani.

Per la verità rimane muta anche di fronte alla menzogna collettiva delle vittorie europee risoltesi in una beffarda presa in giro, come del resto chiunque dotato di un normale quoziente di intelligenza avrebbe capito. Rimane muta di fronte ai massacri “necessari”, parla, anzi straparla solo di ciò che tocca i suoi concreti interessi di apparato e di casta. Non ha una mezza idea di come risolvere gli enormi e drammatici problemi del Paese, ha appaltato tutto a un prof da club privè e diventa invece la più fastidiosa e invereconda  clasa discutidora quando si tratta di poltrone, stipendi, prebende, alleanze, insomma quando si tratta di potere.

E’ raro vedere un Parlamento che si esautora da se stesso concedendo tutti gli argomenti all’antipolitica. E’ quasi impossibile che un Parlamento si renda da se stesso un ente inutile. Eppure è così: silenziosi non solo di fronte alle imposizioni della finanza, ma anche su tutto quello che riguarda più da vicino società, speranza e ideali, persino quelli svuotati ed esistenti ormai solo nelle ritualità politichese. Così è chiaro perché  Milano possa diventare il teatro della peggiore Europa e che sul peggio del Paese si taccia. Tanto più che i responsabili veri sono proprio lì dentro, hanno nomi e cognomi, come quell’inutile piccolo borghese di Fini, beccaio per vocazione o quell’immondo calderone di corruzione che costituisce la vecchia guardia di Silvio imperatore. O come quelli che dopo i giorni messicani di Genova non trovarono di meglio che prendersela con i movimenti. Gli stessi che del resto che non lesinano posti e onori a De Gennaro.

Senza se, senza ma e con i perché nascosti dentro il cassetto.

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