Nel 2010 una lista con i nomi di duemila evasori fiscali greci è stata consegnata al governo di Atene, ma senza risultati. Il giornalista Kostas Vaxevanis è stato arrestato per averla pubblicata. Ecco il suo racconto.
“Più uno stato è corrotto e più fa leggi”, scriveva lo storico romano Tacito. In Grecia ci sono molte leggi, così tante che la corruzione può dormire sonni tranquilli. Un club esclusivo di individui potenti compie azioni illecite e poi fa pressione per approvare una norma in grado di legalizzarle, garantendosi un’amnistia. E intanto i mezzi d’informazione stanno in silenzio.
Mentre scrivo queste parole, le vicende di una rivista indipendente in Grecia – Hot Doc, di cui sono il direttore – sono al centro di un dibattito mondiale. La pubblicazione da parte nostra di una lista di presunti correntisti di banche svizzere e il mio conseguente arresto hanno scatenato un putiferio. Ma non sui mezzi d’informazione greci. Qualche mese fa la Reuters e la stampa britannica hanno scoperto alcuni scandali che coinvolgevano le banche greche, ma nemmeno allora i media del nostro paese si sono occupati della vicenda.
Lo spazio che avrebbe dovuto essere dedicato agli scandali è stato invece assegnato ad annunci a pagamento voluti da quelle stesse persone che hanno provocato il crollo delle banche greche.
In Grecia il caso Lagarde è soltanto l'espressione estrema di una realtà radicata.
Nel 2010 Lagarde ha consegnato all’allora ministro delle finanze George Papaconstantinou una lista di cittadini greci titolari di conti bancari all’estero. Parte dei soldi erano sporchi, ovvero denaro che non poteva essere tassato o doveva essere riciclato. In una convulsa successione di eventi, Papaconstinou ha ammesso di aver perso il documento originale, ma ha dichiarato di avere comunque passato una copia al suo successore Evangelos Venizelos. Venizelos ha più volte dichiarato di averla conservata, ma non l’ha ancora mostrata.
Rassegna stampa (news selezionate da staff saluteme.it) di salute e ambiente in Sicilia
mercoledì 31 ottobre 2012
Rischio coaguli per la pillola di terza generazione
Le pillole a base di drospirenone, definite di terza generazione, aumentano il rischio di trombosi rispetto alle versioni precedenti. A dirlo è l'American College of Obstetricians and Gynecologists, secondo cui comunque il rischio rimane abbastanza basso.
Con la pillola a base di drospirenone, i casi di trombosi sarebbero 10 ogni 10 mila donne ogni anno, mentre con la pillola tradizionale da 3 a 9 casi. Fra le donne che non assumono pillole anticoncezionali, invece, i casi vanno da 1 a 5 ogni anno.
In realtà, altre due ricerche erano state più severe con le nuove pillole.
(da italiasalute)
Marchionne, il dittatore della Fiat Bananas
E’ un bene che esista Marchionne. Se non ci fosse lui i vizi, le miserie, la mediocrità e la mascalzonaggine della classe dirigente italiana avrebbero bisogno di molti personaggi per essere rappresentati: ci vorrebbero il bugiardo assoluto, il ricattatore, l’infido, il vigliacco, l’ottuso, il prepotente, il golpista, l’inadeguato, ognuno preso per la grossolana purezza di una di queste caratteristiche. Non che mancherebbero i soggetti, anzi ci sarebbe solo l’imbarazzo della scelta, però verrebbe meno quella sintesi esemplare che non soltanto fa da bignami nell’esplorazione della lotta di classe al contrario cui stiamo assistendo, ma illumina una caratteristica essenziale delle “virtù” elencate prima: non si tratta solo difetti personali, ma il prodotto di un universo sociale ed economico che li esige e li presuppone.
Quello stesso universo che si sintonizza sul multiforme manager e fa finta di credere alle menzogne più clamorose come quella della Fabbrica Italia, tesse l’elenco degli errori più ovvi come se si trattasse di geniali intuizioni e infine ne accetta le carognate come prezzo da pagare per tenersi uno stratega di quel calibro. Qualcuno, magari un minus habens come Bonanni, rimane estasiato, altri fanno solo finta, stanno al gioco, ben sapendo che porre un obiezione, un freno, una resistenza significherebbe inalberare un’ autonomia diu pensiero e di politica a cui non si è abituati.
Gli ultimi due giorni di Marchionne sono stati sublimi e appropriati al meglio del suo peggio: prima è arrivata la notizia della cancellazione del marchio Lancia, poi ha detto due cose che messe insieme sono una clamorosa bugia: che non ci sono soldi per investimenti e che invece vuole puntare su Maserati e Alfa Romeo per entrare o rafforzarsi nel settore “premium”, il solito casto gergo commercial economico per evitare di dire auto di lusso, cioè riservate ai privilegiati. Purtroppo però l’Alfa romeo per diventare una seconda Bmw avrebbe bisogno di massicci investimenti per quanto riguarda scocche, motori, criteri costruttivi, tutte cose che la fiat non si può permettere. Insomma solo un depistaggio per far digerire meglio la notizia della Lancia.
E infine, si è vendicato dei magistrati, ma ancor più dello stato italiano e della stessa democrazia che gli hanno imposto di assumere operai senza pregiudiziali ideologiche che violano non solo la libertà sindacale, ma anche quella di opinione. Ha licenziato 19 operai di Pomigliano per poter far posto a quelli iscritti alla Fiom, sui quali aveva posto un veto illegale e immorale. Una pratica che tutti i nostri imprenditori vorrebbero, anzi non tutti, solo quelli incapaci, incompetenti e grossolani. Un modo per innescare la guerra tra poveri, caso mai ce ne fosse bisogno.
Però, ripeto, è una fortuna che Marchionne esista: è l’immagine vivente del declino e della prevaricazione. Tutte qualità che può mettere all’opera perché un milieu politico glielo consente e sul quale dunque pesa parte della responsabilità. E anche la cattiva coscienza di essere un po’ Marchionne. il simplicissimus
Quello stesso universo che si sintonizza sul multiforme manager e fa finta di credere alle menzogne più clamorose come quella della Fabbrica Italia, tesse l’elenco degli errori più ovvi come se si trattasse di geniali intuizioni e infine ne accetta le carognate come prezzo da pagare per tenersi uno stratega di quel calibro. Qualcuno, magari un minus habens come Bonanni, rimane estasiato, altri fanno solo finta, stanno al gioco, ben sapendo che porre un obiezione, un freno, una resistenza significherebbe inalberare un’ autonomia diu pensiero e di politica a cui non si è abituati.
Gli ultimi due giorni di Marchionne sono stati sublimi e appropriati al meglio del suo peggio: prima è arrivata la notizia della cancellazione del marchio Lancia, poi ha detto due cose che messe insieme sono una clamorosa bugia: che non ci sono soldi per investimenti e che invece vuole puntare su Maserati e Alfa Romeo per entrare o rafforzarsi nel settore “premium”, il solito casto gergo commercial economico per evitare di dire auto di lusso, cioè riservate ai privilegiati. Purtroppo però l’Alfa romeo per diventare una seconda Bmw avrebbe bisogno di massicci investimenti per quanto riguarda scocche, motori, criteri costruttivi, tutte cose che la fiat non si può permettere. Insomma solo un depistaggio per far digerire meglio la notizia della Lancia.
E infine, si è vendicato dei magistrati, ma ancor più dello stato italiano e della stessa democrazia che gli hanno imposto di assumere operai senza pregiudiziali ideologiche che violano non solo la libertà sindacale, ma anche quella di opinione. Ha licenziato 19 operai di Pomigliano per poter far posto a quelli iscritti alla Fiom, sui quali aveva posto un veto illegale e immorale. Una pratica che tutti i nostri imprenditori vorrebbero, anzi non tutti, solo quelli incapaci, incompetenti e grossolani. Un modo per innescare la guerra tra poveri, caso mai ce ne fosse bisogno.
Però, ripeto, è una fortuna che Marchionne esista: è l’immagine vivente del declino e della prevaricazione. Tutte qualità che può mettere all’opera perché un milieu politico glielo consente e sul quale dunque pesa parte della responsabilità. E anche la cattiva coscienza di essere un po’ Marchionne. il simplicissimus
Sicilia, Crocetta: inciuci finiti, saremo miti con durezza.
"Il mercato degli inciuci è finito. Il mio governo sarà sostenuto dall'alleanza con la quale sono stato eletto. Non interferirò sulla scelta del nuovo presidente dell'Assemblea regionale, non mi compete. Voglio un Parlamento che mi controlli, mi dia indirizzi, mi contesti e mi approvi quando sarà necessario". Lo ha detto in conferenza stampa a Palermo, il neo governatore della Sicilia, Rosario Crocetta che poi, parafrasando Che Guevara, ha dichiarato "saremo miti con durezza".
L'ex sindaco di Gela apre al dialogo a tutti i deputati appena eletti all'Ars. E ed è disponibile a dialogare anche con Gianfranco Micciché. "Se lui è disponibile a condividere il mio progetto, non c'è problema - ha affermato - Ma sia chiaro, io sono stato eletto da una alleanza e quella rimane. D'altronde non tutti nel Mpa e nel Pdl sono demoni".
Appena si insedierà come governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, come primo atto revocherà “tutti i consulenti esterni” e avvierà “una maxi-rotazione” dei superburocrati “perchè nessuno può pensare di essere inamovibile”, a cominciare dall’esterno dirigente generale Ludovico Albert, piemontese arruolato da Raffaele Lombardo: “Può già fare le valigie”. Anche i partiti che lo sostengono, Pd, Udc, Api e Psi, sono avvertiti: “Non sono un ostaggio, nella mia giunta mi piacerebbe avere il 50% di donne” comunque “persone rigorose, oneste e competenti”. Al momento l’unica certezza è Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, indicata prima del voto come assessore alla Sanità.
L'ex sindaco di Gela apre al dialogo a tutti i deputati appena eletti all'Ars. E ed è disponibile a dialogare anche con Gianfranco Micciché. "Se lui è disponibile a condividere il mio progetto, non c'è problema - ha affermato - Ma sia chiaro, io sono stato eletto da una alleanza e quella rimane. D'altronde non tutti nel Mpa e nel Pdl sono demoni".
Appena si insedierà come governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, come primo atto revocherà “tutti i consulenti esterni” e avvierà “una maxi-rotazione” dei superburocrati “perchè nessuno può pensare di essere inamovibile”, a cominciare dall’esterno dirigente generale Ludovico Albert, piemontese arruolato da Raffaele Lombardo: “Può già fare le valigie”. Anche i partiti che lo sostengono, Pd, Udc, Api e Psi, sono avvertiti: “Non sono un ostaggio, nella mia giunta mi piacerebbe avere il 50% di donne” comunque “persone rigorose, oneste e competenti”. Al momento l’unica certezza è Lucia Borsellino, figlia del magistrato ucciso nella strage di via D’Amelio, indicata prima del voto come assessore alla Sanità.
lunedì 29 ottobre 2012
CLASSIFICA CITTÀ VERDI, PRIMA VENEZIA ULTIMA MESSINA
Le politiche ambientali urbane hanno subito una “brusca e preoccupante battuta d’arresto” e la situazione resta sempre molto compromessa al Sud. Secondo la ricerca di Legambiente e Ambiente Italia “Ecosistema urbano” su 104 capoluoghi di provincia, nel quadro di grigiore generale emerge Venezia, tra le grandi città, Trento, tra i centri urbani di medie dimensioni, e Verbania tra le piccole. In tutti e tre i casi, però, si tratta di primati relativi: non sono le città più sostenibili, ma sono le meno insostenibili. Rimane invece indietro il Mezzogiorno con Messina, Reggio Calabria e Vibo Valentia ultime in classifica, sia che si parli di grandi capoluoghi, sia di medi o piccoli centri.
Secondo il rapporto, presentato a Venezia nel corso di un convegno, nei capoluoghi italiani non crescono le isole pedonali, le zone a traffico limitato e le reti ciclabili urbane e resta pesante l’inefficienza energetica e quella del trasporto pubblico, messo sotto pressione dai tagli e incapace di attrarre passeggeri. La classifica di Ecosistema Urbano vede Venezia riconfermata al primo posto, grazie al miglioramento della depurazione dei reflui (al 90%), ai consumi elettrici stabili; alla crescita, seppur di poco, della raccolta differenziata (35,4%). Bene il trasporto pubblico con 571 viaggi/ab./anno. Al secondo e terzo posto in classifica Bologna e Genova. I tre centri urbani sono gli stessi, e nello stesso ordine di podio, della scorsa edizione. Nella graduatoria delle citta’ medie conquista, invece, la vetta piu’ alta Trento, che l’anno scorso era seconda alle spalle di Bolzano. Scendono a 42,5 microgrammi al metro cubo le medie relative al biossido di azoto, rispetto ai 49,5 mcrogr./mc della passata edizione. Bene la raccolta differenziata che supera il 60% (64,3%). Nel trasporto pubblico Trento registra 182 viaggi per abitante all’anno. (nuovosoldo)
Secondo il rapporto, presentato a Venezia nel corso di un convegno, nei capoluoghi italiani non crescono le isole pedonali, le zone a traffico limitato e le reti ciclabili urbane e resta pesante l’inefficienza energetica e quella del trasporto pubblico, messo sotto pressione dai tagli e incapace di attrarre passeggeri. La classifica di Ecosistema Urbano vede Venezia riconfermata al primo posto, grazie al miglioramento della depurazione dei reflui (al 90%), ai consumi elettrici stabili; alla crescita, seppur di poco, della raccolta differenziata (35,4%). Bene il trasporto pubblico con 571 viaggi/ab./anno. Al secondo e terzo posto in classifica Bologna e Genova. I tre centri urbani sono gli stessi, e nello stesso ordine di podio, della scorsa edizione. Nella graduatoria delle citta’ medie conquista, invece, la vetta piu’ alta Trento, che l’anno scorso era seconda alle spalle di Bolzano. Scendono a 42,5 microgrammi al metro cubo le medie relative al biossido di azoto, rispetto ai 49,5 mcrogr./mc della passata edizione. Bene la raccolta differenziata che supera il 60% (64,3%). Nel trasporto pubblico Trento registra 182 viaggi per abitante all’anno. (nuovosoldo)
Sicilia, ultime offerte: un voto a 25 euro. Le polpette avvelenate dei gattopardi
Licia Satirico per il Simplicissimus
Un’aria opprimente scandisce le elezioni in Sicilia: la pioggia cade scrosciante, mentre scirocco e nuvole irose portano per la prima volta l’autunno in una regione che compensa con la mitezza del clima le sue atmosfere surreali. Surreale passeggiare tra cumuli di spazzatura imponenti come muraglie in una città priva di mezzi pubblici per la bancarotta della locale azienda trasporti, con i dipendenti del Comune e delle cooperative sociali in protesta per gli stipendi non pagati. Lo spleen ha preso la forma letteraria della bandiera del duomo, abbattuta da una raffica di vento. Il Comune di Messina ha debiti per decine di milioni di euro e le cifre si inseguono come in un incubo: c’è chi dice che l’esposizione debitoria sia di soli diciotto milioni, chi parla di quarantadue milioni e chi ci condanna al default a causa di un buco da oltre settanta milioni di euro.
La città è commissariata. Non per il debito, sia chiaro, ma perché l’ex sindaco, non potendo più cumulare le due cariche di primo cittadino e di deputato regionale, ha scelto un’opportuna exit strategy candidandosi alla Regione. La sua campagna elettorale dipinge Messina come un edificante luogo di sviluppo e di benessere: al pidiellino (ex An) Giuseppe Buzzanca dobbiamo la presenza costante di navi da crociera-monstre che portano turismo, dobbiamo piazzette tematiche e notti della cultura nell’unico mese gelido di questa terra quasi africana, dobbiamo approdi e svincoli. Quel che è certo è che dopo Buzzanca dobbiamo un sacco di soldi a tutti.
Quello di Buzzanca è un caso non unico di sopravvivenza politica sorprendente: già dichiarato decaduto anni fa dalla carica di sindaco a causa di una condanna definitiva per peculato d’uso, fu dichiarato candidabile dall’ennesima legge ad personam e rieletto sindaco giusto in tempo per essere indagato per disastro colposo dopo l’alluvione del 2009. Giuseppe Buzzanca sarà probabilmente eletto, in una terra in cui i disastri non sono mai davvero colposi. I disastri hanno nomi precisi: si chiamano abusivismo, clientelismo, scempio del territorio, connivenza, speculazione, dissesto finanziario. I disastri, senza un cambio epocale di cultura, si ripetono.
È strano pensare al rinnovamento con trentadue indagati o condannati nelle liste elettorali, molti dei quali in cerca del secondo mandato. Difficile evocare pulizia con programmi troppo generici, alla ricerca di inediti “valori comuni” che sanno troppo di alleanza strategica per non indurre sospetti. Arduo anche respirare l’aria fresca evocata da Crocetta pensando a nomi come quello di Buzzanca, di Giuseppe Gennuso, indagato per relazioni tra mafia e scommesse, o di Franco Mineo, accusato di essere uno dei prestanome della famiglia mafiosa dei Galatolo.
La Sicilia reale muore sotto il peso dei debiti, oppressa da cumuli di immondizia per cui nessuno chiamerà l’esercito. Pare che l’affluenza alle urne sia in aumento: a mezzogiorno aveva votato l’11,8 per cento degli elettori, con un punto percentuale in più rispetto al precedente del 2008, solo che nel 2008 si votava anche di lunedì e non draconianamente solo di domenica. I siciliani sono per lo più arrabbiati o rassegnati: i primi sceglieranno un voto di protesta variamente scandito tra forconi e grillini (che puntano a un ambizioso 15 per cento), i secondi sceglieranno ancora una volta secondo incoscienza. Gli allarmi sono già partiti stamattina su Twitter e parlano di voti venduti ad appena 25 euro in alcune zone di Palermo: una notizia che speriamo falsa, perché il nostro voto dovrebbe avere un valore inestimabile.
La partita è ancora aperta ed è impossibile fare previsioni. Non sappiamo come gli elettori reagiranno all’alleanza Pd-Udc, mai turbata in queste settimane dal camper di Renzi, né possiamo sapere se il Pdl Musumeci sia riuscito a sopravvivere all’insidioso “patto della crocchetta” pro-Crocetta attribuito a Micciché. Questo importante test elettorale attraversa silente la nostra domenica piovosa, portando con sé il destino di milioni di persone. Se sia rivoluzione, alluvione o restaurazione sotto la sapiente regia di Raffaele Lombardo lo capiremo tra poche ore. Queste parole possono sembrare scettiche, oscure, amare. Si tratta però, come avrebbe detto Sciascia, dell’incertezza e dell’oscurità con cui parliamo delle cose che conosciamo benissimo. E che, nel caso della Sicilia, amiamo ostinatamente.
Un’aria opprimente scandisce le elezioni in Sicilia: la pioggia cade scrosciante, mentre scirocco e nuvole irose portano per la prima volta l’autunno in una regione che compensa con la mitezza del clima le sue atmosfere surreali. Surreale passeggiare tra cumuli di spazzatura imponenti come muraglie in una città priva di mezzi pubblici per la bancarotta della locale azienda trasporti, con i dipendenti del Comune e delle cooperative sociali in protesta per gli stipendi non pagati. Lo spleen ha preso la forma letteraria della bandiera del duomo, abbattuta da una raffica di vento. Il Comune di Messina ha debiti per decine di milioni di euro e le cifre si inseguono come in un incubo: c’è chi dice che l’esposizione debitoria sia di soli diciotto milioni, chi parla di quarantadue milioni e chi ci condanna al default a causa di un buco da oltre settanta milioni di euro.
La città è commissariata. Non per il debito, sia chiaro, ma perché l’ex sindaco, non potendo più cumulare le due cariche di primo cittadino e di deputato regionale, ha scelto un’opportuna exit strategy candidandosi alla Regione. La sua campagna elettorale dipinge Messina come un edificante luogo di sviluppo e di benessere: al pidiellino (ex An) Giuseppe Buzzanca dobbiamo la presenza costante di navi da crociera-monstre che portano turismo, dobbiamo piazzette tematiche e notti della cultura nell’unico mese gelido di questa terra quasi africana, dobbiamo approdi e svincoli. Quel che è certo è che dopo Buzzanca dobbiamo un sacco di soldi a tutti.
Quello di Buzzanca è un caso non unico di sopravvivenza politica sorprendente: già dichiarato decaduto anni fa dalla carica di sindaco a causa di una condanna definitiva per peculato d’uso, fu dichiarato candidabile dall’ennesima legge ad personam e rieletto sindaco giusto in tempo per essere indagato per disastro colposo dopo l’alluvione del 2009. Giuseppe Buzzanca sarà probabilmente eletto, in una terra in cui i disastri non sono mai davvero colposi. I disastri hanno nomi precisi: si chiamano abusivismo, clientelismo, scempio del territorio, connivenza, speculazione, dissesto finanziario. I disastri, senza un cambio epocale di cultura, si ripetono.
È strano pensare al rinnovamento con trentadue indagati o condannati nelle liste elettorali, molti dei quali in cerca del secondo mandato. Difficile evocare pulizia con programmi troppo generici, alla ricerca di inediti “valori comuni” che sanno troppo di alleanza strategica per non indurre sospetti. Arduo anche respirare l’aria fresca evocata da Crocetta pensando a nomi come quello di Buzzanca, di Giuseppe Gennuso, indagato per relazioni tra mafia e scommesse, o di Franco Mineo, accusato di essere uno dei prestanome della famiglia mafiosa dei Galatolo.
La Sicilia reale muore sotto il peso dei debiti, oppressa da cumuli di immondizia per cui nessuno chiamerà l’esercito. Pare che l’affluenza alle urne sia in aumento: a mezzogiorno aveva votato l’11,8 per cento degli elettori, con un punto percentuale in più rispetto al precedente del 2008, solo che nel 2008 si votava anche di lunedì e non draconianamente solo di domenica. I siciliani sono per lo più arrabbiati o rassegnati: i primi sceglieranno un voto di protesta variamente scandito tra forconi e grillini (che puntano a un ambizioso 15 per cento), i secondi sceglieranno ancora una volta secondo incoscienza. Gli allarmi sono già partiti stamattina su Twitter e parlano di voti venduti ad appena 25 euro in alcune zone di Palermo: una notizia che speriamo falsa, perché il nostro voto dovrebbe avere un valore inestimabile.
La partita è ancora aperta ed è impossibile fare previsioni. Non sappiamo come gli elettori reagiranno all’alleanza Pd-Udc, mai turbata in queste settimane dal camper di Renzi, né possiamo sapere se il Pdl Musumeci sia riuscito a sopravvivere all’insidioso “patto della crocchetta” pro-Crocetta attribuito a Micciché. Questo importante test elettorale attraversa silente la nostra domenica piovosa, portando con sé il destino di milioni di persone. Se sia rivoluzione, alluvione o restaurazione sotto la sapiente regia di Raffaele Lombardo lo capiremo tra poche ore. Queste parole possono sembrare scettiche, oscure, amare. Si tratta però, come avrebbe detto Sciascia, dell’incertezza e dell’oscurità con cui parliamo delle cose che conosciamo benissimo. E che, nel caso della Sicilia, amiamo ostinatamente.
La scienza della corruzione e dell’impunità
Il capo della protezione civile, Gabrielli, succedaneo di Bertolaso, ci prova a fare lo sghetto, a introdurre nuove impunità. Dopo le condanne piovute sulla commissione grandi rischi per la vicenda de L’Aquila, ora chiede una norma urgente per tutelare gli scienziati affinché non debbano correre dei rischi giudiziari. Da uomo dei servizi e dunque abituato alla manipolazione, tenta di farci vedere il dito e non la luna, di depistarci e di farci prendere lucciole per lanterne.
Dice di voler creare un’oasi di protezione per i pareri espressi dagli esperti, ma in realtà vuole solo creare una cortina di impunità per quei poteri, manovre e prassi che si servono degli scienziati come di un alibi per imporre le loro tesi. Nessuno può condannare un ricercatore per un’ opinione che si rivela poi sbagliata e infatti la clamorosa sentenza non dice affatto questo, ma una cosa molto diversa: che i pareri espressi e sottoscritti ex post dalla commissione furono estorti da Bertolaso che a tutti i costi voleva minimizzare il rischio per evitare di prendere quelle costose misure preventive e d’informazione che quanto meno sarebbero state utili a salvare qualche vita. La famosa convocazione della Commissione grandi rischi fu voluta, dieci giorni prima della scossa fatale, per sedare l’ansia di una popolazione sottoposta da mesi ad uno sciame sisimico che invece di cessare provocava scosse sempre più evidenti e forti.
Ansia che derivava anche dalla cassandra Giuliani che sulla base delle misurazioni del gas radon, preconizzava l’arrivo del big one Bertolaso lo aveva denunciato per procurato allarme, ma il susseguirsi delle scosse e in particolare quella del 4° grado della scala Richter , arrivata il 30 marzo, indusse il capo della Protezione civile, non a prendere misure concrete, ma a servirsi della commissione per un’operazione mediatica volta a tranquillizzare: gli scienziati si trovarono perciò dentro una riunione informale a dover sostenere una tesi prefabbricata secondo la quale tutto era normale e che anzi più scosse piccole e medie c’erano e più si dissipava energia. Con il piccolo particolare che non conoscendosi la quantità di energia da dissipare e ignorando totalmente la tipologia storica dei terremoti aquilani, il ragionamento aveva lo stesso valore di Bertolaso: zero. Così come ogni previsione in un senso o nell’altro. Il verbale di quell’incontro, di per sé abbastanza vacuo e per il resto bugiardo (Enzo Boschi pur polemizzando con la sentenza ha detto pochi giorni fa: “sarei stato matto ad escludere una forte scossa”) fu poi fatto firmare il giorno dopo la distruzione della città come documento a discarico delle responsabilità del capo della protezione civile.
Allora cosa vuole dire Gabrielli quando invoca la tutela degli scienziati? La invoca in realtà per sé stesso e per le pressioni della politica su esperti in qualche modo dipendenti da istituzioni pubbliche, spinti ad esprimere ciò che vuole il potere. ” Proteggere” con una legge gli esperti significa in realtà proteggere le indebite pressioni politiche e governative: è del tutto ovvio che se arrendersi alla malafede di stato non comporta alcuna conseguenza e magari anche qualche vantaggio, questa pratica non potrà che crescere e favorire la “corruzione della conoscenza”. Di certo non ci sono in gioco solo i terremoti, ma una vastissima serie di campi che vanno dall’idrologia, alla sanità, ai farmaci, alle analisi ambientali e ai pareri di compatibilità, all’alimentazione, ai mille rischi il cui valore può essere alterato dai poteri politici e da quelli che fanno riferimento ad essi.
Insomma con la scusa della protezione degli esperti che a prima vista appare plausibile e persino auspicabile, si vuole in realtà introdurre una mela marcia pure nel cesto della scienza con incompetenti assoluti e corrotti fino al midollo che dettano le verità che più fanno loro comodo. E con scienziati che pure devono campare e che hanno – come tutti -le loro ambizioni trasformati in ciambellani alla corte degli interessi più disparati salvo quelli dei cittadini e in ultima analisi del mercato e delle sue manacce tutt’altro che invisibili. il semplicissimus
Dice di voler creare un’oasi di protezione per i pareri espressi dagli esperti, ma in realtà vuole solo creare una cortina di impunità per quei poteri, manovre e prassi che si servono degli scienziati come di un alibi per imporre le loro tesi. Nessuno può condannare un ricercatore per un’ opinione che si rivela poi sbagliata e infatti la clamorosa sentenza non dice affatto questo, ma una cosa molto diversa: che i pareri espressi e sottoscritti ex post dalla commissione furono estorti da Bertolaso che a tutti i costi voleva minimizzare il rischio per evitare di prendere quelle costose misure preventive e d’informazione che quanto meno sarebbero state utili a salvare qualche vita. La famosa convocazione della Commissione grandi rischi fu voluta, dieci giorni prima della scossa fatale, per sedare l’ansia di una popolazione sottoposta da mesi ad uno sciame sisimico che invece di cessare provocava scosse sempre più evidenti e forti.
Ansia che derivava anche dalla cassandra Giuliani che sulla base delle misurazioni del gas radon, preconizzava l’arrivo del big one Bertolaso lo aveva denunciato per procurato allarme, ma il susseguirsi delle scosse e in particolare quella del 4° grado della scala Richter , arrivata il 30 marzo, indusse il capo della Protezione civile, non a prendere misure concrete, ma a servirsi della commissione per un’operazione mediatica volta a tranquillizzare: gli scienziati si trovarono perciò dentro una riunione informale a dover sostenere una tesi prefabbricata secondo la quale tutto era normale e che anzi più scosse piccole e medie c’erano e più si dissipava energia. Con il piccolo particolare che non conoscendosi la quantità di energia da dissipare e ignorando totalmente la tipologia storica dei terremoti aquilani, il ragionamento aveva lo stesso valore di Bertolaso: zero. Così come ogni previsione in un senso o nell’altro. Il verbale di quell’incontro, di per sé abbastanza vacuo e per il resto bugiardo (Enzo Boschi pur polemizzando con la sentenza ha detto pochi giorni fa: “sarei stato matto ad escludere una forte scossa”) fu poi fatto firmare il giorno dopo la distruzione della città come documento a discarico delle responsabilità del capo della protezione civile.
Allora cosa vuole dire Gabrielli quando invoca la tutela degli scienziati? La invoca in realtà per sé stesso e per le pressioni della politica su esperti in qualche modo dipendenti da istituzioni pubbliche, spinti ad esprimere ciò che vuole il potere. ” Proteggere” con una legge gli esperti significa in realtà proteggere le indebite pressioni politiche e governative: è del tutto ovvio che se arrendersi alla malafede di stato non comporta alcuna conseguenza e magari anche qualche vantaggio, questa pratica non potrà che crescere e favorire la “corruzione della conoscenza”. Di certo non ci sono in gioco solo i terremoti, ma una vastissima serie di campi che vanno dall’idrologia, alla sanità, ai farmaci, alle analisi ambientali e ai pareri di compatibilità, all’alimentazione, ai mille rischi il cui valore può essere alterato dai poteri politici e da quelli che fanno riferimento ad essi.
Insomma con la scusa della protezione degli esperti che a prima vista appare plausibile e persino auspicabile, si vuole in realtà introdurre una mela marcia pure nel cesto della scienza con incompetenti assoluti e corrotti fino al midollo che dettano le verità che più fanno loro comodo. E con scienziati che pure devono campare e che hanno – come tutti -le loro ambizioni trasformati in ciambellani alla corte degli interessi più disparati salvo quelli dei cittadini e in ultima analisi del mercato e delle sue manacce tutt’altro che invisibili. il semplicissimus
domenica 28 ottobre 2012
CGIL Messina: precisazioni sulle nuove posizioni organizzative del Papardo-Piemonte
In merito all'articolo: Le nuove posizioni organizzative del Papardo-Piemote abbiamo ricevuto il seguente documento di rettifica da parte della segreteria CGIL di Messina, che pubblichiamo integralmente.
La scrivente Segreteria Generale in modo casuale è venuta a conoscenza della pubblicazione dell’articolo, inerente la recente attribuzione delle posizioni organizzative al Papardo-Piemonte da parte della Direzione Generale, apparso sul giornale online “SALUTEME” in data 11 ottobre u.s., codesta OS, a tutela della propria immagine, fa presente quanto segue:
saluteme.it
Il buco nero di Buzzanca. Trasporti in sciopero
Croce e Buzzanca
MESSINAdi Federico Scarcella da ilManifesto.it
In una recente apparizione a Report, nel variegato parterre di politici condannati e indagati, l’ex sindaco di Messina, Giuseppe Buzzanca, Pdl, alla giornalista che gli chiedeva perché un condannato per peculato d’uso (andò in crociera con l’auto blu) debba essere votato, rispose: «Parlo con lei soltanto se siamo in diretta». E tacque. Oggi la diretta è sul comune da lui governato fino alle recenti dimissioni (a causa della scelta di candidarsi alle regionali di domenica prossima in Sicilia), che rischia il default: secondo fonti sindacali è gravato da un debito tra i 200 e i 250 milioni. E Cgil, Cisl e Uil hanno organizzato per il 10 novembre (forse troppo tardi) una mobilitazione cittadina.
Si sa da un pezzo che la città dello Stretto è con le spalle al muro: l’Atm, l’azienda dei trasporti non paga i propri dipendenti e dei trenta tram di cui dispone ne circolano una dozzina scarsa, gli altri sono utilizzati come “donatori” di pezzi di ricambio di cui il magazzino non dispone perché l’azienda non ha soldi per acquistarli. I lavoratori dell’Atm hanno occupato il municipio, il sontuoso palazzo Zanca; due lavoratrici sono in sciopero della fame e una di loro, ieri, si è sentita male ed è finita al pronto soccorso. I dipendenti del comune chissà quando vedranno il loro stipendio e i netturbini di MessinaAmbiente incrociano le braccia. Ma Buzzanca… Lui che fa? Si candida.
La patata bollente l’ha lasciata al commissario straordinario da poco nominato. Non uno qualunque, ma l’ex procuratore capo di Messina, Luigi Croce, sul quale tutti farebbero affidamento qualora ci fosse ancora qualche euro in cassa. Ma soldi non ce n’è: i bene informati dicono che Croce, al suo arrivo, ha trovato in cassa 175 euro (non è un refuso).
La dimensione del disastro è venuta fuori poco a poco. Nel bilancio 2011 il deficit era “soltanto” di 65 milioni, mai ripianato e dunque diventato debito, ingrossato da varie poste venute fuori man mano, compresi i debiti fuori bilancio. Ieri la Corte dei conti ha scritto al commissario chiedendogli di inviare entro il 2 novembre una relazione sullo stato delle finanze del comune.
L’amministrazione dovrà dire se è in grado di garantire i servizi essenziali, altrimenti i magistrati contabili dichiareranno il dissesto, assegnando al Consiglio comunale un termine massimo di 20 giorni per deliberare lo stato di default. È la stessa città in cui Berlusconi meditava di lasciare il segno del suo passaggio, edificando quel ponte rimasto sulla carta e disegnato per la modica sommadi 600 milioni, quanto è costato il progetto dell’opera: tre volte i debiti di Messina. In città, invece, restano i segni della disperazione e gli sfregi della natura che l’1 ottobre di tre anni fa – nella tremenda alluvione che provocò 37 morti – trascinò a mare alcuni villaggi.
sabato 27 ottobre 2012
L'Aquila: sentenza contro scienziati servi
Ma veramente la sentenza dell’Aquila è una follia come ce la raccontano? Veramente gli scienziati sono stati condannati “per non aver previsto il terremoto”? Veramente i magistrati aquilani hanno cercato un capro espiatorio da offrire al popolo come risarcimento della sciagura che ha provocato 309 morti il 6 aprile 2009, come nel Medioevo alla morte del re si decapitava il medico curante? (lo ha scritto il Washington Post).
Niente di tutto questo. Siamo davanti a una NON innocente falsificazione dei fatti. Il fenomeno si ripete ogni volta che la giustizia colpisce un appartenente alla classe dirigente o alla casta politica.
L’accusa di omicidio colposo non riguarda i 309 morti (quello sì che farebbe scattare l’effetto capro espiatorio) ma poco più di 30 vittime, quelle per le quali è stato accertato un legame diretto con l'eccessiva rassicurazioni degli scienziati... Che ha convinto alcuni studenti a dormire tranquilli in stabili per nulla sicuri.
Contrordine corrotti: “resto in campo”
Dove osano i quaquaraquà. Berlusconi cambia un’altra volta idea e dopo la patetica scena della lettera di addio eccolo che torna in scena come un misirizzi: è costretto a rimanere in campo per dare il colpo di grazia alla giustizia già agonizzante, ma ancora in grado di condannarlo. Ora d’accordo che al cavaliere piace il coup de theatre, ma qui c’è qualcosa che non funziona e che va oltre il comico: quando ha dato l’addio alle scene in pompa magna, Berlusconi sapeva che la sentenza ci sarebbe stata il giorno dopo e di certo i suoi avvocati lo avranno avvertito che una condanna era più che possibile, anzi probabile, visto come si era svolto il processo.
In realtà questa marcia indietro precipitosa di Silvio mette in luce qualcosa di più della sua passione per la buffonerie: il marcio a cui è giunta la società italia guidata da questo Mosè da trivio. A parte il rimbambimento senile, l”unico modo con cui si spiega il suo comportamento è che si fidasse di qualche patto siglato o sussurrato che gli assegnava l’immunità perpetua in cambio della sua uscita di scena. Qualcosa di cui si era parlato anche esplicitamente prima ancora del suo capitombolo eterodiretto via Merkel. Se e a che livello fosse stato tacitamente sancito lo scambio, con quali presupposti e consistenza non si sa: ma probabilmente il Cavaliere era convinto o è stato convinto che una sua rinuncia alla politica gli avrebbe fruttato un’assoluzione o al massimo una lievissima condanna nella vicenda Mediatrade.
Lo sconcerto con cui l’entourage berlusconiano ha accolto i quattro anni di galera e soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici è li a testimoniare che si attendevano qualcosa di diverso, nonostante l’accertamento della frode: che la rinuncia, sincera o bugiarda che fosse, avrebbe in qualche misura prodotto una sentenza attenuata. Che insomma tutto si svolgesse dentro un grande mercato del potere e delle relative impunità, che i giudici avrebbero compreso l’antifona. E’ successo invece che la sentenza non sia stata politica, ma puramente giudiziaria che sia avvenuto esattamente il contrario di quanto ora l’incredibile Silvio va dicendo.
Adesso sappiamo che Berlusconi è avvinto al Paese dal suo destino personale come nelle scene finali del Promontorio della paura e che dopo la sorpresa di una sentenza che pensava di aver sterilizzato con il suo addio, si è dedicato al suo ultimo ricatto: far sì che il milieu politico italiano dia concretezza a un patto, smuovendo mari, monti e leggi oppure si trovi a dover fare i conti con una presenza ormai sgradita al mondo intero e fonte di imbarazzo per il Paese. Infatti il suo ritorno sulla scena è avvolto dall’ambiguità, quanto basta per dare avvio ad una contrattazione seria. Che potrebbe concludersi anche con il punto più basso della Repubblica: un salvataggio con la nomina a senatore a vita. Spero sinceramente di sbagliarmi, spero che sia fantapolitica. Anche se proprio dentro questa dimensione abbiamo vissuto i peggiori anni della nostra vita.
il simplicissimus
In realtà questa marcia indietro precipitosa di Silvio mette in luce qualcosa di più della sua passione per la buffonerie: il marcio a cui è giunta la società italia guidata da questo Mosè da trivio. A parte il rimbambimento senile, l”unico modo con cui si spiega il suo comportamento è che si fidasse di qualche patto siglato o sussurrato che gli assegnava l’immunità perpetua in cambio della sua uscita di scena. Qualcosa di cui si era parlato anche esplicitamente prima ancora del suo capitombolo eterodiretto via Merkel. Se e a che livello fosse stato tacitamente sancito lo scambio, con quali presupposti e consistenza non si sa: ma probabilmente il Cavaliere era convinto o è stato convinto che una sua rinuncia alla politica gli avrebbe fruttato un’assoluzione o al massimo una lievissima condanna nella vicenda Mediatrade.
Lo sconcerto con cui l’entourage berlusconiano ha accolto i quattro anni di galera e soprattutto l’interdizione dai pubblici uffici è li a testimoniare che si attendevano qualcosa di diverso, nonostante l’accertamento della frode: che la rinuncia, sincera o bugiarda che fosse, avrebbe in qualche misura prodotto una sentenza attenuata. Che insomma tutto si svolgesse dentro un grande mercato del potere e delle relative impunità, che i giudici avrebbero compreso l’antifona. E’ successo invece che la sentenza non sia stata politica, ma puramente giudiziaria che sia avvenuto esattamente il contrario di quanto ora l’incredibile Silvio va dicendo.
Adesso sappiamo che Berlusconi è avvinto al Paese dal suo destino personale come nelle scene finali del Promontorio della paura e che dopo la sorpresa di una sentenza che pensava di aver sterilizzato con il suo addio, si è dedicato al suo ultimo ricatto: far sì che il milieu politico italiano dia concretezza a un patto, smuovendo mari, monti e leggi oppure si trovi a dover fare i conti con una presenza ormai sgradita al mondo intero e fonte di imbarazzo per il Paese. Infatti il suo ritorno sulla scena è avvolto dall’ambiguità, quanto basta per dare avvio ad una contrattazione seria. Che potrebbe concludersi anche con il punto più basso della Repubblica: un salvataggio con la nomina a senatore a vita. Spero sinceramente di sbagliarmi, spero che sia fantapolitica. Anche se proprio dentro questa dimensione abbiamo vissuto i peggiori anni della nostra vita.
il simplicissimus
- La rivoluzione di Grillo arriva in Sicilia
- Gli italiani affondano, i parlamentari ballano
- I delinquenti al Parlamento italiano
Silvio 2, la vendetta
Licia Satirico per il Simplicissimus
È stato il passo indietro “per amore dell’Italia” più breve della storia. C’era qualcosa di strano in quella lettera d’addio piena di parole altrui, nel plastificato messaggio televisivo così diverso dalla prima discesa in campo. Non era solo l’effetto botulinizzante dello sguardo muto di luce, della pelle tesa fino a rendere il discorso scabro come un paesaggio lunare. Qualcosa suonava falso al di là dell’aspetto innaturale che accompagnava l’accenno alle chimeriche primarie del Pdl, al di fuori del crine artificiale fiorito sull’estuario dei filler di collagene tra appelli al senso di responsabilità e lodi a Monti: le parole remissive di pacato congedo erano una studiata, rocambolesca messinscena, come preconizzato da Massimo Pizzoglio qui sul Simplicissimus.
Non abbiamo fatto in tempo a ponderare l’evoluzione del Pdl dai siliconi ai delfini che subito Berlusconi è tornato sui suoi passi, poche ore dopo la condanna per frode fiscale da parte dei soliti giudici milanesi. Giudici contro cui l’ex premier ha scagliato invano per anni, come anatemi, miriadi di leggi ad personam. Giudici minacciati fino ad oggi dal clamoroso ripensamento, motivato dall’esigenza di riformare la giustizia e dallo scandalo per una sentenza politica giunta al culmine di un’estenuante persecuzione giudiziaria. Legittimi impedimenti, lodialfani e prescrizioni brevi non hanno impedito di condannare Berlusconi per “un’evasione notevolissima” che denota una “propensione a delinquere”.
È stato il passo indietro “per amore dell’Italia” più breve della storia. C’era qualcosa di strano in quella lettera d’addio piena di parole altrui, nel plastificato messaggio televisivo così diverso dalla prima discesa in campo. Non era solo l’effetto botulinizzante dello sguardo muto di luce, della pelle tesa fino a rendere il discorso scabro come un paesaggio lunare. Qualcosa suonava falso al di là dell’aspetto innaturale che accompagnava l’accenno alle chimeriche primarie del Pdl, al di fuori del crine artificiale fiorito sull’estuario dei filler di collagene tra appelli al senso di responsabilità e lodi a Monti: le parole remissive di pacato congedo erano una studiata, rocambolesca messinscena, come preconizzato da Massimo Pizzoglio qui sul Simplicissimus.
Non abbiamo fatto in tempo a ponderare l’evoluzione del Pdl dai siliconi ai delfini che subito Berlusconi è tornato sui suoi passi, poche ore dopo la condanna per frode fiscale da parte dei soliti giudici milanesi. Giudici contro cui l’ex premier ha scagliato invano per anni, come anatemi, miriadi di leggi ad personam. Giudici minacciati fino ad oggi dal clamoroso ripensamento, motivato dall’esigenza di riformare la giustizia e dallo scandalo per una sentenza politica giunta al culmine di un’estenuante persecuzione giudiziaria. Legittimi impedimenti, lodialfani e prescrizioni brevi non hanno impedito di condannare Berlusconi per “un’evasione notevolissima” che denota una “propensione a delinquere”.
venerdì 26 ottobre 2012
influenza: vaccini Novartis ritirati
Novartis sapeva delle anomalie di alcuni lotti dall'11 luglio scorso. Ministero della Salute: «Il ministro ha stigmatizzato il comportamento di Novartis nella vicenda dei vaccini. L'azienda, pur ribadendo che i suoi vaccini sono sicuri e che l'efficacia delle dosi non è comunque compromessa, ha ammesso le proprie responsabilità in ordine dapprima alla mancata e poi all'imperfetta comunicazione all'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) circa i controlli eseguiti su lotti della produzione»
Berlusconi evasore: condannato a 4 anni
Silvio Berlusconi è stato condannato a 4 anni di reclusione per frode fiscale a conclusione del processo per l'acquisizione dei diritti tv di Mediaset. In particolare, i giudici milanesi della prima sezione del tribunale hanno ritenuto prescritto il reato per il 2001, ma non per gli esercizi 2002-2003 nel corso dei quali - scrivono - è stata portata a termine "una evasione notevolissima".
Dei quattro anni inflitti, tre sono stati condonati per indulto (ossia per gli effetti della legge sul condono del 2006). "I diritti erano oggetto di passaggi di mano - si legge nelle motivazioni della sentenza - e di maggiorazioni ingiustificate. Passaggi privi di funzione commerciale. Servivano solo a far lievitare il prezzo".
B. l'operaio, il ferroviere, il medico il profeta e via, tutto ciò che serviva per la sua campagna politica di tipo pubblicitario, trascinata dai suoi media. Poi arrivavano le leggi per salvarlo, le invettive contro i magistrati inquirenti, l'accanimento giudiziario, il diritto di non pagare le tasse...
Dopo quasi 20 anni di potere e con oltre 70 anni non farà certo un giorno di galera, il paese però è al tracollo. Ora questa condanna fa un po' di chiarezza, dopo tante prescrizioni una condanna piena, e senza attenuanti. Ma arrivata troppo tardi per un paese ridotto al fallimento.
Dei quattro anni inflitti, tre sono stati condonati per indulto (ossia per gli effetti della legge sul condono del 2006). "I diritti erano oggetto di passaggi di mano - si legge nelle motivazioni della sentenza - e di maggiorazioni ingiustificate. Passaggi privi di funzione commerciale. Servivano solo a far lievitare il prezzo".
B. l'operaio, il ferroviere, il medico il profeta e via, tutto ciò che serviva per la sua campagna politica di tipo pubblicitario, trascinata dai suoi media. Poi arrivavano le leggi per salvarlo, le invettive contro i magistrati inquirenti, l'accanimento giudiziario, il diritto di non pagare le tasse...
Dopo quasi 20 anni di potere e con oltre 70 anni non farà certo un giorno di galera, il paese però è al tracollo. Ora questa condanna fa un po' di chiarezza, dopo tante prescrizioni una condanna piena, e senza attenuanti. Ma arrivata troppo tardi per un paese ridotto al fallimento.
ABBIAMO MENO DI 24 ORE
Ve lo ricordate il diritto di rettifica? Quella norma allucinante contenuta nel Ddl Intercettazioni che estendeva alla rete una serie di obblighi che avevano un senso se pensati nel 1948 per la carta stampata? Avevamo lavorato molto, io e voi, su questo blog, per scongiurarla. E ci eravamo riusciti, riuscendo a a far passare il nostro emendamento in Commissione Giustizia. Ecco l'ultimo l'annuncio che ne avevo dato. Poi il Ddl Intercettazioni si era arenato. Ma non si sono dati per vinti: il diritto di rettifica applicato al web 2.0 è stato ripresentato, grazie al caso Sallusti, ed è più feroce e inconcepibile di prima. E il Senato l'ha già approvato.
Abbiamo meno di 24 ore di tempo. E' la vendetta dei partiti contro il web che gli ha rotto il giochino. Per spiegarvi perché, faccio anch'io copia-incolla delle parole di Guido Scorza, una nostra vecchia conoscenza, riprese anche dal blog di Alessandro Gilioli che aggiunge carinamente gli indirizzi email dei responsabili.
Ma prima vi dico una cosa. Non solo io non rimuoverò un singolo bit da questo blog, ma annuncio anche la formazione di un'associazione che tutelerà tutti i blogger, compreso me stesso, dall'avanzata di questo medioevo di barbari dell'informazione.
LA VENDETTA DEI PARTITI SULLA RETE
Dal blog di Gilioli via il blog di Scorza sul Fatto.«Tutte le “testate giornalistiche diffuse per via telematica” – definizione tanto ambigua da abbracciare l’intero universo dell’informazione online o nessuno dei prodotti editoriali telematici – saranno obbligate a procedere alla pubblicazione delle rettifiche ricevute da chi assuma di essere stato ingiustamente offeso o che i fatti narrati sul suo conto non siano veritieri.
In caso di mancata pubblicazione della rettifica entro quarantotto ore, si incapperà in una sanzione pecuniaria elevata fino a 25 mila euro ma, prima di allora, si correrà il rischio di essere ripetutamente trascinati in Tribunale ingolfando la giustizia e facendo lievitare i costi per difendere il proprio diritto a fare libera informazione.
Proprio mentre la Cassazione prova a mettere un punto all’annosa questione dell’applicabilità della vecchia legge sulla stampa all’informazione online, escludendola, il Senato, la riapre stabilendo esattamente il contrario: la legge scritta per stampati e manifesti murari si applica anche ad Internet.
Ce ne sarebbe abbastanza per definire anacronistica e liberticida la disposizione appena approvata dalla Commissione Giustizia del Senato ma non basta.
La portata censorea di questa norma è nulla rispetto a quella di un’altra disposizione contenuta nello stesso provvedimento appena licenziato dal Senato: l’art. 3, infatti, stabilisce che “fermo restando il diritto di ottenere la rettifica o l’aggiornamento delle informazioni contenute nell’articolo ritenuto lesivo dei propri diritti, l’interessato può chiedere ai siti internet e ai motori di ricerca l’eliminazione dei contenuti diffamatori o dei dati personali trattati in violazione della presente legge”.
E’ una delle disposizioni di legge più ambigue ed insidiose contro la Rete che abbia sin qui visto la luce perché è scritta male e può significare tutto o niente.
Una previsione inutile se la si leggesse nel senso che chiunque può chiedere ciò che vuole a chi vuole, senza, tuttavia, che il destinatario della richiesta sia tenuto ad accoglierla.
Una previsione liberticida se, invece – come appare verosimile – finirà con l’essere interpretata, specie da blogger e non addetti alle cose del diritto, nel senso che, a fronte della richiesta, sussiste un obbligo di rimozione.
In questo caso, infatti, assisteremo ad una progressiva cancellazione dell’informazione libera e scomoda online, giacché, pur di sottrarsi alle conseguenze della violazione della norma o, almeno, non trovarsi trascinati in tribunale, blogger, gestori di forum di discussione, piccoli editori e motori di ricerca, finiranno con l’assecondare ogni richiesta di rimozione.
Sarebbe la fine della Rete che conosciamo e la definitiva prevaricazione della voce del più forte sul più debole.
Esattamente il contrario di ciò di cui avremmo un disperato bisogno in un Paese come il nostro che vive, da anni, il problema della mancanza di informazione libera: una norma che punisca chiunque provi a censurare, imbavagliare o mettere a tacere un blogger o chiunque faccia informazione.
Domani il testo approda all’assemblea di Palazzo Madama per la discussione ed il voto definitivo: ci sono meno di 24 ore per salvare quell’informazione online che, ovunque nel mondo, sta dando prova di rappresentare la più efficace alleata di ogni società democratica contro i soprusi e le angherie di ogni regime palese od occulto».
Ringraziamo quindi tutta la Commissione, in particolare il senatore Filippo Berselli (PdL: berselli_f – chiocciola – posta.senato.it oppure on.filippo.berselli – chiocciola - studioberselli.com) e la senatrice Silvia Della Monica (Pd: dellamonica_s – chiocciola – posta.senato.it).
Sono ovviamente indirizzi mail pubblici, presenti nelle pagine ufficiali sul sito del Senato.
da byoblu
Mea culpa: il blog prossimo venturo
Devo chiedere scusa a tutti quelli che leggono questo blog, ma mi sono sbagliato e ho pervicacemente perseverato nell’errore, mettendo in atto un disegno criminoso di denigrazione della nostra classe dirigente che è invece efficiente, integra, democratica e di straordinaria intelligenza. L’ho sempre negato, ma come tutti possono sperimentare stiamo effettivamente uscendo dalla crisi come Monti non si stanca di ripetere, la Fornero non ha sbagliato nulla, sono gli esodati ad essere sbagliati di numero e last but not least anche il Piano Italia di Marchionne non è una balla per allocchi: il manager Fiat vuole effettivamente raddoppiare la produzione di auto anche se, per un disgraziato equivoco, si riferiva a modellini in scala 1 a 50.
Ma ci sono molte altre affermazioni che devo rettificare: Renzi viaggia realmente in camper e legge Max Weber durante gli spostamenti, anche se – su consiglio di Gori – rifiuta la dottrina di tutti e cinque i fratelli Marx; il Pd è un partito di sinistra; il presidente Napolitano vibra, ma senza il Parkinson; Scajola è un galatuomo che compra case a sua insaputa perché affetto dalla sindrome di Dieb; alle cene di Arcore si raccontavano solo barzellette purché fossero vecchie di vent’anni e il gruppo Bilderberg è la nipote di Mubarak.
Non so, forse su qualcosa mi confondo, ne ho dette tante. Ma questa è solo l’anticipazione di come potrà essere il blog una volta passata la legge salva Sallusti, il cavallo di troia scelto per ammutolire la stampa e più che mai internet, prevedendo multe impossibili nel contesto di un provvedimento liberticida e confuso, grazie al quale solo le lodi, purché sperticate, potranno essere al sicuro da azioni legali o dall’ imposizione di far sparire i post o dall’obbligo di pubblicare rettifiche “ricevute da chi assuma di essere stato ingiustamente offeso”. E di certo saranno le uniche “assunzioni” in questo Paese. Paradossalmente mentre la Cassazione cerca di escludere l’informazione online sottraendola all’applicazione della vecchia legge sulla stampa, il Senato, va in direzione del tutto contraria applicando ad internet ciò che valeva per i manifesti murari.
Ma la legge, è solo una difesa di casta e il fatto che sia scritta coi piedi, anzi con gli zoccoli di capre al pascolo, raggiunge ancor meglio il suo scopo lasciando la più vasta possibilità di interpretazione in tutti i casi possibili e dissuadendo così chiunque dal fare informazione. Di certo riuscire a salvare Sallusti dal carcere e incarcerare l’informazione, rende bene il tipo di giornalismo padronale e servile che si vuole. E di certo il fatto che il provvedimento nasca con la firma di Gasparri e Chiti rende bene l’idea dello spirito bipartisan con cui è stata confezionata, aggiungendovi poi l’articolato liberticidio. Purtroppo questo aspetto manca nel documento d’intenti che si dovrebbe firmare per partecipare alle primarie e scegliere se stare con l’agenda Monti dalla destra di Renzi o stare con l’agenda Monti dalla sinistra di Bersani.
Quasi quasi chiedo una rettifica perché assumo di essere ingiustamente offeso. il semplicissimus
Ma ci sono molte altre affermazioni che devo rettificare: Renzi viaggia realmente in camper e legge Max Weber durante gli spostamenti, anche se – su consiglio di Gori – rifiuta la dottrina di tutti e cinque i fratelli Marx; il Pd è un partito di sinistra; il presidente Napolitano vibra, ma senza il Parkinson; Scajola è un galatuomo che compra case a sua insaputa perché affetto dalla sindrome di Dieb; alle cene di Arcore si raccontavano solo barzellette purché fossero vecchie di vent’anni e il gruppo Bilderberg è la nipote di Mubarak.
Non so, forse su qualcosa mi confondo, ne ho dette tante. Ma questa è solo l’anticipazione di come potrà essere il blog una volta passata la legge salva Sallusti, il cavallo di troia scelto per ammutolire la stampa e più che mai internet, prevedendo multe impossibili nel contesto di un provvedimento liberticida e confuso, grazie al quale solo le lodi, purché sperticate, potranno essere al sicuro da azioni legali o dall’ imposizione di far sparire i post o dall’obbligo di pubblicare rettifiche “ricevute da chi assuma di essere stato ingiustamente offeso”. E di certo saranno le uniche “assunzioni” in questo Paese. Paradossalmente mentre la Cassazione cerca di escludere l’informazione online sottraendola all’applicazione della vecchia legge sulla stampa, il Senato, va in direzione del tutto contraria applicando ad internet ciò che valeva per i manifesti murari.
Ma la legge, è solo una difesa di casta e il fatto che sia scritta coi piedi, anzi con gli zoccoli di capre al pascolo, raggiunge ancor meglio il suo scopo lasciando la più vasta possibilità di interpretazione in tutti i casi possibili e dissuadendo così chiunque dal fare informazione. Di certo riuscire a salvare Sallusti dal carcere e incarcerare l’informazione, rende bene il tipo di giornalismo padronale e servile che si vuole. E di certo il fatto che il provvedimento nasca con la firma di Gasparri e Chiti rende bene l’idea dello spirito bipartisan con cui è stata confezionata, aggiungendovi poi l’articolato liberticidio. Purtroppo questo aspetto manca nel documento d’intenti che si dovrebbe firmare per partecipare alle primarie e scegliere se stare con l’agenda Monti dalla destra di Renzi o stare con l’agenda Monti dalla sinistra di Bersani.
Quasi quasi chiedo una rettifica perché assumo di essere ingiustamente offeso. il semplicissimus
MESSINA: Blitz Casa Serena, Nas e polizia giudiziaria setacciano strutture. Il blitz è durato dal mattino fino alle quattro del pomeriggio. Oltre ai carabinieri e alla Pg c’erano gli ispettori del Lavoro e quelli dell’Asp. Controllati anche i degenti
Un sopralluogo molto lungo e accurato che è stato deciso e coordinato dal dirigente della Sezione di Pg della polizia, Fabio Ettaro, e che s’inquadra in una serie di accertamenti con relativi fascicoli aperti, che la Procura sta svolgendo ormai da mesi sul mondo sommerso e non dei Servizi sociali, e quindi anche sulla struttura assistenziale di Casa Serena. Nei mesi scorsi in Procura è stato tra l’altro recapitato un esposto in cui si segnalavano alcune situazioni particolari proprio su “Casa Serena”, e adesso c’è in corso un’attività di verifica ad ampio raggio. Ieri mattina la task force è arrivata di buon’ora nella struttura gestita dalla cooperativa “Azione sociale”, erano le 9 circa, e i vari componenti del gruppo di lavoro ognuno per le proprie competenze specifiche hanno cominciato a “vivisezionare” ogni angolo della palazzina, a spulciare atti e documenti, a prelevare in copia documentazione. Il fronte dei controlli ha avuto comunque due aspetti preminenti, ovvero i controlli igienico-sanitari eseguiti dai carabinieri del Nas e gli aspetti amministrativi, lavorativi e di gestione, nonché il mancato pagamento di alcune mensilità, da parte di tutti gli altri che si trovavano sul posto tra investigatori e ispettori.
Enricodigiacomo
Enricodigiacomo
L’INCHIESTA DI ANTONIO MAZZEO: Reattori nucleari da rottamare in visita nel Golfo di Napoli
Un ultimo approdo a Napoli per tre giorni prima d’incrociare l’Atlantico e raggiungere Norfolk, in Virginia. Dal 19 al 21 ottobre le acque del capoluogo campano hanno ospitato la USS Enterprise, la più vecchia delle portaerei a propulsione nucleare della marina militare Usa, nella sua ultima missione operativa. Dopo 50 anni di guerre e tantissimi morti, entro la fine di dicembre l’unità sarà smontata pezzo per pezzo e verranno inattivati i suoi otto reattori atomici. A omaggiare la Enterprise nella sua sosta a Napoli sono intervenute le massima autorità militari nazionali, l’ambasciatore Usa in Italia David Thorne e l’ammiraglio Bruce Clingan, comandante delle forze navali statunitensi in Europa e in Africa.
Nell’agosto del 1962, il Golfo di Napoli e la base Usa e Nato di Gaeta furono meta del viaggio inaugurale di quella che sino ad oggi è stata la più imponente delle unità da guerra (342 metri di lunghezza e un dislocamento di 93.000 tonnellate). Qualche mese dopo, la USS Enterprise venne trasferita nei Caraibi per stringere l’assedio contro Cuba durante la crisi dei missili nucleari sovietici. Da allora in poi la portaerei nucleare è stata la protagonista di tutte le operazioni di guerra scatenate da Washington a livello planetario: dal Vietnam al primo conflitto del Golfo, dai Balcani e il Kosovo sino alle odierne operazioni belliche in Afghanistan e in Iraq. Quella iniziata nel marzo di quest’anno in Medio Oriente è stata la venticinquesima e ultima missione della Enterprise: in meno di sei mesi e con un equipaggio di 3.000 marinai e 1.800 aviatori, ha attraversato lo Stretto di Hormuz una decina di volte e la settantina di caccia imbarcati hanno effettuato 8.800 sortite nell’area del Golfo persico, contribuendo a far crescere pericolosamente la tensione tra Stati Uniti-Israele e l’Iran. (da enricodigiacomo)
Nell’agosto del 1962, il Golfo di Napoli e la base Usa e Nato di Gaeta furono meta del viaggio inaugurale di quella che sino ad oggi è stata la più imponente delle unità da guerra (342 metri di lunghezza e un dislocamento di 93.000 tonnellate). Qualche mese dopo, la USS Enterprise venne trasferita nei Caraibi per stringere l’assedio contro Cuba durante la crisi dei missili nucleari sovietici. Da allora in poi la portaerei nucleare è stata la protagonista di tutte le operazioni di guerra scatenate da Washington a livello planetario: dal Vietnam al primo conflitto del Golfo, dai Balcani e il Kosovo sino alle odierne operazioni belliche in Afghanistan e in Iraq. Quella iniziata nel marzo di quest’anno in Medio Oriente è stata la venticinquesima e ultima missione della Enterprise: in meno di sei mesi e con un equipaggio di 3.000 marinai e 1.800 aviatori, ha attraversato lo Stretto di Hormuz una decina di volte e la settantina di caccia imbarcati hanno effettuato 8.800 sortite nell’area del Golfo persico, contribuendo a far crescere pericolosamente la tensione tra Stati Uniti-Israele e l’Iran. (da enricodigiacomo)
Messina. Emergenza cittadina: per la Cgil debiti per 250milioni
Mentre palazzo Zanca è assediato dai lavoratori delle principali vertenza riconducibili alle difficoltà finanziarie del Comune, Messinambiente, Servizi sociali, Pulimento, sono i lavoratori precari, le famiglie dei disoccupati e quelle in difficoltà che rischiano di pagare il prezzo più alto di questo disastro- scrive Lillo Oceano, segretario generale della Cgil di Messina-. Si profila il taglio dei servizi, il pagamento di quelli a domanda individuale come la mensa scolastica , ulteriori ritardi nel pagamento degli stipendi mentre le bollette, la spesa, gli affitti non aspettano. La Cgil aveva ripetutamente denunciato cosa stava accadendo ma siamo stati liquidati come pessimisti e cassandre. Oggi è prioritario trovare soluzioni a quest’emergenza, ma non si può trascurare di individuare i responsabili di tutto ciò”.
Da ieri intanto, a palazzo Zanca, circola una nota a firma del Ragioniere generale Coglitore con la quale, mettendo a confronto entrate e uscite, si evidenzia uno sforamento del Patto di stabilità superiore 72 milioni di euro che si tradurrà in ulteriore aggravi per le Casse comunali. La Cgil provinciale, sulla base dei dati in proprio possesso, stima in oltre 250milioni i debiti complessivi di palazzo Zanca. “Una situazione davvero drammatica che evidenzia tutte le gravi carenze gestionali di questi ultimi anni, che continuano a emergere da ogni settore – osserva il segretario generale della Cgil di Messina, Lillo Oceano che ricorda come nelle ultime 24 ore al nodo Atm, Messinambiente, Servizi sociali, Stipendi dei comunali, si è aggiunta la vertenza del pulimento, quella della mensa scolastica e persino il caso delle bollette non pagate. “Tre i principali fattori che hanno determinato l’attuale situazione delle casse comunali – osserva Oceano-: lo sforamento del patto di stabilità dello scorso anno imputabile all’impiego di somme del Comune per il completamento degli svincoli , l’elevata evasione cui si è sommata in questo esercizio l’incapacità di riscossione di qualsiasi tributo. In pratica possiamo dire che il Comune ha incassato quasi nulla su rifiuti, Tarsu, occupazione suolo, pubblicità e altri tributi. Infine il taglio ai trasferimenti nazionali che però essendo noto, richiedeva una ridefinizione delle spese, cosa che non è evidentemente avvenuta”.
Oceano sottolinea quindi l’esigenza di ispirare qualunque futuro intervento all’equità, evitando di gravare sulle fasce deboli e sui contribuenti onesti. “Ora occorre intervenire senza perdere di vista l’equità e il senso di responsabilità sociale, facendo pagare chi non ha mai pagato o puntualmente evaso, e tutelando le fasce deboli della popolazione e quelle oneste – osserva Oceano-. Si devono garantire gli stipendi, i servizi ai cittadini e una riorganizzazione funzionale del sistema. Anche ricorrendo a misure straordinarie”. nuovosoldo
giovedì 25 ottobre 2012
Anziana muore al Policlinico di Messina, il cadavere resta per due ore in corsia
MESSINA – Il cadavere di un’anziana, Giovanna Maria Cannameli, è rimasto nel reparto di Medicina interna del Policlinico di Messina per due ore e trenta minuti prima di essere trasferito nella camera mortuaria del nosocomio per l’assenza di ambulanze!! A denunciarlo è il genero Enrico Fodale, che spiega: “Martedì pomeriggio il cadavere di mia suocera è rimasto nel letto d’ospedale con accanto altri pazienti e con i solerti medici e infermieri che si dimenavano telefonicamente con il personale della sala mortuaria per la traslazione della salma, spostata solo quando i responsabili della sala mortuaria si sono dichiarati disponibili a riceverla”.
“Nelle due ore e mezza di attesa – aggiunge – non si è neppure pensato di trasferire la povera defunta in una stanzetta dello stesso reparto. Il che la dice lunga sulla sensibilità dell’amministrazione dell’ospedale. Mia suocera è deceduta attorno alle 18 e solo verso le 20,30 è uscita dal reparto. Immaginate voi come si potevano sentire gli altri pazienti della stanza. Vi è chi in quelle condizioni ha dovuto subire una trasfusione”. (nuovosoldo)
“Nelle due ore e mezza di attesa – aggiunge – non si è neppure pensato di trasferire la povera defunta in una stanzetta dello stesso reparto. Il che la dice lunga sulla sensibilità dell’amministrazione dell’ospedale. Mia suocera è deceduta attorno alle 18 e solo verso le 20,30 è uscita dal reparto. Immaginate voi come si potevano sentire gli altri pazienti della stanza. Vi è chi in quelle condizioni ha dovuto subire una trasfusione”. (nuovosoldo)
Sicilia verso le elezioni. In corsa 32 indagati o sotto processo. “Liste pulite” riapre la questione morale
Palazzo dei Normanni - Palermo (foto di Sostine Cannata)
Condannati, rinviati a giudizio, sotto indagine per i reati più diversi: ex presidenti, deputati uscenti e vecchie glorie formano il partito trasversale degli inquisiti
di EMANUELE LAURIA (tratto da laRepubblica.it)PALERMO - Indagati, imputati, condannati: sono trentadue, all’ultima conta. Per reati che magari sfuggono ai codici etici approvati da Udc, Pd, Pdl ma dimostrano come sia irrisolta in Sicilia la questione morale. Ieri Gianfranco Fini ha messo il dito nella piaga: “Se in Sicilia si vuole aprire un chiosco o un bar serve un certificato antimafia. Per candidarsi no…”, ha detto il presidente della Camera durante il suo tour nella regione. Circostanza che crea “una differenza oggettiva nel rispetto della legalità”.
Parole che riaprono una recente ferita nella sua coalizione “autonomista” che sostiene Gianfranco Micciché: Grande Sud, il partito di Micciché, ha ricandidato a Palermo Franco Mineo, attualmente sotto processo perché accusato di essere un prestanome di un esponente dei Galatolo, famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Una decisione che ha spinto Fabio Granata, vicecoordinatore di Fli, a ritirare il sostegno a Micciché.
mercoledì 24 ottobre 2012
La rivoluzione di Grillo arriva in Sicilia
In Sicilia è iniziata la rivoluzione di Grillo. Il comico non si ferma più, ovunque raccoglie simpatie e critiche feroci nei confronti dei rivali alle Regionali. Le piazze sono stracolme di gente che applaude felice. Forse qualcuno va per assistere allo show gratuitamente, ma ascoltandolo poi si accorge di ridere amaramente.
Intanto i sondaggisti confermano che il M5S ha sfondato il 10% e potrebbe persino battere i 2 partiti più accreditati Pd e Pdl. L'astensionismo dell'Isola potrebbe, infatti, trasformarsi in una valanga. Un voto di protesta per il movimento 5 stelle, e i maggiori partiti ora tremano.
La rivoluzione di Grillo arriva in Sicilia....
Taranto: gli assassini dell'inquinamento
Peggiorano passando dal 10 all’11% i dati della mortalità a Taranto. In particolare, per quanto riguarda le donne, il dato è spaventoso: i tumori sono aumentati passando dal 24 al 100% rispetto ai rilevamenti precedenti.
Anche nei bambini sono stati registrati incrementi significativi di contrazione malattie per tutte le cause nel primo anno di vita. È quanto emerso dal rapporto "Ambiente e salute a Taranto: evidenze disponibili e indicazioni di sanità pubblica" dell'Istituto superiore della sanità sui siti inquinati, presentato a Taranto dal ministro della Salute, Renato Balduzzi. (saluteme.it)
Debito pubblico, record dell’Italia, nel secondo trimestre 2012 è al 126% del Pil
BRUXELLES – Nuovo record per il debito pubblico italiano, che nel secondo trimestre del 2012 è schizzato al 126,1% del Pil (Prodotto interno lordo). Sono questi i dati resi noti da Eurostat. Nel primo trimestre il debito aveva già raggiunto il picco di 123,7%, il più alto dal ’95 quando era al 120,9%. L’Italia si conferma seconda solo alla Grecia, il cui debito è ora al 150,3%. Balzo in avanti per il debito portoghese, passato dal 112% al 117,5%, e quello irlandese, cresciuto dal 108,5% al 111,5%. Anche il rapporto debito/Pil della Spagna è in netto aumento: dal 72,9% dei primi tre mesi del 2012 al 76% di fine giugno. (nuovosoldo)
martedì 23 ottobre 2012
La strage dei cacciatori
La strage dei cacciatori:
In 35 giorni effettivi di caccia, dal 1 settembre al 20 ottobre, le armi dei cacciatori, hanno ucciso 13 persone, tra cui un bambino, e ne hanno ferite 33, tra cacciatori e non.
E' quanto emerge dall'analisi dei dati dell'Associazione Vittime della caccia. Un dato drammatico al quale si aggiuge l'incidente di oggi: un cacciatore di 64 anni, di Aviatico, in provincia di Bergamo, è morto colpito dal fucile del nipote di 25 anni mentre scivolava. (saluteme.it)
In 35 giorni effettivi di caccia, dal 1 settembre al 20 ottobre, le armi dei cacciatori, hanno ucciso 13 persone, tra cui un bambino, e ne hanno ferite 33, tra cacciatori e non.
E' quanto emerge dall'analisi dei dati dell'Associazione Vittime della caccia. Un dato drammatico al quale si aggiuge l'incidente di oggi: un cacciatore di 64 anni, di Aviatico, in provincia di Bergamo, è morto colpito dal fucile del nipote di 25 anni mentre scivolava. (saluteme.it)
lunedì 22 ottobre 2012
SCIOPERO MARITTIMI Caronte&Tourist dalle ore 12 del 23 ottobre 2012 alle ore 12 del giorno successivo
COMUNICATO Or.SA SICILIA ALL’UTENZA
La società di navigazione Caronte&Tourist agisce nello Stretto con esclusivo scopo di lucro e non è titolare di alcuna convenzione che la incarichi di garantire il diritto alla mobilità dei cittadini, l’azienda modula il servizio di traghettamento di conseguenza alle esigenze di mercato ed esclusivamente con fini di massimo profitto privato, pertanto, a nostro avviso, Caronte&Tourist non rientra fra le aziende che la legge 146/90 individua come erogatrici di servizio pubblico essenziale che nello Stretto è garantito da altre società di navigazione titolari di, concessioni, convenzioni e/o sovvenzioni erogate dallo Stato per garantire la libertà di circolazione anche in occasione di sciopero.
Con lo scopo di fare definitiva chiarezza sull’atteggiamento ambiguo di un’azienda PRIVATA che in occasione di azioni di sciopero pretende di essere assimilata alle società incaricate di garantire il diritto alla mobilità ma durante il normale esercizio di tutti i giorni assume atteggiamenti cinici volti esclusivamente al massimo profitto privato, con buona pace dei diritti dell’utenza; questa Organizzazione Sindacale ha posto chiari quesiti alla Commissione di Garanzia che per dovere di trasparenza si allegano al presente comunicato.
In attesa di definitivo pronunciamento della Commissione di Garanzia, durante lo sciopero di 24 ore dichiarato dall’OrSA Marittimi, a partire dalle ore 12 del 23 ottobre p.v. l’Or.S.A., nonostante tutto, per venire incontro alle esigenze dell’utenza ed in particolare dei pendolari, ha disposto di garantire il servizio di una nave a singolo ponte nelle fasce orarie di maggiore affluenza: dalle ore 06,00 alle 09,00 e dalle 18,00 alle 21,00.
Scusandoci anticipatamente per il disservizio che nostro malgrado sarà arrecato all’incolpevole utenza, riteniamo opportuno ribadire che i marittimi di Caronte&Tourist sono impegnati in una vertenza senza precedenti che ha assunto i connotati della lotta per il mantenimento dei livelli di civiltà nel mondo del lavoro. Lo sciopero dell’Or.S.A. intende opporsi al diktat padronale che ha posto i lavoratori di fronte all’infame scelta fra il licenziamento di 69 marittimi o la decurtazione del 25% degli stipendi per tutto il personale, il tutto per garantire il massimo livello di profitto privato ad un’azienda che da sempre interpreta Messina e i Messinesi come strumento passivo per gonfiare a dismisura i bilanci aziendali.
Sicilia: una voragine di sei miliardi
PALERMO - Un buco di sei miliardi. A tanto ammonterà a fine anno, secondo la Corte dei Conti, il deficit del bilancio regionale. Una voragine destinata a salire. Nel nuovo numero di ASud’Europa, settimanale del Centro Pio La Torre, un’analisi impietosa e dettagliata dei conti della Regione siciliana. Dal 2007 al 2011 il debito è più che raddoppiato, frutto dell’aumento della spesa per il personale e per la spesa sanitaria, che ha un’incidenza del 48% sull’intero bilancio regionale.
Pesano anche le partecipazioni regionali: i dipendenti delle società regionali sono infatti oltre 7.000 e richiedono oneri superiori a 220 milioni di euro annui. Altro versante critico per la finanza locale è quello della gestione dei rifiuti, ove emergono passività degli enti locali per oltre 505 milioni di euro, spesso non correttamente contabilizzate.
Il principale creditore è lo Stato, con il ministero delle Finanze seguito dalla Cassa depositi e prestiti. Il resto del debito è composto da altri mutui contratti con la Banca europea degli investimenti e da obbligazioni. Per far fronte allo scoperto, nel 2011, la Regione ha speso 431 milioni. La maggior parte – 228 – sono interessi; il resto serve a rimborsare i prestiti- Male, per la Corte, la costruzione dei documenti di bilancio 2012-2014, definita “densa di interrogativi”: iniziata con il Dpef e proseguita con il bilancio a legislazione vigente, giunta a conclusione solo a fine aprile 2012, “dopo aver bruciato tutto il margine consentito all’esercizio provvisorio”. (nuovosoldo)
domenica 21 ottobre 2012
Nuovo studio: i trattamenti radioterapici creano cellule tumorali 30 volte più grave; potenti rispetto alle normali cellule tumorali
In una ricerca rivoluzionaria appena pubblicata su Stem Cells, una rivista del settore riservata agli specialisti, i ricercatori del Jonsson Comprehensive Cancer Center Department of Oncology della UCLA, hanno scoperto che, benchè uccidano mediamente una metà delle cellule tumorali ad ogni trattamento, le cure con le radiazioni per il tumore al seno trasformano le cellule tumorali superstiti in cellule tumorali staminali che sono molto più resistenti al trattamento delle normali cellule tumorali. Questa nuova ricerca assesta un altro colpo al fallimentare protocollo di cura ufficiale appoggiato dai media ufficiali allineati; protocollo che cerca di tagliar via, avvelenare o bruciare i tumori, cioè i sintomi del cancro, invece di curare le cause dei tumori, cioè il cancro.
Ecco il link al documento completo: documento pdf - da la leva
Graziosi accadimenti del declino
Il giorno dei vitalizi
Oggi per i consiglieri regionali lombardi scatta il vitalizio. Nicole Minetti grazie ai 30 mesi fatti in consiglio per meriti dentali prenderà 1300 euro al mese a partire dai 60 ani di età. La valanga di scandali e di inchieste che si è scatenata sul Pirellone non è stata in grado di far cadere il governo lombardo e il suo presidente viaggiatore fino al raggiungimento di questa data fatidica. Il fattore vitalizio del resto è uno dei più potenti motori della vita politica italiana: uno dei fattori che ha impedito le elezioni anticipate. Ne hanno fatto le spese i pensionati presenti e futuri, sacrificati ai conteggi miopi e iniqui della Fornero & C: le pensioni si toccano e si cancellano, ma i vitalizi no, come nella Versailles del Re Sole. La Minetti, ormai rassicurata sul proprio futuro, forse farà un film di Tinto Brass, ma il culo sarà quello dei cittadini.
Il salario della Rossi
La deputata Pdl, Mariarosaria Rossi, assistente personale del cavaliere, qualsiasi cosa significhi, ha depositato il 3 agosto una proposta di legge per la liberalizzazione delle società di riscossione. Guarda caso il marito della onorevole è titolare di una società di recupero crediti, la Euro Service Group, di cui lei stessa è azionista: sfruttando il seggio parlamentare si prepara un ricco futuro in attesa dell’immancabile vitalizio. Il bello è che il marito della Rossi è stato ascoltato nella commissione si sta occupando della legge in qualità di esperto, come se la cosa non lo riguardasse e non riguardasse anche la moglie. Voi non ci crederete, ma il consorte ha espresso un infinità di lodi sul provvedimento, dicendo che è quello che ci vuole. Quello che ci vorrebbe per loro lo tengo me.
Maccartista da strapazzo
La Melandri ha reagito al disagio che ha preso un po’ tutti, persino nel Pd, alla notizia della sua elevazione alla direzione del Maxxi come compenso per la non rielezione. La deputata in servizio ininterrotto da vent’anni ha detto che la reazione testimonia solo dell’invidia altrui, un sentimento che questa self made woman con cittadinanza americana, deve aver provato spesso, visto che misteriosamente il giorno dopo la laurea è stata assunta come dirigente dell’Eni. Ma ha anche aggiunto che le critiche sono dovute a “maccartismo bipartisan”. Vabbè, non sa nemmeno cos’è stato il maccartismo, dunque ha tutti i titoli per prendere uno stipendio a 5 cifre.
Non chiamateli signori
Incredibile: un prete anticamorra, don Maurizio Patriciello, è andato in prefettura a Napoli per parlare con il prefetto di Napoli Andrea De Martino, e quello di Caserta, Carmela Pagano. Ma al sacerdote è bastato chiamare “signora’”la dottoressa Pagano per scatenare l’ira di De Martino: «Lei chiamerebbe mai ‘”signore”‘ un sindaco? Dov’è il rispetto per le istituzioni?» Capiamo che il rispetto per le istituzioni per certi personaggi si ferma alla titolazione spagnolesca, non è una sorpresa dentro la sordida, servile e spesso incompetente alta burocrazia. Infatti il “dottor” De Martino ha considerato quel signora un offesa «Può anche andarsene, ma prima cerchi di capire cosa sto dicendo. Chiamandola signora l’ha offesa e ha offeso anche me». Dopotutto ha ragione chi si sognerebbe mai di chiamare signori individui del genere? E del resto chiamarli anche dottori viene difficile: l’incommensurabile De Martino, seriosa imitazione di Totò si è lasciato scappare: «Se io la chiamerei ‘signore’ invece di reverendo, lei che direbbe?» Eh beh, signori si nasce e lui modestamente nacque prefetto.
Diventa invalido a Lourdes
Da 15 anni Alfonso Gennaro Carinci di Sorrento si fingeva invalido intascando la relativa pensione. Ma era arrivato al momento di percepire il trattamento pensionistico dell’Inps e voleva liberarsi della falsa invalidità. così aveva pensato di andare a Lourdes e di simulare una guarigione miracolosa. Ma il destino gli ha teso una tranello: arrivato della città dei miracoli è scivolato e si è fratturato una vertebra, rimanendo così realmente ancorato alla sedia a rotelle. In compenso il miracolo si è avuto invece in Italia: sottoposto a verifiche per vedere se fosse davvero invalido ha superato a pieni voti l’esame.
da il simplicissimus
MESSINA, GIAN ANTONIO STELLA SUL CORRIERE: Il senatore compra casa e cambia idea sul Ponte.
Il senatore compra casa (e cambia idea sul Ponte). L’Udc D’Alia diceva: «Grande opera». Poi: «Un flop»: «Viva il ponte!». «Abbasso il ponte!» Quando il senatore Gianpiero D’Alia, capogruppo dell’Udc al Senato, cambiò di colpo idea sul ponte sullo Stretto diventando più talebano degli ambientalisti, i messinesi ci restarono secchi: questa poi! Sorpresa: aveva comprato a prezzo stracciato una villa sul mare dove dovrebbe sorgere uno dei giganteschi piloni del gigantesco viadotto. (Corriere della Sera)
Reggio: Comune sciolto per mafia, era prosecuzione della precedente giunta presieduta da Scopelliti (attuale presidente della regione Calabria)
È stato pubblicato il decreto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha controfirmato il provvedimento dell’esecutivo Monti che sancisce lo scioglimento per contiguità mafiose del Comune di Reggio Calabria. Oltre al testo del Capo dello Stato è stata resa nota anche la relazione di accompagnamento della ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri, la quale “considera” l’Amministrazione Arena appena sciolta come una naturale prosecuzione di quella del 2002 (la prima dell’ex sindaco Scopelliti).
«L’avvicendamento tra le amministrazioni – scrive la ministra Cancellieri – non ha impresso un’inversione di tendenza nella conduzione del Comune, che anzi si contraddistingue per una concreta continuità d’azione; in tal senso, è particolarmente significativo che su nove assessori ben quattro erano componenti delle precedenti giunte».
da enricodigiacomo
«L’avvicendamento tra le amministrazioni – scrive la ministra Cancellieri – non ha impresso un’inversione di tendenza nella conduzione del Comune, che anzi si contraddistingue per una concreta continuità d’azione; in tal senso, è particolarmente significativo che su nove assessori ben quattro erano componenti delle precedenti giunte».
da enricodigiacomo
sabato 20 ottobre 2012
Pericolo esavalente: vaccino ritirato
di Roberto Gava
Messaggio urgente per tutti i genitori che pensano di vaccinare i loro figli con l’esavalente
Ha la data del 6 ottobre 2012, è una comunicazione dall’Istituto di Stato per Controllo dei Farmaci della Slovacchia e reca l’urgenza di classe 1: ritiro immediato del vaccino esavalente Infanrix Hexa per rischio contaminazione batterica pericolosa (1).
I fatti
Pochi giorni fa, il 6 ottobre scorso, l’Istituto di Stato per Controllo dei Farmaci della Slovacchia diffonde un documento urgente (riferimento n° 12/5541 - 389/2012/900) in cui impone il ritiro immediato dal commercio del farmaco Infanrix Hexa (Codice 34905) della ditta belga GlaxoSmithKline Biologicals s.a., lotto A21CB191B con data di scadenza 01-2014.
La motivazione ufficiale è che durante il controllo di qualità è stata riscontrata una contaminazione microbica dell’ambiente di produzione. È riportato che i prodotti finali della lavorazione (cioè il vaccino in oggetto) non sono microbicamente contaminati, ma, allo scopo di assicurare il mantenimento dello standard di qualità, l’ente di registrazione accetta il ritiro del farmaco Infanrix Hexa dalle farmacie e dai fornitori sanitari. Il documento ufficiale dice che: “I pazienti che sono stati vaccinati con questo vaccino non sono a rischio a causa del vaccino stesso che soddisfa tutti i requisiti di qualità”. Cioè, il vaccino va benissimo e soddisfa tutti i requisiti di ottima qualità … eppure l’hanno fatto ritirare immediatamente! È difficile comprenderne il motivo, almeno per noi comuni mortali.
Il ritiro è stato disposto con urgenza massima: classe 1.
A cosa corrisponde la classe 1 d’urgenza?
La classificazione delle urgenze è stabilita dalle norme europee (norma emea/ins/gmp/459921/2010) ed è la seguente:
1a classe d’urgenza: le urgenze che minacciano potenzialmente la vita oppure possono causare gravi danni alla salute. Provvedimento da attuare immediatamente!
2a classe d’urgenza: le urgenze che possono minacciare la salute o possono portare a cure non corrette, ma non rientrano nella classe 1. Provvedimento da attuare entro 48 ore!
3a classe d’urgenza: le urgenze che non minacciano la salute, ma il ritiro è stato effettuato per altri motivi. Provvedimento da attuare entro 5 giorni!
Cos’è l’esavalente?
L’esavalente (nome commerciale Infanrix HEXA della ditta GlaxoSmithKline) è il vaccino usato anche in Italia per vaccinare i neonati a partire dal 2°-3° mese di vita. Questo vaccino contiene 6 antigeni che dovrebbero proteggere i nostri figli verso i seguenti germi: difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, emofilo tipo B.
A parte la Regione Veneto, e in modo diverso qualche altra Regione, in Italia le vaccinazioni pediatriche obbligatorie sono 4 e cioè contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B. Però, a partire dal 2003, è stato messo in commercio il vaccino esavalente (un’unica fiala vaccinale contro 6 germi) che è stato silenziosamente imposto scalzando i 4 vaccini prima disponibili e i genitori si sono trovati obbligati, senza alcuna legge dello Stato, a somministrare ai loro figli 6 vaccini contemporaneamente invece dei 4 obbligatori.
Ciò è accaduto nonostante si sappia che il rischio che un bambino ha di subire danni da vaccino è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo e tanto è maggiore il numero di vaccini somministrati contemporaneamente (2).
Messaggio urgente per tutti i genitori che pensano di vaccinare i loro figli con l’esavalente
L'esavalente è il vaccino usato anche in Italia per vaccinare i neonati a partire dal 2°-3° mese di vita
Ha la data del 6 ottobre 2012, è una comunicazione dall’Istituto di Stato per Controllo dei Farmaci della Slovacchia e reca l’urgenza di classe 1: ritiro immediato del vaccino esavalente Infanrix Hexa per rischio contaminazione batterica pericolosa (1).
I fatti
Pochi giorni fa, il 6 ottobre scorso, l’Istituto di Stato per Controllo dei Farmaci della Slovacchia diffonde un documento urgente (riferimento n° 12/5541 - 389/2012/900) in cui impone il ritiro immediato dal commercio del farmaco Infanrix Hexa (Codice 34905) della ditta belga GlaxoSmithKline Biologicals s.a., lotto A21CB191B con data di scadenza 01-2014.
La motivazione ufficiale è che durante il controllo di qualità è stata riscontrata una contaminazione microbica dell’ambiente di produzione. È riportato che i prodotti finali della lavorazione (cioè il vaccino in oggetto) non sono microbicamente contaminati, ma, allo scopo di assicurare il mantenimento dello standard di qualità, l’ente di registrazione accetta il ritiro del farmaco Infanrix Hexa dalle farmacie e dai fornitori sanitari. Il documento ufficiale dice che: “I pazienti che sono stati vaccinati con questo vaccino non sono a rischio a causa del vaccino stesso che soddisfa tutti i requisiti di qualità”. Cioè, il vaccino va benissimo e soddisfa tutti i requisiti di ottima qualità … eppure l’hanno fatto ritirare immediatamente! È difficile comprenderne il motivo, almeno per noi comuni mortali.
Il ritiro è stato disposto con urgenza massima: classe 1.
A cosa corrisponde la classe 1 d’urgenza?
La classificazione delle urgenze è stabilita dalle norme europee (norma emea/ins/gmp/459921/2010) ed è la seguente:
1a classe d’urgenza: le urgenze che minacciano potenzialmente la vita oppure possono causare gravi danni alla salute. Provvedimento da attuare immediatamente!
2a classe d’urgenza: le urgenze che possono minacciare la salute o possono portare a cure non corrette, ma non rientrano nella classe 1. Provvedimento da attuare entro 48 ore!
3a classe d’urgenza: le urgenze che non minacciano la salute, ma il ritiro è stato effettuato per altri motivi. Provvedimento da attuare entro 5 giorni!
Cos’è l’esavalente?
L’esavalente (nome commerciale Infanrix HEXA della ditta GlaxoSmithKline) è il vaccino usato anche in Italia per vaccinare i neonati a partire dal 2°-3° mese di vita. Questo vaccino contiene 6 antigeni che dovrebbero proteggere i nostri figli verso i seguenti germi: difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, emofilo tipo B.
A parte la Regione Veneto, e in modo diverso qualche altra Regione, in Italia le vaccinazioni pediatriche obbligatorie sono 4 e cioè contro difterite, tetano, poliomielite, epatite B. Però, a partire dal 2003, è stato messo in commercio il vaccino esavalente (un’unica fiala vaccinale contro 6 germi) che è stato silenziosamente imposto scalzando i 4 vaccini prima disponibili e i genitori si sono trovati obbligati, senza alcuna legge dello Stato, a somministrare ai loro figli 6 vaccini contemporaneamente invece dei 4 obbligatori.
Ciò è accaduto nonostante si sappia che il rischio che un bambino ha di subire danni da vaccino è tanto maggiore quanto più il bambino è piccolo e tanto è maggiore il numero di vaccini somministrati contemporaneamente (2).
Femminicidi a colpi di regresso sociale
Licia Satirico per il Simplicissimus
Da gennaio a oggi sono centouno i casi italiani di femminicidio, termine orribile con cui si fa riferimento a un omicidio di genere che assomiglia a un genocidio culturale: la donna-cosa viene soppressa quando rivendica la sua libertà, sfuggendo ad amori asfissianti e definitivi o a codici di comportamento che la privano di ogni capacità di autodeterminazione. L’ultimo episodio è accaduto in una Palermo molto lontana dai delitti d’onore: un’assolata città anonima in cui una ragazza di buona famiglia, circondata da affetti, nasconde per mesi l’incubo di un persecutore disperato. Carmela Petrucci, diciassette anni, è morta per salvare la sorella dalla coltellata di uno stalker col profilo Facebook pieno di cuori e frasi d’amore. La vittima designata, rimasta ferita, aveva avuto una storia con l’assassino: in un certo senso è morta anche lei, nonostante la faticosa sopravvivenza del corpo.
Si tratta di un dramma universale: difficile non pensare, sia pure nella diversità del contesto, alle affinità atroci tra la siciliana Carmela Petrucci e l’afghana quattordicenne Malala Yousafzai, ferita alla testa dai talebani per il precoce impegno civile a tutela della scolarizzazione delle bambine. Diverse le cause della violenza brutale, identico l’effetto: la ribelle viene azzerata, eliminata, annientata. Malala, però, è stata più forte dei suoi sopraffattori e della stessa morte, perché la signora con la falce può essere molto più gentile di un bruto qualsiasi.
Sino al 2009, il nostro Paese ha vantato una frequenza statistica meno intensa rispetto a Finlandia, Danimarca e Norvegia: in media 7 donne uccise ogni milione di cittadini contro le nostre 6, 57 (ignoriamo la sorte delle percentuali di donna superstiti). La Spagna di Zapatero aveva invece registrato un notevole calo, grazie a strategie efficaci di prevenzione della violenza, educazione al rispetto e sviluppo della solidarietà. Oggi il fenomeno è di nuovo in preoccupante aumento in tutta Europa: la recessione, la distruzione dello stato sociale e i rigurgiti reazionari fanno regredire in modo ominoso la condizione femminile.
Il nostro non è un Paese per soggetti deboli: la donna non è difesa dai compagni violenti, non è protetta sul lavoro, non ha sufficienti garanzie di tutela della maternità. A tutto questo si aggiunge la rivisitazione confessionale e restrittiva di diritti dolorosi che credevamo acquisiti: proprio oggi Anna Lombroso ha denunciato sul Simplicissimus, ancora una volta, il revirement cleropositivo che sta tentando di smantellare – con il ritorno asfissiante di un Movimento per la vita ben tollerato dalle principali forze politiche – i residui applicativi della legge 194.
Da gennaio a oggi sono centouno i casi italiani di femminicidio, termine orribile con cui si fa riferimento a un omicidio di genere che assomiglia a un genocidio culturale: la donna-cosa viene soppressa quando rivendica la sua libertà, sfuggendo ad amori asfissianti e definitivi o a codici di comportamento che la privano di ogni capacità di autodeterminazione. L’ultimo episodio è accaduto in una Palermo molto lontana dai delitti d’onore: un’assolata città anonima in cui una ragazza di buona famiglia, circondata da affetti, nasconde per mesi l’incubo di un persecutore disperato. Carmela Petrucci, diciassette anni, è morta per salvare la sorella dalla coltellata di uno stalker col profilo Facebook pieno di cuori e frasi d’amore. La vittima designata, rimasta ferita, aveva avuto una storia con l’assassino: in un certo senso è morta anche lei, nonostante la faticosa sopravvivenza del corpo.
Si tratta di un dramma universale: difficile non pensare, sia pure nella diversità del contesto, alle affinità atroci tra la siciliana Carmela Petrucci e l’afghana quattordicenne Malala Yousafzai, ferita alla testa dai talebani per il precoce impegno civile a tutela della scolarizzazione delle bambine. Diverse le cause della violenza brutale, identico l’effetto: la ribelle viene azzerata, eliminata, annientata. Malala, però, è stata più forte dei suoi sopraffattori e della stessa morte, perché la signora con la falce può essere molto più gentile di un bruto qualsiasi.
Sino al 2009, il nostro Paese ha vantato una frequenza statistica meno intensa rispetto a Finlandia, Danimarca e Norvegia: in media 7 donne uccise ogni milione di cittadini contro le nostre 6, 57 (ignoriamo la sorte delle percentuali di donna superstiti). La Spagna di Zapatero aveva invece registrato un notevole calo, grazie a strategie efficaci di prevenzione della violenza, educazione al rispetto e sviluppo della solidarietà. Oggi il fenomeno è di nuovo in preoccupante aumento in tutta Europa: la recessione, la distruzione dello stato sociale e i rigurgiti reazionari fanno regredire in modo ominoso la condizione femminile.
Il nostro non è un Paese per soggetti deboli: la donna non è difesa dai compagni violenti, non è protetta sul lavoro, non ha sufficienti garanzie di tutela della maternità. A tutto questo si aggiunge la rivisitazione confessionale e restrittiva di diritti dolorosi che credevamo acquisiti: proprio oggi Anna Lombroso ha denunciato sul Simplicissimus, ancora una volta, il revirement cleropositivo che sta tentando di smantellare – con il ritorno asfissiante di un Movimento per la vita ben tollerato dalle principali forze politiche – i residui applicativi della legge 194.
La Protezione tangenti
Anna Lombroso per il Simplicissimus
“Io, dissanguato dalle tangenti per il Palazzo”, si lamenta Francesco Piscicelli: “Balducci imponeva tutto, se parla lui viene giù tutta la seconda Repubblica e pure mezzo Vaticano. Guido Bertolaso? Un megalomane che si vendeva per 50 mila euro. A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. E’ un assedio” Lui è diventato famoso quando è stata pubblicata l’intercettazione nella quale lo si sente sghignazzare del terremoto dell’Aquila con il cognato. Napoletano, alto borghese, vicino ad Alleanza nazionale, Piscicelli è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso.
La “procedura” Protezione civile, con la deroga totale per ogni gara pubblica, nasce con il Giubileo del Duemila, con il patto scellerato fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Insieme montano una macchina per “semplificare”, accelerare, deregolare, “liberare” e costruire in un paese, a loro dire, paralizzato da lacci e laccioli. Via via le licenze, le libertà diventano sistema di trasgressione e motore per l’arricchimento personale.
Dice Piscicelli: “Sfruttato a sinistra e a destra, l’ho visto con i miei occhi, l’ho vissuto dall’interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata poi trasferita a ministri, sottosegretari, parlamentari, magistrati, funzionari della Protezione, dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam”.
“Io, dissanguato dalle tangenti per il Palazzo”, si lamenta Francesco Piscicelli: “Balducci imponeva tutto, se parla lui viene giù tutta la seconda Repubblica e pure mezzo Vaticano. Guido Bertolaso? Un megalomane che si vendeva per 50 mila euro. A Natale, Pasqua e Ferragosto i parlamentari italiani battono cassa. E’ un assedio” Lui è diventato famoso quando è stata pubblicata l’intercettazione nella quale lo si sente sghignazzare del terremoto dell’Aquila con il cognato. Napoletano, alto borghese, vicino ad Alleanza nazionale, Piscicelli è stato uno dei quindici costruttori scelti dalla cricca della Ferratella per lavorare al soldo della Protezione civile di Bertolaso.
La “procedura” Protezione civile, con la deroga totale per ogni gara pubblica, nasce con il Giubileo del Duemila, con il patto scellerato fra il sindaco di Roma Francesco Rutelli, il provveditore alle Opere pubbliche del Lazio Angelo Balducci e il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. Insieme montano una macchina per “semplificare”, accelerare, deregolare, “liberare” e costruire in un paese, a loro dire, paralizzato da lacci e laccioli. Via via le licenze, le libertà diventano sistema di trasgressione e motore per l’arricchimento personale.
Dice Piscicelli: “Sfruttato a sinistra e a destra, l’ho visto con i miei occhi, l’ho vissuto dall’interno: una montagna di denaro pubblico per dieci stagioni è stata messa a bilancio per realizzare auditorium, stadi, caserme, svincoli e in percentuale è stata poi trasferita a ministri, sottosegretari, parlamentari, magistrati, funzionari della Protezione, dirigenti delle Opere pubbliche. Nessuna istituzione, nessun partito, tutto ad personam”.
Perle di revisioni
Nell’ultimo Cochrane Colloquium svoltosi quest’anno ad Auckland, si è parlato di una nuova modalità di trasmissione semplice e rapida dei contenuti delle revisioni sistematiche Cochrane, per far sì che esse possano giungere realmente ai clinici. Le revisioni sistematiche Cochrane rappresentano una delle più importanti fonti di prove di efficacia, ma non le legge quasi nessuno di coloro che potrebbero e dovrebbero utilizzarle nella pratica clinica.
Il fatto è che sono quasi sempre molto lunghe, e anche decisamente troppo tecniche. Tanto che, ad esempio, il nostro gruppo di Evidence Based Medicine, inserisce una speranzosa giornata di formazione nei propri corsi per i medici, proprio finalizzato a spiegare come si dovrebbe leggere una revisione Cochrane. Queste revisioni rispondono a una precisa domanda. Una domanda, una revisione. Ad esempio: quanto sono efficaci le iniezioni locali di corticosteroidi per la sindrome del tunnel carpale? Quindi, in teoria, il medico che non sapesse rispondere a questa domanda, potrebbe far ricorso alla corrispondente revisione Cochrane per trovare una sicura risposta, basata su prove di efficacia.
Peccato che, tranne in rari casi molto virtuosi, non lo farà mai. Oltre alla barriera della lunghezza (molte decine di pagine), e quella della difficoltà tecnica insita nel concetto stesso di revisione sistematica, specie se con metanalisi, il medico italiano si trova anche di fronte a una barriera linguistica, visto che le revisioni sono in inglese. Anche se il sito Partecipasalute ha iniziato a tradurre in italiano, in facile linguaggio divulgativo, i comunicati stampa delle revisioni Cochrane
Il fatto è che sono quasi sempre molto lunghe, e anche decisamente troppo tecniche. Tanto che, ad esempio, il nostro gruppo di Evidence Based Medicine, inserisce una speranzosa giornata di formazione nei propri corsi per i medici, proprio finalizzato a spiegare come si dovrebbe leggere una revisione Cochrane. Queste revisioni rispondono a una precisa domanda. Una domanda, una revisione. Ad esempio: quanto sono efficaci le iniezioni locali di corticosteroidi per la sindrome del tunnel carpale? Quindi, in teoria, il medico che non sapesse rispondere a questa domanda, potrebbe far ricorso alla corrispondente revisione Cochrane per trovare una sicura risposta, basata su prove di efficacia.
Peccato che, tranne in rari casi molto virtuosi, non lo farà mai. Oltre alla barriera della lunghezza (molte decine di pagine), e quella della difficoltà tecnica insita nel concetto stesso di revisione sistematica, specie se con metanalisi, il medico italiano si trova anche di fronte a una barriera linguistica, visto che le revisioni sono in inglese. Anche se il sito Partecipasalute ha iniziato a tradurre in italiano, in facile linguaggio divulgativo, i comunicati stampa delle revisioni Cochrane
Funghi: i consigli dei micologi
L’autunno è un periodo tradizionalmente propizio per la raccolta dei funghi spontanei, tuttavia anche i più esperti devono prestare attenzione al corretto riconoscimento delle specie commestibili. Per questa ragione, è opportuno sottoporre i funghi raccolti o ricevuti in regalo, al controllo degli ispettori micologi.
Al fine di prevenire casi di intossicazione, o veri e propri avvelenamenti, i micologi consigliano alcune regole, cui tutti i cercatori di funghi dovrebbero attenersi... (www.saluteme.it)
Al fine di prevenire casi di intossicazione, o veri e propri avvelenamenti, i micologi consigliano alcune regole, cui tutti i cercatori di funghi dovrebbero attenersi... (www.saluteme.it)
venerdì 19 ottobre 2012
Sanità, ignorato lo stop del ministero via libera ai contratti per i primari
Via libera ai contratti di primari e dirigenti della Sanità in Sicilia. In piena campagna elettorale messi in palio nove incarichi di vertice a Catania, Trapani ed Enna. Eppure la Regione, applicando le norme sulla spending review, a fine agosto aveva posto un freno alle nomine. L'assessorato alla Salute: vigileremo sulla regolarità delle procedure di GIUSI SPICA - Repubblica Sicilia
M5S: senza Salute la Sicilia muore - Blog di Beppe Grillo
giovedì 18 ottobre 2012
La Corruzione ringrazia
Licia Satirico per il Simplicissimus
«Non è vero che non abbiamo costruito nulla. Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria ma bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c’è dietro ad ogni provvedimento»: con queste parole Paola Severino commenta il voto di fiducia al maxiemendamento del governo sul ddl anticorruzione. Negli ultimi giorni il ministro ha decisamente perso il suo tradizionale aplomb: «questa è una legge della quale l’Italia credo possa sentirsi orgogliosa». Le sue pretestuose lacune sarebbero addirittura intenzionali, perché, se nel ddl fossero stati inseriti i cosiddetti reati satellite (dal falso in bilancio al voto di scambio, per giungere alla quisquilia della prescrizione), si sarebbe solo “affollato” il provvedimento. Il governo interverrà – e anche presto – su tutte le questioni collaterali, perché questo esecutivo è fatto di persone oneste.
Sono un’ortottera scrivente. Non voglio definirmi grilla per evitare confusioni ideologiche con leader nuotatori politicamente in auge, e devo confessare che nutro una naturale antipatia per il grillo parlante della favola di Pinocchio. Il fatto è che l’antipatia per il grillo nasce, nella favola, da una simpatia istintiva per la fresca ingenuità del bambino di legno, capace di affetto e di grande generosità. Ma sto parlando del Pinocchio del Mare, della Balena e di Geppetto.
«Non è vero che non abbiamo costruito nulla. Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria ma bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c’è dietro ad ogni provvedimento»: con queste parole Paola Severino commenta il voto di fiducia al maxiemendamento del governo sul ddl anticorruzione. Negli ultimi giorni il ministro ha decisamente perso il suo tradizionale aplomb: «questa è una legge della quale l’Italia credo possa sentirsi orgogliosa». Le sue pretestuose lacune sarebbero addirittura intenzionali, perché, se nel ddl fossero stati inseriti i cosiddetti reati satellite (dal falso in bilancio al voto di scambio, per giungere alla quisquilia della prescrizione), si sarebbe solo “affollato” il provvedimento. Il governo interverrà – e anche presto – su tutte le questioni collaterali, perché questo esecutivo è fatto di persone oneste.
Sono un’ortottera scrivente. Non voglio definirmi grilla per evitare confusioni ideologiche con leader nuotatori politicamente in auge, e devo confessare che nutro una naturale antipatia per il grillo parlante della favola di Pinocchio. Il fatto è che l’antipatia per il grillo nasce, nella favola, da una simpatia istintiva per la fresca ingenuità del bambino di legno, capace di affetto e di grande generosità. Ma sto parlando del Pinocchio del Mare, della Balena e di Geppetto.
MESSINA: Bruzzano ex commissario dei vigili finito ai domiciliari per peculato, ricettazione, falso e distruzione di atti; interrogato per quattro ore.
Il gip Giovanni De Marco lo ha interrogato per quattro ore di seguito ieri mattina nella sua stanza al piano seminterrato del Palazzo di giustizia. Dalle dieci alle due di pomeriggio l’ormai ex commissario della polizia municipale Aldo Bruzzano ha raccontato la sua versione dei fatti dopo l’inchiesta che lo ha travolto e mandato agli arresti domiciliari con una sfilza di accuse ovvero ricettazione in concorso, peculato, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri. Accuse che s’intersecano tra la sua attività lavorativa come capo della sezione Tutela ambientale della polizia municipale e quella di “dominus” dei quattro negozi di compro-oro formalmente gestiti dal figlio.
E proprio ieri pomeriggio uno dei quattro punti compro-oro che gestiva, quello di via Tommaso Cannizzaro, ha subito un vero e proprio assalto armato con momenti di grande paura e tensione per la dipendente che in quel momento si trovava in negozio, contro cui sarebbe stata addirittura versata della benzina durante le fasi concitate della rapina. Solo l’arrivo tempestivo di un paio di Volanti della polizia ha scongiurato il peggio. (ENRICODIGIACOMO)
E proprio ieri pomeriggio uno dei quattro punti compro-oro che gestiva, quello di via Tommaso Cannizzaro, ha subito un vero e proprio assalto armato con momenti di grande paura e tensione per la dipendente che in quel momento si trovava in negozio, contro cui sarebbe stata addirittura versata della benzina durante le fasi concitate della rapina. Solo l’arrivo tempestivo di un paio di Volanti della polizia ha scongiurato il peggio. (ENRICODIGIACOMO)
mercoledì 17 ottobre 2012
Fiorito, Berlusconi sapeva. In una lettera la denuncia un mese prima del caso
E' il 6 agosto quando il nuovo capogruppo Pdl in Regione Lazio, Francesco Battistoni, anticipa tutti gli abusi sui fondi in una lettera protocollata al Cavaliere, ad Alfano e a Verdini. La profezia: "Stabilità della giunta a rischio". Ma nessuno ha risposto fino all'inchiesta della magistratura...
il Fatto Quotidiano
Fumo in auto avvelena
Respirare fumo di sigaretta in macchina è molto più pericoloso che farlo in qualsiasi altro luogo e fa addirittura più male dei fumi di scarico delle automobili. A sostenerlo è uno studio dell'Università di Aberdeen, in Scozia, pubblicato sulla rivista Tobacco Control.
Le concentrazioni di particelle, ovvero l'insieme di sostanze sospese in aria come metalli, particelle carboniose, fibre ecc., sono centuplicate nell'abitacolo di un guidatore che fuma. I ricercatori scozzesi hanno analizzato 17 guidatori, fra cui 14 fumatori, nel corso di 104 viaggi in auto di durata variabile fra i 5 e i 70 minuti. Gli autori della sperimentazione hanno misurato i livelli di particolato una volta al minuto nell'area posteriore del veicolo, dove si posizionano di solito i bambini. Da una media di 7,4 microgrammi di polveri per metro cubo d'aria nelle auto dei non fumatori si passava agli 85 microgrammi per metro cubo nelle auto dei fumatori accaniti, con punte di 880 microgrammi a seconda del numero di sigarette fumate.
"I bimbi sono più a rischio - spiegano gli scienziati - a causa di una maggior frequenza respiratoria, di un sistema immunitario meno sviluppato"....
Alcuni esperti della British Medical Association, l'Associazione dei medici inglesi, hanno proposto il divieto assoluto di fumare in macchina. (da italiasalute)
F35: misteri e bombardamenti di bugie
Su tutto si può risparmiare sulle pensioni, sui disabili, sugli esodati, sui salari. Ma non sugli F35 che sono sacri. Così mentre si celebra l’Europa che sappiamo perché apportatrice di pace, non si rinuncia alla gigantesca spesa per i nuovi caccia. Anzi, visto che il loro prezzo è salito si devono aggiungere altri 3,2 miliardi al conto, cosa questa che non incontra alcuna opposizione da parte del milieu politico, anzi, su questo come fa notare Alessandro Gilioli, c’è un silenzio assordante.
E sapete, mica basta: la versione da portaerei, l’unica che eventualmente potrebbe servirci visto che i vecchi Harrier a decollo verticale hanno fatto il loro tempo, incontra grossi problemi tecnici ed è sicuro che se verrà prodotta, cosa ancora incerta, il risultato sarà una macchina mediocre, ma con altri e ancora più pesanti aumenti di prezzo senza parlare degli oneri di manutenzione del 40% superiori a qualsiasi altro caccia al mondo. Dico questo perché la spesa militare che dobbiamo affrontare è fra l’altro completamente incoerente sia con le possibilità, sia con il nostro eventuale ruolo militare e quella che viene chiamata “proiezione di potenza”. Però anche su questo non è possibile sapere quali siano le linee guida e nasce il sospetto che esse siano affidate a più estemporanee e lucrose considerazioni tra milieu politico e militare.
Qui mi fermo per evitare di farmi prendere la mano dal sospetto che dietro tutto questo accanimento sugli F35 ci sia qualcosa di molto oscuro, anche se molto intuibile. Quello che mi preme far notare è che nel febbraio scorso fu diffuso l’annuncio che invece dei 131 caccia di cui si parlava, ne sarebbero stati acquisiti “solo” 90 a causa delle vicissitudini finanziarie del Paese. Ma in realtà questo avrebbe richiesto di un disegno di legge da votare in Parlamento di cui non si è vista traccia.
Ma c’è anche di più: fino al dicembre dell’anno scorso, sebbene si parlasse di 131 macchine, nero su bianco ci si era impegnati solo per l’acquisizione di una ventina di caccia a decollo verticale per le nostre due miniportaerei e altri venti per l’aviazione. Forse la cifra di 131 era una pura intenzione di massima da realizzare nel corso di molti anni, sta di fatto che la misericordiosa riduzione di 41 caccia annunciata nel febbraio e non ancora ratificata, è in realtà un aumento di 50 macchine sulle quantità per le quali c’era un impegno definito. Guarda caso tutto questo è avvenuto proprio nel periodo in cui l’Olanda ha rinunciato all’acquisto dei sessanta F 35 che in un primo tempo si era detta disposta ad acquisire. Certe volte le coincidenze sono straordinarie.
Forse, anzi certamente gli F35 non sono quei caccia al top che ci si aspettava, ma questo non toglie che sia in grado di attuare un devastante bombardamento di bugie. di ilsimplicissimus
E sapete, mica basta: la versione da portaerei, l’unica che eventualmente potrebbe servirci visto che i vecchi Harrier a decollo verticale hanno fatto il loro tempo, incontra grossi problemi tecnici ed è sicuro che se verrà prodotta, cosa ancora incerta, il risultato sarà una macchina mediocre, ma con altri e ancora più pesanti aumenti di prezzo senza parlare degli oneri di manutenzione del 40% superiori a qualsiasi altro caccia al mondo. Dico questo perché la spesa militare che dobbiamo affrontare è fra l’altro completamente incoerente sia con le possibilità, sia con il nostro eventuale ruolo militare e quella che viene chiamata “proiezione di potenza”. Però anche su questo non è possibile sapere quali siano le linee guida e nasce il sospetto che esse siano affidate a più estemporanee e lucrose considerazioni tra milieu politico e militare.
Qui mi fermo per evitare di farmi prendere la mano dal sospetto che dietro tutto questo accanimento sugli F35 ci sia qualcosa di molto oscuro, anche se molto intuibile. Quello che mi preme far notare è che nel febbraio scorso fu diffuso l’annuncio che invece dei 131 caccia di cui si parlava, ne sarebbero stati acquisiti “solo” 90 a causa delle vicissitudini finanziarie del Paese. Ma in realtà questo avrebbe richiesto di un disegno di legge da votare in Parlamento di cui non si è vista traccia.
Ma c’è anche di più: fino al dicembre dell’anno scorso, sebbene si parlasse di 131 macchine, nero su bianco ci si era impegnati solo per l’acquisizione di una ventina di caccia a decollo verticale per le nostre due miniportaerei e altri venti per l’aviazione. Forse la cifra di 131 era una pura intenzione di massima da realizzare nel corso di molti anni, sta di fatto che la misericordiosa riduzione di 41 caccia annunciata nel febbraio e non ancora ratificata, è in realtà un aumento di 50 macchine sulle quantità per le quali c’era un impegno definito. Guarda caso tutto questo è avvenuto proprio nel periodo in cui l’Olanda ha rinunciato all’acquisto dei sessanta F 35 che in un primo tempo si era detta disposta ad acquisire. Certe volte le coincidenze sono straordinarie.
Forse, anzi certamente gli F35 non sono quei caccia al top che ci si aspettava, ma questo non toglie che sia in grado di attuare un devastante bombardamento di bugie. di ilsimplicissimus
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