Rassegna stampa (news selezionate da staff saluteme.it) di salute e ambiente in Sicilia
domenica 30 settembre 2012
Giù le mani dal Grande Sud, è Cosa Nostra
Licia Satirico per il Simplicissimus
Le elezioni per il rinnovo dell’Assemblea regionale siciliana sono ai nastri di partenza, con ben 1600 candidati per 90 seggi da 13.000 euro al mese: sedie opulente in una regione talmente pignorata da non essere in grado di pagare lo stipendio ai suoi dipendenti. Dando una scorsa ai nomi dei papabili, viene subito in mente un appunto di Sciascia di tanti anni fa: «bellissime rose in casa del questore di C., mandate dall’avvocato F. alla signora. Parliamo dell’avvocato F., al questore noto come coltivatore di rose ma in tutta la provincia noto come mafioso. Di questa seconda notorietà il questore nulla sapeva. È un onest’uomo, ne è davvero spiacevolmente sorpreso».
La sindrome del coltivatore di rose ha colpito anche Gianfranco Miccichè, che ha candidato nella sua lista Grande Sud il deputato uscente Francesco Mineo. L’uscente, in effetti, è entrante in un mare di guai, essendo sotto processo per usura, abuso d’ufficio e intestazione fittizia di beni aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra.
Mineo, fedelissimo di Miccichè, sarebbe il prestanome di Angelo Galatolo, esponente dell’omonima famiglia mafiosa dell’Acquasanta. Il senatore di Fli Fabio Granata, furente, accusa l’aspirante governatore di aver disatteso il codice antimafia insieme a molti altri schieramenti. Ma il leader di Grande Sud ribatte che la sua lista è «la più pulita di tutte», dato che nel Pdl – sempre un passo avanti – ci sarebbero candidati già condannati e nel Pd altri eleggibili che non profumano di rose, rinviati a giudizio per delitti contro la pubblica amministrazione.
Ponte Messina: Bonelli (Verdi), riaprire procedure è uno schiaffo all’Italia onesta
(Adnkronos) – “Riaprire le procedure per il Ponte sullo Stretto di Messina e’ uno schiaffo all’Italia onesta”. Lo dichiara il Presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: “Ieri abbiamo appreso dalle parole del sottosegretario Polillo che il governo non ha i soldi per le bonifiche di aree dove l’inquinamento compromette la salute dei cittadini mentre oggi apprendiamo dai giornali che il ministro dell’Ambiente Clini avrebbe riattivato le procedure per il Ponte sullo Stretto di Messina, che, tradotto, significa buttare 8,5 miliardi di euro per soddisfare le lobby del cemento mentre il paese cade a pezzi a causa del dissesto idrogeologico e non ci sono fondi per il trasporto pubblico e per bonificare i territori devastati dall’inquinamento”.
“Con gli 8,5 miliardi di euro del Ponte sullo Stretto si potrebbero realizzare 90 km di metropolitana o 621 Km di rete tranviaria, acquistare 3.273 tram e 23.000 autobus ecologici rivoluzionando il trasporto pubblico nelle nostre citta’ e affrontare finalmente il problema dei pendolari che vivono una situazione drammatica – continua il leader ecologista -. Si potrebbe attivare un vero e proprio piano nazionale per il trasporto pubblico che consentirebbe di salvare i posti di lavoro messi in pericolo dalla crisi del settore automobilistico e dalle minacce della Fiat di lasciare l’Italia”. “In questi giorni si e’ fatto un gran parlare di un possibile Monti-bis. Per quello che sta accadendo bisognerebbe parlare di un Lobby-bis. Non c’e’ altra definizione per definire i l’azione di questo governo ed in quella del ministro Passera con i suoi provvedimenti sulle trivelle selvagge del ministro Passera o quella del ministro ‘contro’ l’Ambiente Clini che, tralasciando la gestione della vicenda Ilva, si dichiara pro Ogm, Pro nucleare e che oggi, a quanto apprendiamo dai giornali ha riaperto le procedure per il rilascio della Via (Valutazione di Impatto Ambientale) per il Ponte sullo Stretto di Messina. Ma Clini e Passera a chi rispondono?”. (da nuovosoldo.it)
“Con gli 8,5 miliardi di euro del Ponte sullo Stretto si potrebbero realizzare 90 km di metropolitana o 621 Km di rete tranviaria, acquistare 3.273 tram e 23.000 autobus ecologici rivoluzionando il trasporto pubblico nelle nostre citta’ e affrontare finalmente il problema dei pendolari che vivono una situazione drammatica – continua il leader ecologista -. Si potrebbe attivare un vero e proprio piano nazionale per il trasporto pubblico che consentirebbe di salvare i posti di lavoro messi in pericolo dalla crisi del settore automobilistico e dalle minacce della Fiat di lasciare l’Italia”. “In questi giorni si e’ fatto un gran parlare di un possibile Monti-bis. Per quello che sta accadendo bisognerebbe parlare di un Lobby-bis. Non c’e’ altra definizione per definire i l’azione di questo governo ed in quella del ministro Passera con i suoi provvedimenti sulle trivelle selvagge del ministro Passera o quella del ministro ‘contro’ l’Ambiente Clini che, tralasciando la gestione della vicenda Ilva, si dichiara pro Ogm, Pro nucleare e che oggi, a quanto apprendiamo dai giornali ha riaperto le procedure per il rilascio della Via (Valutazione di Impatto Ambientale) per il Ponte sullo Stretto di Messina. Ma Clini e Passera a chi rispondono?”. (da nuovosoldo.it)
venerdì 28 settembre 2012
OGM altamente tossici e cancerogeni: i risultati di un nuovo studio francese
Fonte: di Redazione InformaSalus.it
Un nuovo studio francese sugli OGM, pubblicato ieri sulla rivista americana "Food and Chemical Toxicology", sembrerebbe dimostrare che gli studi di routine condotte dalle imprese biotecnologiche e sinore ritenuti accettabili dall'Ue non sono adeguati a far emergere eventuali effetti tossicologici degli organismi geneticamente modificati, che sarebbero in realtà evidenti e molto gravi, contrariamente a quanto afferma l'industria con il beneplacito delle Autorità di sicurezza alimentare nazionali ed europea (Efsa).
Secondo lo studio il problema principale riguarderebbe la durata troppo breve di queste analisi (in genere 90 giorni) e spesso anche l'esiguità del numero di cavie utilizzate.
Al contrario, la recente ricerca francese è stata condotta per ben due anni (la vita media di un topo) e su 200 cavie nutrite con mais Monsanto geneticamente modificato e appartenente a une delle due varietà di Ogm autorizzati alla coltivazione in Europa, (l'altra è la patata 'Amflora' ad alto contenuto di amido).
Secondo lo studio, che è stato diretto da Gilles Eric Seralini, le cavie nutrite con il mais Ogm, che è tollerante all'erbicida Roundup (Glifosato), a partire dal tredicesimo mese hanno iniziato a manifestare delle patologie gravissime (enormi tumori delle ghiandole mammarie nelle femmine, pari anche al 25% del loro peso, e malattie dei reni e del fegato nei maschi), con una incidenza da due a cinque volte superiore al gruppo di controllo (i topi nutriti con mais non transgenico).
Inoltre rispetto alle cavie ammalatesi nel gruppo di controllo, i tumori sono apparsi 20 mesi prima nei maschi e tre mesi prima nelle femmine del gruppo alimentato a Ogm.
Dopo la pubblicazione dello studio francese che ha evidenziato gli effetti tossici che il consumo di prodotti Ogm ha determinato sulla salute delle cavie animali, il vicepresidente della commissione agricoltura dell'europarlamento, l'esponente verde francese Jose' Bove', ha chiesto alla Commissione europea di sospendere immediatamente il rilascio delle autorizzazioni per la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato (come il Mon 810 della Monsanto e la patata Amflora della Basf) e per l'importazione di mais e soia transgenica.
“Non abbiamo ancora preso visione dello studio - ha riferito il portavoce del commissario Ue alla salute John Dalli - ma sicuramente lo sottoporremo all'esame dell'agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa) per trarne eventuali conseguenze”.
Lo studio francese potrebbe riaprire il dibattito sulla tesi finora sostenuta ufficialmente da Bruxelles, ovvero che i prodotti transgenici finora esaminati sono innocui. Una tesi peraltro già stata contestata da alcuni Paesi, come e' il caso della Francia dove e' stata adottata una clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione del Mon 810 sul suo territorio.
Fonte: di Redazione InformaSalus.it - (da laleva.org)
Un nuovo studio francese sugli OGM, pubblicato ieri sulla rivista americana "Food and Chemical Toxicology", sembrerebbe dimostrare che gli studi di routine condotte dalle imprese biotecnologiche e sinore ritenuti accettabili dall'Ue non sono adeguati a far emergere eventuali effetti tossicologici degli organismi geneticamente modificati, che sarebbero in realtà evidenti e molto gravi, contrariamente a quanto afferma l'industria con il beneplacito delle Autorità di sicurezza alimentare nazionali ed europea (Efsa).
Secondo lo studio il problema principale riguarderebbe la durata troppo breve di queste analisi (in genere 90 giorni) e spesso anche l'esiguità del numero di cavie utilizzate.
Al contrario, la recente ricerca francese è stata condotta per ben due anni (la vita media di un topo) e su 200 cavie nutrite con mais Monsanto geneticamente modificato e appartenente a une delle due varietà di Ogm autorizzati alla coltivazione in Europa, (l'altra è la patata 'Amflora' ad alto contenuto di amido).
Secondo lo studio, che è stato diretto da Gilles Eric Seralini, le cavie nutrite con il mais Ogm, che è tollerante all'erbicida Roundup (Glifosato), a partire dal tredicesimo mese hanno iniziato a manifestare delle patologie gravissime (enormi tumori delle ghiandole mammarie nelle femmine, pari anche al 25% del loro peso, e malattie dei reni e del fegato nei maschi), con una incidenza da due a cinque volte superiore al gruppo di controllo (i topi nutriti con mais non transgenico).
Inoltre rispetto alle cavie ammalatesi nel gruppo di controllo, i tumori sono apparsi 20 mesi prima nei maschi e tre mesi prima nelle femmine del gruppo alimentato a Ogm.
Dopo la pubblicazione dello studio francese che ha evidenziato gli effetti tossici che il consumo di prodotti Ogm ha determinato sulla salute delle cavie animali, il vicepresidente della commissione agricoltura dell'europarlamento, l'esponente verde francese Jose' Bove', ha chiesto alla Commissione europea di sospendere immediatamente il rilascio delle autorizzazioni per la coltivazione di varietà di mais geneticamente modificato (come il Mon 810 della Monsanto e la patata Amflora della Basf) e per l'importazione di mais e soia transgenica.
“Non abbiamo ancora preso visione dello studio - ha riferito il portavoce del commissario Ue alla salute John Dalli - ma sicuramente lo sottoporremo all'esame dell'agenzia per la sicurezza alimentare (Efsa) per trarne eventuali conseguenze”.
Lo studio francese potrebbe riaprire il dibattito sulla tesi finora sostenuta ufficialmente da Bruxelles, ovvero che i prodotti transgenici finora esaminati sono innocui. Una tesi peraltro già stata contestata da alcuni Paesi, come e' il caso della Francia dove e' stata adottata una clausola di salvaguardia per impedire la coltivazione del Mon 810 sul suo territorio.
Fonte: di Redazione InformaSalus.it - (da laleva.org)
No agli energy drink per i più piccoli
Come mantenere un buon livello di idratazione senza eccedere nel consumo di bevande particolari, troppo caloriche e contenenti sostanze potenzialmente pericolose per i più piccoli.
Un virus potrebbe eliminare l'acne
I medici dell'Università della California di Los Angeles e dell'Università di Pittsburgh hanno pensato di servirsi di un virus innocuo e già presente nell'uomo per combattere un nemico comune, il Propionibacterium acnes.
La ricerca, pubblicata on line sulla rivista mBio, organo ufficiale dell'American Society for Microbiology, si basa sulla possibilità che i fagi, parte di un virus che abita naturalmente l'organismo umano, possano agire da fattore di contrasto ai batteri, aggredendoli e costringendoli alla resa. Uno degli autori della ricerca, Robert Modlin, spiega: “l’acne colpisce milioni di persone, ma ci sono alcuni trattamenti che risultano sicuri ed efficaci. Sfruttando un virus che attacca naturalmente i batteri che causano i brufoli siamo in grado di offrire uno strumento nuovo e promettente contro le cicatrici fisiche ed emotive causate dall’acne grave”. (italiasalute)
Elezioni alla regione Sicilia: 11 candidati presidente
Undici candidati presidente della Regione, 19 liste di deputati per l'Ars depositate a Palermo, e una aspirante governatrice - Emilia Grasso per la lista dei Consumatori - già fuori dai giochi per non avere depositato in corte d'appello alcuna indicazione. Scaduto oggi alle 16 il termine ultimo per iscriversi alla campagna elettorale, parte ufficialmente la gara per la conquista della poltrona di Palazzo D'orleans del 28 ottobre. In corsa: Giancarlo Cancelleri (Movimento 5 stelle), Rosario Crocetta (Pd, Udc, Lista Crocetta), Giacomo Di Leo (Partito comunista dei lavoratori), Cateno De Luca (Rivoluzione siciliana), Mariano Ferro (Forconi), Davide Giacalone (LeAli per la Sicilia), Giovanna Marano (Idv, e lista unica Sel-Verdi-Fds), Gianfranco Micciché (Grande Sud, Partito dei siciliani, Fli-Nuovo Polo, Ppa), Nello Musumeci (Pdl, Cantiere Popolare, Lista Musumeci, Adc), Lucia Pinzone (Movimento Voi), Gaspare Sturzo (Italiani Liberi e forti). Il primo a depositare il proprio nome con allegato listino è stato giovedì Giacomo Di Leo (che però non ha presentato lista a Palermo).
MESSINA: Lettera minatoria al commissario Croce. E’ stata recapitata al Comune, indirizzata al commissario straordinario, una lettera minatoria con riferimenti all’attività gestionale dell’Amministrazione comunale. Le reazioni
Il commissario Croce ha subito inoltrato ai Carabinieri denuncia contro ignoti ed ha stigmatizzato l’episodio definendolo increscioso. “Bisogna – ha detto Croce – che tutti, forze sociali, imprenditoriali, sindacali e rappresentanze politiche, si rendano conto che la “barca” fa acqua; e se affonda, affondiamo tutti, per cui deve essere collettivo lo sforzo per tamponare falle e porre rimedi nell’interesse della città, ognuno per la sua parte e con il proprio contributo.” Il commissario ha poi ulteriormente precisato la sua posizione davanti ai giornalisti: “Ho fatto il magistrato per 45 anni e per me queste minacce rappresentano un cliché di vita. E’ ovvio che mi dispiaccia, ma spero sia il gesto solo di una testa calda e non qualcosa di più serio. Ho accettato l’incarico per il bene della città. Se la barca affonda, io non la lascio”.
La lettera di minacce al Commissario Croce è un gesto vile e ignobile: siamo al suo fianco e lo rimarremo con sincera gratitudine, così Vincenzo Garofalo Coordinatore comunale del Pdl. Il partito democratico, in tutte le sue componenti – dichiara il segretario cittadino Giuseppe Grioli – si schiera senza riserve accanto al commissario nella difficile operazione verità che sta conducendo. Siamo vicini al dott. Luigi Croce e rammaricati per le minacce – dice Gianpiero D’Alia, capogruppo al Senato e segretario regionale dell’udc. “Non sarà una lettera minatoria a fermare l’opera di buona amministrazione che, finalmente, è ripresa al Comune di Messina, così il deputato nazionale del Partito Democratico Francantonio Genovese. E ancora solidarietà e sostegno a Croce anche dai segretari generali di CGIL, CISL e UIL, Lillo Oceano, Tonino Genovese e Costantino Amato i quali scrivono che la fermezza del dott. Croce rappresenta un baluardo a difesa delle istituzioni. Quindi il Presidente di Confindustria Messina Ivo Blandina annuncia che, gli organi di vertice dell’Associazione, convocati per il 3 ottobre, assumeranno una posizione forte a sostegno del rigore e della legalità che caratterizzano, fin dai primi atti, l’operato del Commissario.” Enricodigiacomo
La lettera di minacce al Commissario Croce è un gesto vile e ignobile: siamo al suo fianco e lo rimarremo con sincera gratitudine, così Vincenzo Garofalo Coordinatore comunale del Pdl. Il partito democratico, in tutte le sue componenti – dichiara il segretario cittadino Giuseppe Grioli – si schiera senza riserve accanto al commissario nella difficile operazione verità che sta conducendo. Siamo vicini al dott. Luigi Croce e rammaricati per le minacce – dice Gianpiero D’Alia, capogruppo al Senato e segretario regionale dell’udc. “Non sarà una lettera minatoria a fermare l’opera di buona amministrazione che, finalmente, è ripresa al Comune di Messina, così il deputato nazionale del Partito Democratico Francantonio Genovese. E ancora solidarietà e sostegno a Croce anche dai segretari generali di CGIL, CISL e UIL, Lillo Oceano, Tonino Genovese e Costantino Amato i quali scrivono che la fermezza del dott. Croce rappresenta un baluardo a difesa delle istituzioni. Quindi il Presidente di Confindustria Messina Ivo Blandina annuncia che, gli organi di vertice dell’Associazione, convocati per il 3 ottobre, assumeranno una posizione forte a sostegno del rigore e della legalità che caratterizzano, fin dai primi atti, l’operato del Commissario.” Enricodigiacomo
Sicilia elezioni – Fava: “faccio un passo indietro in segno di rispetto, c’è bisogno di restituire buona politica e questa è rappresentata da Giovanna Marano”
E’ Giovanna Marano, 53 anni, sindacalista della Fiom Cgil, la candidata alla Presidenza della regione Sicilia indicata da Claudio Fava e dalla coalizione “Libera Sicilia” – SEL, IDV, FDS e Verdi. La decisione di Fava è stata un atto di responsabilità, seguirà il progetto politico da candidato vicepresidente a fianco di Giovanna Marano.
In conferenza stampa Fava ha detto: “ho deciso di accompagnare Giovanna Marano da candidato vicepresidente, sottraendo la mia candidatura alla Presidenza al rischio di un già preannunciato di rigetto, e sulla base di una considerazione politica ispirata al massimo senso di responsabilità, verso la coalizione e gli elettori siciliani”.
“Il tentativo – ha proseguito Fava – di estrometterci da questa sfida, appellandosi a norme palesemente anticostituzionali e a presunti vizi di forma, non può ostacolare il progetto di ‘Libera Sicilia’. Resto in campo – ha concluso Fava – accanto a Giovanna Marano, una donna che possiede qualità morali e una storia personale che garantiscono sul modo in cui saprà battersi in questa importante sfida”. nuovosoldo
In conferenza stampa Fava ha detto: “ho deciso di accompagnare Giovanna Marano da candidato vicepresidente, sottraendo la mia candidatura alla Presidenza al rischio di un già preannunciato di rigetto, e sulla base di una considerazione politica ispirata al massimo senso di responsabilità, verso la coalizione e gli elettori siciliani”.
“Il tentativo – ha proseguito Fava – di estrometterci da questa sfida, appellandosi a norme palesemente anticostituzionali e a presunti vizi di forma, non può ostacolare il progetto di ‘Libera Sicilia’. Resto in campo – ha concluso Fava – accanto a Giovanna Marano, una donna che possiede qualità morali e una storia personale che garantiscono sul modo in cui saprà battersi in questa importante sfida”. nuovosoldo
Rinnovabili: Italia punta su solare termodinamico partendo dalla Sicilia
foto di Elina Gugliuzzo
Palermo (Adnkronos) – L’Italia punta sul solare termodinamico e lo fa partendo dalla Sicilia con la Carta del Sole, un patto tra territorio e impresa per sviluppare questa fonte di energie pulita. La firma è stata posta in occasione del convegno ‘Sicilia, l’isola del Solare termodinamico’ organizzato da Anest (Associazione nazionale energia solare termodinamica) e Fred Sicilia (Forum regionale per l’energia distribuita) in partnership con Confindustria Sicilia e Fondazione Sicilia nell’ambito dell’iniziativa su ‘Il modelloenergetico siciliano, occasione per l’Europa e il Mediterraneo’. Il solare termodinamico è una fonte rinnovabile continua, che fornisce energia anche di notte, che si può fare in Italia (soprattutto nel sud) e nel Mediterraneo con rese immensamente maggiori al resto d’Europa, che dà lavoro a una grande quantità di persone in fase di costruzione e di funzionamento. Inoltre, si tratta di una tecnologia tutta italiana su cui il nostro Paese ha attualmente un vantaggio
competitivo. Una tecnologia che i recenti decreti governativi sulle rinnovabili hanno scelto di sostenere e che puo’ dare un contributo decisivo al mix nazionale di fonti rinnovabili compatibili con il paesaggio e la sensibilita’ sociale. Il solare termodinamico, commenta il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, “e’ uno degli assi nella manica del sistema Italia, e ha la sua area di eccellenza nel sud. Brevetti e tecnologia, oltre a un altissimo indice di insolazione, ci forniscono incredibili condizioni di partenza per diventare il paese europeo a piu’ alto sviluppo di questa tecnologia rinnovabile innovativa”. (da nuovosoldo)
Fava: Legge sul reddito minimo garantito
Fava: Legge sul reddito minimo garantito:
Il candidato Sel a Presidente della Regione Sicilia risponde all'intervista sul Fatto Quotidiano. “La mia campagna elettorale non costerà più di quaranta mila euro, dicano gli altri piuttosto dove prendono i soldi”.
Cita spesso Crocetta, senza parlare quasi mai degli altri candidati alla presidenza. Come mai?
Su Crocetta parlo perché me lo chiedono i giornalisti: è rarissimo che i giornalisti mi chiedano degli altri candidati, se arrivassero domande su Miccichè o Musumeci, direi quello che ho detto su Crocetta, ovvero che rappresentano la continuità con il governo di Raffaele Lombardo.
Il candidato Sel a Presidente della Regione Sicilia risponde all'intervista sul Fatto Quotidiano. “La mia campagna elettorale non costerà più di quaranta mila euro, dicano gli altri piuttosto dove prendono i soldi”.
Cita spesso Crocetta, senza parlare quasi mai degli altri candidati alla presidenza. Come mai?
Su Crocetta parlo perché me lo chiedono i giornalisti: è rarissimo che i giornalisti mi chiedano degli altri candidati, se arrivassero domande su Miccichè o Musumeci, direi quello che ho detto su Crocetta, ovvero che rappresentano la continuità con il governo di Raffaele Lombardo.
martedì 25 settembre 2012
Tumori al seno, le protesi li nascondono
Avere una protesi al seno rende più ostica l'individuazione di un eventuale tumore. Lo dice un gruppo di ricercatori canadesi che ha annunciato uno studio sull'argomento sulle pagine del quotidiano inglese The Sun.
L'impianto di mastoplastica additiva infatti impedirebbe una corretta visualizzazione della massa tumorale attraverso gli esami di routine che le donne effettuano. (italiasalute)
LA VERGOGNOSA SPRECOPOLI ALLA REGIONE SICILIA
I “regali” di Lombardo, 500 mila euro di spese. Diecimila euro sono stati assegnati l’anno scorso al Comitato “Salviamo Giampilieri”, la frazione di Messina devastata dall’alluvione di tre anni fa.
Sono oltre 200 le spese effettuate con i “fondi riservati” dal governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, dal 2008 al 2012. Spese che vanno da un minimo di 500 euro a oltre 70 mila euro, risorse elargite a singoli cittadini ma anche a decine di associazioni cattoliche, centri di recupero di indigenti ed enti dello Stato, , come la Prefettura di Catania (40 mila euro). Numerose le spese “ad personam”, tra cui fondi erogati a sacerdoti, familiari di vittime della mafia e imprenditori vessati dal racket delle estorsioni.
Diecimila euro sono stati assegnati l’anno scorso al Comitato “Salviamo Giampilieri”, la frazione di Messina devastata dall’alluvione di tre anni fa, e altrettanti all’associazione “Recupero celebrolesi” di Grammichele (a Catania, la maggiore beneficiaria) e all’ente di formazione Ciofs-Fp Sicilia di Catania, sempre nel 2011. Oltre 70 mila euro sono stati assegnati quest’anno al comune di Termini Imerese, come contributo per gli operai della Fiat.
In totale sono 500 mila gli euro distribuiti dal governatore, rispetto al preventivo di 200 mila stimato nel capitolo di spesa relativo ai fondi riservati a disposizioen del rpesidente. Un tema, quello dei fondi delicati, che costò una condanna agli ex presidenti Giuseppe Provenzano e Giuseppe Drago. Enricodigiacomo
Sono oltre 200 le spese effettuate con i “fondi riservati” dal governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, dal 2008 al 2012. Spese che vanno da un minimo di 500 euro a oltre 70 mila euro, risorse elargite a singoli cittadini ma anche a decine di associazioni cattoliche, centri di recupero di indigenti ed enti dello Stato, , come la Prefettura di Catania (40 mila euro). Numerose le spese “ad personam”, tra cui fondi erogati a sacerdoti, familiari di vittime della mafia e imprenditori vessati dal racket delle estorsioni.
Diecimila euro sono stati assegnati l’anno scorso al Comitato “Salviamo Giampilieri”, la frazione di Messina devastata dall’alluvione di tre anni fa, e altrettanti all’associazione “Recupero celebrolesi” di Grammichele (a Catania, la maggiore beneficiaria) e all’ente di formazione Ciofs-Fp Sicilia di Catania, sempre nel 2011. Oltre 70 mila euro sono stati assegnati quest’anno al comune di Termini Imerese, come contributo per gli operai della Fiat.
In totale sono 500 mila gli euro distribuiti dal governatore, rispetto al preventivo di 200 mila stimato nel capitolo di spesa relativo ai fondi riservati a disposizioen del rpesidente. Un tema, quello dei fondi delicati, che costò una condanna agli ex presidenti Giuseppe Provenzano e Giuseppe Drago. Enricodigiacomo
A casa i 55 esperti di Buzzanca, il commissario Croce revoca le nomine
Messina - Con determina del commissario straordinario, Luigi Croce, sono state revocate tutte le nomine degli esperti a titolo gratuito. Il provvedimento, nel prendere atto che la loro “nomina era basata sul rapporto fiduciario con il sindaco dimessosi il 30 agosto scorso”, precisa che la revoca degli esperti ha effetto dalla fine dello scorso mese.
Ambiente: Ue, Italia maglia nera per qualità dell’aria
L’Italia nel 2010 è tra i Paesi europei che ha ”superato più spesso” i limiti Ue nell’aria per il particolato, l’ozono, il monossido di carbonio, il nickel e il benzene. E’ quanto emerge dal rapporto 2012 dell’Agenzia europea per l’Ambiente presentato oggi a Bruxelles e relativo al periodo 2001-2010, che al Belpaese (insieme a Polonia, Slovacchia, Balcani e Turchia) ha assegnato la maglia nera nell’Unione per la qualità dell’aria.
Anche ”le concentrazioni di polveri sottili – si legge – sono state piu’ alte del valore obiettivo annuale fissato per il 2010””, soprattutto al nord. Tuttavia, l’Italia registra una nota positiva nel ”miglioramento nel corso degli anni” del numero di sforamenti su basi giornaliere delle Pm10.
Secondo il rapporto, quasi un terzo degli abitanti delle città europee è esposto a concentrazioni eccessive di particolato in sospensione nell’aria (Pm), una delle sostanze inquinanti più nocive per la salute umana in quanto penetra nelle parti sensibili dell’apparato respiratorio.
”Questa relazione serve a ricordarci quanto sia importante la qualità dell’aria per la salute dei nostri cittadini. Ecco perchè voglio che il 2013 sia l’anno della qualità dell’aria e perchè intendo concentrarmi sul rafforzamento della nostra normativa in materia per poter affrontare i problemi che sono stati individuati oggi”, ha dichiarato il commissario per l’Ambiente, Janez Potocnik.
(www.asca.it)
Anche ”le concentrazioni di polveri sottili – si legge – sono state piu’ alte del valore obiettivo annuale fissato per il 2010””, soprattutto al nord. Tuttavia, l’Italia registra una nota positiva nel ”miglioramento nel corso degli anni” del numero di sforamenti su basi giornaliere delle Pm10.
Secondo il rapporto, quasi un terzo degli abitanti delle città europee è esposto a concentrazioni eccessive di particolato in sospensione nell’aria (Pm), una delle sostanze inquinanti più nocive per la salute umana in quanto penetra nelle parti sensibili dell’apparato respiratorio.
”Questa relazione serve a ricordarci quanto sia importante la qualità dell’aria per la salute dei nostri cittadini. Ecco perchè voglio che il 2013 sia l’anno della qualità dell’aria e perchè intendo concentrarmi sul rafforzamento della nostra normativa in materia per poter affrontare i problemi che sono stati individuati oggi”, ha dichiarato il commissario per l’Ambiente, Janez Potocnik.
(www.asca.it)
lunedì 24 settembre 2012
Messina: albo unico scrutatori, nuove domande dal 4 al 9 ottobre
Elezioni regionali. Gli elettori già iscritti all'Albo degli scrutatori, non devono ripresentare nuove domande di iscrizione, visto il carattere permanente delle istanze. E' invece possibile inoltrare la domanda o verificare l'esistenza di una precedente iscrizione, collegandosi al sito istituzionale del Comune all'indirizzo: www.comune.messina.it/il-comune/iscrizione-albi-elettorali/
Da giovedì 4 ottobre a martedì 9, potranno essere inoltrate all’Ufficio elettorale del Comune le domande per l’inserimento nell’albo unico degli scrutatori di seggio elettorale per le prossime consultazioni regionali del 28 ottobre.
Da giovedì 4 ottobre a martedì 9, potranno essere inoltrate all’Ufficio elettorale del Comune le domande per l’inserimento nell’albo unico degli scrutatori di seggio elettorale per le prossime consultazioni regionali del 28 ottobre.
Trasfusione sbagliata al Papardo e linee guida fantasma
Acquisite le cartelle cliniche e avviata anche un’indagine interna.- L’assessorato regionale alla Salute sul caso ha già disposto un’indagine interna.
Se il decesso è stato provocato dalla trasfusione di una unità di sangue incompatibile, l’indagine punterà, viene detto, «ad accertare le precise responsabilità da parte degli operatori sanitari e ad assumere i relativi provvedimenti disciplinari».
L’assessorato ricorda che a seguito di un evento analogo, verificatosi nel settembre 2009, erano state emanate precise linee guida. L’azienda «Papardo-Piemonte» di Messina ha avviato un procedimento disciplinare solo nei confronti del dirigente medico di turno presso il reparto di Ortopedia del Papardo e di due infermiere sospendendoli dal lavoro, in via cautelativa. «oltre ad accertare precise responsabilità da parte degli operatori sanitari, sarà fondamentale soprattutto verificare se le linee guida in materia vengano quotidianamente rispettate dal personale. Di questo chiederemo conto all’assessorato alla Salute della Regione Sicilia, a cui inoltreremo una specifica richiesta di relazione», afferma il presidente della Commissione d’inchiesta sugli errori sanitari Antonio Palagiano . «Ci troviamo di fronte a un episodio simile a quello avvenuto, presso lo stesso ospedale, nel 2009.
Se il decesso è stato provocato dalla trasfusione di una unità di sangue incompatibile, l’indagine punterà, viene detto, «ad accertare le precise responsabilità da parte degli operatori sanitari e ad assumere i relativi provvedimenti disciplinari».
L’assessorato ricorda che a seguito di un evento analogo, verificatosi nel settembre 2009, erano state emanate precise linee guida. L’azienda «Papardo-Piemonte» di Messina ha avviato un procedimento disciplinare solo nei confronti del dirigente medico di turno presso il reparto di Ortopedia del Papardo e di due infermiere sospendendoli dal lavoro, in via cautelativa. «oltre ad accertare precise responsabilità da parte degli operatori sanitari, sarà fondamentale soprattutto verificare se le linee guida in materia vengano quotidianamente rispettate dal personale. Di questo chiederemo conto all’assessorato alla Salute della Regione Sicilia, a cui inoltreremo una specifica richiesta di relazione», afferma il presidente della Commissione d’inchiesta sugli errori sanitari Antonio Palagiano . «Ci troviamo di fronte a un episodio simile a quello avvenuto, presso lo stesso ospedale, nel 2009.
Lazio, Regione occupata dai “ladri di ferro”
Anna Lombroso per il Simplicissimus
Non si sa cosa preferire, igieniste dentali o majorette del Ku Klux Klan, mediatrici di servizi sessuali o goupie irriducibili di agitatori balcano-nazisti.
Chiara Colosimo neo-capogruppo del PdL alla Regione Lazio, venera Corneliu Zelea Codreanu, fondatore della Guardia di ferro romena, movimento che voleva combinare l’avversione nei confronti del capitalismo con la lotta contro il bolscevismo e con l’odio per gli ebrei, per dare vita ad una rivoluzione spirituale che rinsaldasse il legame tra popolo e tradizione romena e il cristianesimo.
Ma alla giovane leader, che pare abbia già dimostrato di essere piuttosto lesta di mano, sicuramente interessa di più la via giudiziaria piuttosto acrobatica intrapresa dal peraltro confuso Codreanu: incolpato di essersi fatto giustizia da sé ammazzando un Prefetto che si era reso responsabile del massacro di alcuni appartenenti alla sua Legione dell’Arcangelo Michele, si costituì ma venne assolto “per legittima difesa”, dopo aver intimidito, racconta la storia, con minacce e ricatti, l’intero tribunale. E comunque certe sue sperimentazioni di ingegneria del consenso sono state felicemente mutuate e replicate qui da altri suoi epigoni, il Fiore del quale ha parlato qui il Simplicissimus, o Casa Pound: raccolta fondi, organizzazioni di accoglienza per senza tetto, purchè ariani, catene umane di protesta. Ed anche l’organizzazione di festose brigate di giustizieri che seminarono terrore ma raccolsero un certo consenso. Tanto che il re invece di nominarlo consigliere o assessore, preferì sbrigativamente farlo uccidere e non se ne parli più.
Ne parla invece la signorina Colosimo, laurea alla Luiss, sia pure un po’ tardiva, sponsor inequivocabili, dalla Meloni alla Polverini che l’ha presentata come il volto pulito del cambiamento, da Cicchitto allo stesso munifico Fiorito, che ha raccontato di averle consegnato circa 200mila euro prelevati dai fondi del gruppo regionale, una parte dei quali sarebbe stata impiegata proficuamente pagare una società che aveva fornito il catering durante l’evento denominato “Notte di mezza estate” che il ministro Giorgia Meloni e il deputato Pdl Fabio Rampelli avevano organizzato all’Auditorium negli anni passati. E certo Codreanu ci sta bene in questa galleria di figure di riferimento più vicine a Forza Nuova che a Forza Italia, irriducibilmente e esplicitamente fasciste nei modi, negli atti, nel disprezzo per la legalità, per caratteri che li distinguono perfino dagli altri innumerevoli ladri che hanno occupato la democrazia.
È perfino noioso rammentare le responsabilità di chi li ha legittimati. E ricordare quelle di chi li ha votati. E anche le correità di comodo, la copertura offerta da quelli che all’ombra delle loro malefatte ha con la tolleranza o l’imitazione compiuto le proprie. E il candore cialtrone e offensivo per i cittadini, dei molti sorpresi, attoniti, sbalorditi che adesso se la cavano con ordini del giorno finiti chissà dove, raccolte di firme tanto tardive da non possedere nessuna credibilità, dimissioni che riconfermano l’estemporaneità dolosa e letargica della presenza in Consiglio regionale.
Tutti sembrano stupiti di aver diviso pane e companatico con dei ladri e con dei fascisti. Beh io personalmente non credo alla rivelazione sorprendente né dell’indole al malaffare né dell’inclinazione alla malavita della maggioranza, chè si sa essere fascisti comporta una certa ammirazione e imitazione di comportamenti criminali, offensivi della civiltà, lesivi del vivere in concordia e democrazia.
Lusi e altri ci hanno mostrato come non appartenga alla cultura e agli usi di eletti, rappresentanti del popolo e amministratori pubblici, compulsare bilanci, porsi interrogativi su uscite e entrate, esigere giustificativi.
E in troppi di quella sinistra ormai tanto pacificata e ammansita hanno deciso che era meglio anche non indagare sull’ideologia che animava alleati o antagonisti, solidali nella difesa di rendite di posizione e privilegi. Sono quelli che hanno preferito credere a resipiscenza, riflessione, abiura, ripensamento, invece di isolare il riemergere e reprimere l’esplodere di correnti illiberali, xenofobe e nichiliste. Quelle che hanno fatto da sponda al “pensiero” e alle azioni di governo della Lega e quelle che hanno innervato la città di Roma, come il teatro ideale del neo fascismo, non abbastanza nuovo da volersi disfare del passato.
Pochi hanno interpretato il primo gesto da sindaco di alemanno, dopo l’enunciazione delle sue priorità: lotta la crimine, sicurezza, giro di vite sugli accampamenti abusivi degli odiati rom. È stata la determinazione a smantellare della teca dell’Ara Pacis. Benevolmente si è voluta accreditare come una presa di posizione di carattere estetico, mentre era frutto di un pregiudizio ideologico, era la volontà tenace di ripristinare lo scenario simbolico dello spirito imperiale che aveva animato il regime, la sua rivendicazione e la restituzione di quel paesaggio al ricordo massiccio e imperituro del fascismo storico, tanto che gli skinhead neofascisti della Fiamma Tricolore inscenarono una protesta violenta contro l’inaugurazione del museo.
L’avere trascurato quei fenomeni, sottovalutarli o collocarli nell’ambito di quella empia “pacificazione” che si manifesta con revisionismi, negazionismo e infine manipolazione storica, dà oggi i suoi frutti avvelenati.
Ecco qualcosa che l’Europa avrebbe dovuto chiederci: di superare il passato, di vietare qualsiasi forma di apologia, di dare forma democratica ma ferma a una necessaria damnatio memoriae. Invece l’inerzia complice, la ragionevole passività, sotto l’ipocrita forma di spazio offerto a una malintesa libertà di espressione, l’ostinata renitenza ad avviare un doveroso processo di “memoria autocritica” ha permesso e contribuito alla nascita, crescita e affermazione di un ceto politico, corrotto e corruttore nel macabro segno della continuità con il Ventennio.
Non si sa cosa preferire, igieniste dentali o majorette del Ku Klux Klan, mediatrici di servizi sessuali o goupie irriducibili di agitatori balcano-nazisti.
Chiara Colosimo neo-capogruppo del PdL alla Regione Lazio, venera Corneliu Zelea Codreanu, fondatore della Guardia di ferro romena, movimento che voleva combinare l’avversione nei confronti del capitalismo con la lotta contro il bolscevismo e con l’odio per gli ebrei, per dare vita ad una rivoluzione spirituale che rinsaldasse il legame tra popolo e tradizione romena e il cristianesimo.
Ma alla giovane leader, che pare abbia già dimostrato di essere piuttosto lesta di mano, sicuramente interessa di più la via giudiziaria piuttosto acrobatica intrapresa dal peraltro confuso Codreanu: incolpato di essersi fatto giustizia da sé ammazzando un Prefetto che si era reso responsabile del massacro di alcuni appartenenti alla sua Legione dell’Arcangelo Michele, si costituì ma venne assolto “per legittima difesa”, dopo aver intimidito, racconta la storia, con minacce e ricatti, l’intero tribunale. E comunque certe sue sperimentazioni di ingegneria del consenso sono state felicemente mutuate e replicate qui da altri suoi epigoni, il Fiore del quale ha parlato qui il Simplicissimus, o Casa Pound: raccolta fondi, organizzazioni di accoglienza per senza tetto, purchè ariani, catene umane di protesta. Ed anche l’organizzazione di festose brigate di giustizieri che seminarono terrore ma raccolsero un certo consenso. Tanto che il re invece di nominarlo consigliere o assessore, preferì sbrigativamente farlo uccidere e non se ne parli più.
Ne parla invece la signorina Colosimo, laurea alla Luiss, sia pure un po’ tardiva, sponsor inequivocabili, dalla Meloni alla Polverini che l’ha presentata come il volto pulito del cambiamento, da Cicchitto allo stesso munifico Fiorito, che ha raccontato di averle consegnato circa 200mila euro prelevati dai fondi del gruppo regionale, una parte dei quali sarebbe stata impiegata proficuamente pagare una società che aveva fornito il catering durante l’evento denominato “Notte di mezza estate” che il ministro Giorgia Meloni e il deputato Pdl Fabio Rampelli avevano organizzato all’Auditorium negli anni passati. E certo Codreanu ci sta bene in questa galleria di figure di riferimento più vicine a Forza Nuova che a Forza Italia, irriducibilmente e esplicitamente fasciste nei modi, negli atti, nel disprezzo per la legalità, per caratteri che li distinguono perfino dagli altri innumerevoli ladri che hanno occupato la democrazia.
È perfino noioso rammentare le responsabilità di chi li ha legittimati. E ricordare quelle di chi li ha votati. E anche le correità di comodo, la copertura offerta da quelli che all’ombra delle loro malefatte ha con la tolleranza o l’imitazione compiuto le proprie. E il candore cialtrone e offensivo per i cittadini, dei molti sorpresi, attoniti, sbalorditi che adesso se la cavano con ordini del giorno finiti chissà dove, raccolte di firme tanto tardive da non possedere nessuna credibilità, dimissioni che riconfermano l’estemporaneità dolosa e letargica della presenza in Consiglio regionale.
Tutti sembrano stupiti di aver diviso pane e companatico con dei ladri e con dei fascisti. Beh io personalmente non credo alla rivelazione sorprendente né dell’indole al malaffare né dell’inclinazione alla malavita della maggioranza, chè si sa essere fascisti comporta una certa ammirazione e imitazione di comportamenti criminali, offensivi della civiltà, lesivi del vivere in concordia e democrazia.
Lusi e altri ci hanno mostrato come non appartenga alla cultura e agli usi di eletti, rappresentanti del popolo e amministratori pubblici, compulsare bilanci, porsi interrogativi su uscite e entrate, esigere giustificativi.
E in troppi di quella sinistra ormai tanto pacificata e ammansita hanno deciso che era meglio anche non indagare sull’ideologia che animava alleati o antagonisti, solidali nella difesa di rendite di posizione e privilegi. Sono quelli che hanno preferito credere a resipiscenza, riflessione, abiura, ripensamento, invece di isolare il riemergere e reprimere l’esplodere di correnti illiberali, xenofobe e nichiliste. Quelle che hanno fatto da sponda al “pensiero” e alle azioni di governo della Lega e quelle che hanno innervato la città di Roma, come il teatro ideale del neo fascismo, non abbastanza nuovo da volersi disfare del passato.
Pochi hanno interpretato il primo gesto da sindaco di alemanno, dopo l’enunciazione delle sue priorità: lotta la crimine, sicurezza, giro di vite sugli accampamenti abusivi degli odiati rom. È stata la determinazione a smantellare della teca dell’Ara Pacis. Benevolmente si è voluta accreditare come una presa di posizione di carattere estetico, mentre era frutto di un pregiudizio ideologico, era la volontà tenace di ripristinare lo scenario simbolico dello spirito imperiale che aveva animato il regime, la sua rivendicazione e la restituzione di quel paesaggio al ricordo massiccio e imperituro del fascismo storico, tanto che gli skinhead neofascisti della Fiamma Tricolore inscenarono una protesta violenta contro l’inaugurazione del museo.
L’avere trascurato quei fenomeni, sottovalutarli o collocarli nell’ambito di quella empia “pacificazione” che si manifesta con revisionismi, negazionismo e infine manipolazione storica, dà oggi i suoi frutti avvelenati.
Ecco qualcosa che l’Europa avrebbe dovuto chiederci: di superare il passato, di vietare qualsiasi forma di apologia, di dare forma democratica ma ferma a una necessaria damnatio memoriae. Invece l’inerzia complice, la ragionevole passività, sotto l’ipocrita forma di spazio offerto a una malintesa libertà di espressione, l’ostinata renitenza ad avviare un doveroso processo di “memoria autocritica” ha permesso e contribuito alla nascita, crescita e affermazione di un ceto politico, corrotto e corruttore nel macabro segno della continuità con il Ventennio.
Pap test gratuito per la prevenzione tumore del collo dell'utero
Le visite avranno inizio il 2 ottobre presso l’Unità Operativa Screening Cervico Carcinoma, diretta dal dott. Salvatore Paratore, e il Consultorio Familiare con sede entrambi nel Poliambulatorio di via del Vespro (Messina), rispettivamente al 1° e al 3° piano.
Il test è gratuito e non occorre richiesta del medico curante: è sufficiente presentare la Tessera Sanitaria e l’invito ricevuto per posta come documento in sostituzione dell’impegnativa.
Possono sottoporsi infine al pap test anche tutte le donne, sempre di età compresa tra i 25 e i 64 anni, che non hanno ricevuto la lettera, prenotando l’esame presso l’Unità Operativa di Screening (tel. 0903653555) o presso i Consultori Familiari della città.
Il test è gratuito e non occorre richiesta del medico curante: è sufficiente presentare la Tessera Sanitaria e l’invito ricevuto per posta come documento in sostituzione dell’impegnativa.
Possono sottoporsi infine al pap test anche tutte le donne, sempre di età compresa tra i 25 e i 64 anni, che non hanno ricevuto la lettera, prenotando l’esame presso l’Unità Operativa di Screening (tel. 0903653555) o presso i Consultori Familiari della città.
domenica 23 settembre 2012
Riduzione laboratori di analisi cliniche
I laboratori d’analisi in Sicilia sono troppi. Secondo i dati forniti dall’assessorato regionale alla Salute, il numero di laboratori presenti e operanti in Sicilia sono circa 500. Raffrontato con il numero totale di 3.000 sul territorio nazionale, evidenzia un eccesso fuori da ogni logica. E Messina primeggia per quantità.
Sallusti Libero, in non libera stampa
Licia Satirico per il Simplicissimus
È proprio un caso di eterogenesi dei fini: uno dei giornalisti più faziosi e aggressivi d’Italia rischia di diventare un martire della libertà d’informazione, vittima di un codice penale datato e di un sistema giudiziario kafkiano. Il prossimo 26 settembre la Cassazione potrebbe rendere definitiva la condanna di Alessandro Sallusti a quattordici mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa. Il fatto risale al 2007, quando il “soldato Tibia” era direttore del quotidiano Libero: un corsivo firmato da uno pseudonimo, che non facciamo fatica a immaginare oltraggioso, cita un giudice tutelare incapace di fair play. In primo grado la vicenda sfocia in una pena pecuniaria di 5.000 euro. In appello, con anomala severità, la sentenza – pronunciata, a quel che dice Il Giornale, ad insaputa del difensore dell’imputato – si tramuta invece in reclusione senza sospensione condizionale della pena.
L’appello del Giornale contro la “giustizia malata” è stato ripreso, con diverse modulazioni, da paladini probabili e improbabili della libertà di stampa. Marco Travaglio ha difeso a spada tratta proprio il collega che, in un simpatico momento di confronto democratico, aveva pubblicato, sempre sul Giornale, la sua fedina penale. Giovanni Valentini si è lanciato, su Repubblica, in un duro editoriale sul rapporto tra giustizia e informazione, con riferimenti singolari al problema della responsabilità diretta dei magistrati. L’Ordine dei giornalisti ha chiesto l’intervento di Paola Severino, mentre Napolitano, già in allarme, «si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione» (forse in vista della grazia, già concessa tanti anni fa in circostanze analoghe al giornalista Lino Jannuzzi, di simpatie ideologico-editoriali affini a quelle di Sallusti).
Anche il mondo politico è inquieto, specie – ma non solo – nell’ambito di un centrodestra particolarmente sensibile al tema delle patrie galere. Sandro Bondi, Franco Frattini, Roberto Formigoni e pure Alfonso Papa hanno inviato messaggi di solidarietà a Sallusti manifestando pubblico biasimo per la legge liberticida che potrebbe portarlo in carcere. Daniela Santanché twitta, menade impazzita, messaggi bellicosi e sgangherati che ispirano quasi tenerezza.
In tutto questo spicca la nota della Fnsi, che definisce mostruosa la condanna rilevando che «è inaccettabile che un giornalista per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da paese civile. Succede solo in Italia, e questa è una delle ragioni principali per cui siamo così in basso nelle graduatorie mondiali sulla libertà di stampa».
È vero, la condanna è mostruosa e le sue circostanze sono di per sé esecrabili. Tuttavia fa specie che proprio la Fnsi sostenga che una delle ragioni principali per cui l’Italia si trova al sessantunesimo posto, dopo la Guyana e la Bosnia Erzegovina, nella classifica mondiale 2012 di Reporter senza frontiere, sia il rischio per un giornalista di finire in galera a causa delle sue opinioni. Le ragioni per cui persino Ghana, Tanzania e Haiti hanno una stampa più libera della nostra si chiamano conflitto d’interessi e giornalismo contundente con tendenza coprolalica. L’immedesimazione perniciosa tra politica, economia ed editoria ha eroso i margini di autonomia di una stampa che ora riesce a essere filogovernativa persino quando rivendica coscienza critica.
C’è qualcosa di mostruoso nell’insofferenza della nostra classe politica verso una cronaca per lo più “amica” e una satira vista come volgare e sessista, se non insopportabilmente partigiana. I disegni di legge bavaglio, i ventilati provvedimenti anti-blog e persino le censure per le vignette sui ministri sono l’emblema di un Paese dove Libero è solo il titolo, nemmeno ironico, di una testata giornalistica schierata. L’inasprimento del rapporto tra giustizia e informazione risente poi, forse più che mai, di una campagna d’odio portata avanti, proprio grazie a giornalisti come Sallusti, contro la magistratura a delinquere da editori che erano politici che erano imputati: un circolo vizioso che ha avvelenato non solo i rapporti tra poteri dello Stato, ma prima ancora la nostra libertà di opinione e l’esigenza di pluralismo. Troviamo strano che un giornalista possa affrontare il carcere, ma non che scriva obbedendo a un padrone.
Sallusti rischia di espiare la sua pena grazie a norme imposte, con poche modifiche successive, da un codice nato in pieno fascismo. Si sa da più di ottant’anni che il nostro codice penale cela fantasmi imbarazzanti, che ha bisogno di una riforma che elimini una volta per tutte le scorie di responsabilità oggettiva da cui ora il soldato Tibia potrebbe essere travolto. Ma i politici-imprenditori-editori-imputati hanno avuto ben altre priorità legislative una volta giunti in parlamento: si sono occupati dei giudici e non della giustizia, di alcuni processi e non dell’andamento dei processi in Italia, di impunità e non di diritti di libertà (stampa inclusa), con danno incalcolabile alla vita civile del nostro Paese.
Speriamo che con Sallusti auspicabilmente a piede libero inizi anche la campagna di emancipazione del giornalismo italiano dalle proprie malattie genetiche. Quelle vere.
È proprio un caso di eterogenesi dei fini: uno dei giornalisti più faziosi e aggressivi d’Italia rischia di diventare un martire della libertà d’informazione, vittima di un codice penale datato e di un sistema giudiziario kafkiano. Il prossimo 26 settembre la Cassazione potrebbe rendere definitiva la condanna di Alessandro Sallusti a quattordici mesi di reclusione per diffamazione a mezzo stampa. Il fatto risale al 2007, quando il “soldato Tibia” era direttore del quotidiano Libero: un corsivo firmato da uno pseudonimo, che non facciamo fatica a immaginare oltraggioso, cita un giudice tutelare incapace di fair play. In primo grado la vicenda sfocia in una pena pecuniaria di 5.000 euro. In appello, con anomala severità, la sentenza – pronunciata, a quel che dice Il Giornale, ad insaputa del difensore dell’imputato – si tramuta invece in reclusione senza sospensione condizionale della pena.
L’appello del Giornale contro la “giustizia malata” è stato ripreso, con diverse modulazioni, da paladini probabili e improbabili della libertà di stampa. Marco Travaglio ha difeso a spada tratta proprio il collega che, in un simpatico momento di confronto democratico, aveva pubblicato, sempre sul Giornale, la sua fedina penale. Giovanni Valentini si è lanciato, su Repubblica, in un duro editoriale sul rapporto tra giustizia e informazione, con riferimenti singolari al problema della responsabilità diretta dei magistrati. L’Ordine dei giornalisti ha chiesto l’intervento di Paola Severino, mentre Napolitano, già in allarme, «si riserva di acquisire tutti gli elementi utili di valutazione» (forse in vista della grazia, già concessa tanti anni fa in circostanze analoghe al giornalista Lino Jannuzzi, di simpatie ideologico-editoriali affini a quelle di Sallusti).
Anche il mondo politico è inquieto, specie – ma non solo – nell’ambito di un centrodestra particolarmente sensibile al tema delle patrie galere. Sandro Bondi, Franco Frattini, Roberto Formigoni e pure Alfonso Papa hanno inviato messaggi di solidarietà a Sallusti manifestando pubblico biasimo per la legge liberticida che potrebbe portarlo in carcere. Daniela Santanché twitta, menade impazzita, messaggi bellicosi e sgangherati che ispirano quasi tenerezza.
In tutto questo spicca la nota della Fnsi, che definisce mostruosa la condanna rilevando che «è inaccettabile che un giornalista per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da paese civile. Succede solo in Italia, e questa è una delle ragioni principali per cui siamo così in basso nelle graduatorie mondiali sulla libertà di stampa».
È vero, la condanna è mostruosa e le sue circostanze sono di per sé esecrabili. Tuttavia fa specie che proprio la Fnsi sostenga che una delle ragioni principali per cui l’Italia si trova al sessantunesimo posto, dopo la Guyana e la Bosnia Erzegovina, nella classifica mondiale 2012 di Reporter senza frontiere, sia il rischio per un giornalista di finire in galera a causa delle sue opinioni. Le ragioni per cui persino Ghana, Tanzania e Haiti hanno una stampa più libera della nostra si chiamano conflitto d’interessi e giornalismo contundente con tendenza coprolalica. L’immedesimazione perniciosa tra politica, economia ed editoria ha eroso i margini di autonomia di una stampa che ora riesce a essere filogovernativa persino quando rivendica coscienza critica.
C’è qualcosa di mostruoso nell’insofferenza della nostra classe politica verso una cronaca per lo più “amica” e una satira vista come volgare e sessista, se non insopportabilmente partigiana. I disegni di legge bavaglio, i ventilati provvedimenti anti-blog e persino le censure per le vignette sui ministri sono l’emblema di un Paese dove Libero è solo il titolo, nemmeno ironico, di una testata giornalistica schierata. L’inasprimento del rapporto tra giustizia e informazione risente poi, forse più che mai, di una campagna d’odio portata avanti, proprio grazie a giornalisti come Sallusti, contro la magistratura a delinquere da editori che erano politici che erano imputati: un circolo vizioso che ha avvelenato non solo i rapporti tra poteri dello Stato, ma prima ancora la nostra libertà di opinione e l’esigenza di pluralismo. Troviamo strano che un giornalista possa affrontare il carcere, ma non che scriva obbedendo a un padrone.
Sallusti rischia di espiare la sua pena grazie a norme imposte, con poche modifiche successive, da un codice nato in pieno fascismo. Si sa da più di ottant’anni che il nostro codice penale cela fantasmi imbarazzanti, che ha bisogno di una riforma che elimini una volta per tutte le scorie di responsabilità oggettiva da cui ora il soldato Tibia potrebbe essere travolto. Ma i politici-imprenditori-editori-imputati hanno avuto ben altre priorità legislative una volta giunti in parlamento: si sono occupati dei giudici e non della giustizia, di alcuni processi e non dell’andamento dei processi in Italia, di impunità e non di diritti di libertà (stampa inclusa), con danno incalcolabile alla vita civile del nostro Paese.
Speriamo che con Sallusti auspicabilmente a piede libero inizi anche la campagna di emancipazione del giornalismo italiano dalle proprie malattie genetiche. Quelle vere.
Dalla fogna spunta un Fiore: la “catena” del fascista miliardario
Bisogna cercare nelle riviste svedesi certe illuminazione sulle fognature italiane
Dopo aver banchettato per decenni alle mense di Berlusconi, essersi impastata con l’agognato potere, aver concreto l’idea di destra sociale con il clientelismo più sfacciato, i fascisti indossano la tutta mimetica della protesta. Sempre d’accordo quando si trattava di bastonare i lavoratori e di esaltare gli evasori, i corrotti, i padroncini delle ferriere che sono la loro base e il loro lascito storico (e spesso anche patrimoniale) , instancabili assertori dei progetti oligarchici del liberismo, attaccati alle vesti pretesche, umanamente miseri, travet della vita d’ordine, ora si travestono da oppositori.Così Forza Nuova, sta organizzando per il 29 settembre una catena umana attorno al Parlamento (qui), assieme ad analoghe iniziative in altre città, cercando di confondersi e di mimetizzarsi anche visivamente con altri nuclei di protesta. La cosa pare essere diretta da Roberto Fiore che dopo aver votato contro ogni tentativo di ridurre i privilegi della casta, ora fa il protestatario. E’ anche lui un miracolato da Berlusconi, uno davvero emerso dalle fogne, ma arruolato nel grande disegno corruttivo del Cavaliere: condannato per banda armata e rimasto latitante in Inghilterra per molti anni, presente a Bologna il giorno della strage, arrestato da Scotland Yard per associazione sovversiva, sospettato dal MI5 inglese di essere protetto dai servizi segreti deviati italiani. E forse non si va lontani dal vero visto che, grazie all’appoggio Nicholas John Griffin, un politico di estrema destra esponente del Fronte Nazionale inglese, Fiore, assieme al terrorista Massimo Morsello, mise in piedi lucrose attività economiche soprattutto nel campo dell’accoglienza dei giovani. La Easy London pare abbia guadagnato 15 milioni di euro, ma anche un’indagine per maltrattamenti e violenze nei confronti dei ragazzi italiani presenti nella struttura. Da qualche anno a questa parte si dedica a organizzare in vari Paesi d’Europa dei campi d’istruzione fascista la cui base concettuale sarebbe ” basta parlare, muoversi, agire come dei negri”.
Inutile dire che fiore considera l’aborto un assassinio (proprio lui), che è un razzista, un negazionista , un fervente cattolico: alle elezioni del 2008 si presentò con uno striscione nel quale campeggiava la scritta “più nazifascismo” poi prontamente fatto sparire. Ecco questo è l’uomo che organizza la catena umana, il nazifascista che cerca di cogliere l’occasione giusta, che sfrutta l’ingiustizia che si è creata nel Paese per cause che affondano le radici nell’essenza stessa dell’ingiustizia, che vuol mettere a frutto il disorientamento per precipitare l’Italia nella sua personale e agiata fogna. Già perché l’uomo a cui paghiamo un ricco stipendio è anche proprietario di 1300 appartamenti: è l’espressione della classe, della casta e degli interessi che difendo cercando di prendere per il sedere i poveracci o le persone di buona volontà.
Non toccherei mai qualcosa tenuto in mano da questo signore perché non voglio sporcarmi. E men toccherei la sua “catena umana” che nasce nel cuore di tenebra della disumanità. (semplicissimus)
MESSINA – IL CASO E LA POLEMICA: LA FAMIGLIA, ‘NO AL VOLTO DI GRAZIELLA CAMPAGNA NEI MANIFESTI ELETTORALI DELL’ON. BUZZANCA’. LE SCUSE DELL’EX SINDACO
Il giovane volto di Graziella Campagna ritratto in uno dei manifesti elettorali dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca, candidato alle prossime elezioni regionali. Ieri sera abbiamo pubblicato su Facebook la foto del ‘santino’ elettorale (distribuito durante la presentazione del candidato alla presidenza della regione Musumeci) scatenando non poche perplessità sull’opportunità di utilizzare la foto della giovane vittima della mafia, ma adesso a prendere una posizione netta ed assolutamente contraria è la famiglia di Graziella, che ha inviato un comunicato stampa. Di seguito il testo integrale:
La famiglia Campagna invita l’onorevole Giuseppe Buzzanca a ritirare i manifesti elettorali nei quali viene associata la sua immagine alla foto di Graziella, uccisa dalla mafia il 12 dicembre del 1985, o comunque a voler eliminare dal manifesto la fotografia di Graziella, per motivi di buon gusto, oltre che di decenza. La famiglia Campagna si considera distinta e distante dal modo di fare politica di Buzzanca e del suo partito nonché dalla sua cultura e dai suoi trascorsi politici. La mafia si combatte in altre sedi e le vittime di mafia, come Graziella Campagna, si devono ricordare con altri metodi e con gesti concreti, non con le parole o gli slogan elettorali.
Messina 22/09/2012 - La famiglia Campagna
da enricodigiacomo
La famiglia Campagna invita l’onorevole Giuseppe Buzzanca a ritirare i manifesti elettorali nei quali viene associata la sua immagine alla foto di Graziella, uccisa dalla mafia il 12 dicembre del 1985, o comunque a voler eliminare dal manifesto la fotografia di Graziella, per motivi di buon gusto, oltre che di decenza. La famiglia Campagna si considera distinta e distante dal modo di fare politica di Buzzanca e del suo partito nonché dalla sua cultura e dai suoi trascorsi politici. La mafia si combatte in altre sedi e le vittime di mafia, come Graziella Campagna, si devono ricordare con altri metodi e con gesti concreti, non con le parole o gli slogan elettorali.
Messina 22/09/2012 - La famiglia Campagna
da enricodigiacomo
venerdì 21 settembre 2012
Superare la depressione post separazione
L’amore per sempre sembra non esistere più: un matrimonio su tre finisce in un divorzio.
Ma nonostante le separazioni siano ormai all’ordine del giorno, la fine di un matrimonio rimane una delle esperienze più dolorose e laceranti che una persona possa sperimentare nel corso della propria esistenza.
Accettare la fine di un amore è un processo psicologico complesso che ha molte affinità con quello che avviene alla morte di una persona cara.
...
Il paradosso del divorzio: con te sto male e senza di te sto peggio.
Nessun rapporto finisce di punto in bianco e nessun matrimonio soddisfacente finisce con un divorzio.
Di solito, la decisione di separarsi è conseguente ad uno periodo prolungato di profonda insoddisfazione: non si riesce più a stare bene insieme, si hanno valori e obiettivi diversi e inconciliabili, non si fa che litigare oppure al contrario nella coppia regna la distanza emotiva e la mancanza di comunicazione.
Ma anche quando il rapporto è ormai compromesso, la scintilla si è spenta da anni e la fiducia reciproca è incrinata, dirsi addio può essere tremendamente difficile.
OGM tossici secondo uno studio francese
Una ricerca si scaglia contro gli Ogm, gli organismi geneticamente modificati, dei quali dimostra la tossicità attraverso una sperimentazione su modello murino. Ora si riapre la discussione sull'autorizzazione o meno all'utilizzo di prodotti derivati da questo tipo di procedimento, già fortemente limitato in Europa, ma piuttosto diffuso negli Stati Uniti.
I ricercatori dell'Università di Caen diretti dal biologo molecolare Gilles Eric Seralini hanno scoperto che le cavie alimentate con il mais Ogm Monsanto, resistente all'erbicida Roundup, hanno mostrato, a partire dal tredicesimo mese di assunzione del prodotto, alcune gravissime patologie, in particolare tumori delle ghiandole mammarie nelle femmine e malattie renali e del fegato nei maschi. L'incidenza è da due a cinque volte superiore rispetto al gruppo di controllo nutrito con mais normale.
Lo studio, pubblicato sulla rivista Food and Chemistry Toxicology, sostiene la presenza di due limiti di metodo evidenti nei test usati per garantire la sicurezza dei prodotti transgenici. Il primo riguarda la durata delle analisi – in media 90 giorni -, il secondo dallo scarso numero di cavie utilizzate. La ricerca francese, invece, si è protratta per due anni, ovvero la durata media della vita di un topo, coinvolgendo un campione di 200 cavie alimentate con mais geneticamente modificato.
Dalla commissione europea arriva la notizia che l'Efsa (Autorità per la sicurezza alimentare europea) è stata già incaricata di analizzare gli esiti dello studio francese e di esprimere un parere a tal proposito. Nel frattempo, però, non ci sarà alcuna sospensione delle autorizzazioni tuttora vigenti su alcuni prodotti Ogm in Europa, come invece aveva espressamente chiesto il famoso eurodeputato No global Josè Bové.
(italiasalute)
Pensionati derubati e ladri di regime in festa
Licia Satirico per il Simplicissimus
La stampa nazionale pubblica le immagini grottesche degli ultimi sperperi, da caduta dell’Impero, della fiorita Regione Lazio: festini postfascisti en travesti con ancelle e maiali, in atmosfere che mescolano Gotham City al mondo rutilante descritto da Petronio. Leggiamo di un Batman obeso, legato al Cavaliere oscuro per eccesso di fondotinta, che giustiziava solo denaro pubblico.
La sua stupefacente risorsa era una prebenda (a suo dire) perfettamente legale di 51.000 euro mensili netti, cui si aggiungevano cene, allegre trasferte e case lussuose: nella sola regione guidata dalla leggiadra Polverini del saluto romano – che ora parla contrita di tumori da estirpare, di vergogne collettive e di dimissioni astratte – sono scomparsi, in poco più di un anno, 21 milioni di euro di finanziamenti destinati al «rapporto tra elettore ed eletto, al corretto funzionamento dei gruppi». Se ne deduce che la politica contemporanea sente la necessità di funzionare correttamente a base di frutti di mare (cozze pelose o ostriche in base a pregiudiziali ittico-ideologiche), di viaggi già pagati di cui non si conservano le ricevute, di appartamenti di rappresentanza e di rappresentanza parassitaria.
La stampa nazionale pubblica le immagini grottesche degli ultimi sperperi, da caduta dell’Impero, della fiorita Regione Lazio: festini postfascisti en travesti con ancelle e maiali, in atmosfere che mescolano Gotham City al mondo rutilante descritto da Petronio. Leggiamo di un Batman obeso, legato al Cavaliere oscuro per eccesso di fondotinta, che giustiziava solo denaro pubblico.
La sua stupefacente risorsa era una prebenda (a suo dire) perfettamente legale di 51.000 euro mensili netti, cui si aggiungevano cene, allegre trasferte e case lussuose: nella sola regione guidata dalla leggiadra Polverini del saluto romano – che ora parla contrita di tumori da estirpare, di vergogne collettive e di dimissioni astratte – sono scomparsi, in poco più di un anno, 21 milioni di euro di finanziamenti destinati al «rapporto tra elettore ed eletto, al corretto funzionamento dei gruppi». Se ne deduce che la politica contemporanea sente la necessità di funzionare correttamente a base di frutti di mare (cozze pelose o ostriche in base a pregiudiziali ittico-ideologiche), di viaggi già pagati di cui non si conservano le ricevute, di appartamenti di rappresentanza e di rappresentanza parassitaria.
Caso Fiat: una classe dirigente smaschera i suoi inganni
Questo è un sabato speciale, posso stappare finalmente la bottiglia di minerale gran riserva, emungimento del luglio 2012 con retrogusto di vaniglia, nocciola, cioccolato e pure parmigiana di melanzana. Si mi prendo gioco dei sommelier, capitombolo sopra le parole come un poeta ermetico. Ma è la prima volta da trent’anni e passa che sento dire una cosa sensata, una cosa di sinistra. A dirla naturalmente non è qualcuno che si definisce o si narra di sinistra, ma straordinariamente uno storico amministratore delegato della Fiat. Si, proprio Cesare Romiti, che interviene nella polemica Marchionne – Della Valle, con qualche parola di verità: ”Quando un’azienda automobilistica interrompe la progettazione vuol dire che è destinata a morire. Uno dei principali colpevoli è il sindacato assente che, tranne la Fiom, non hanno fatto nulla per contrastare le scelte del management”.
Assaporate, chiudete gli occhi: dopo decenni di pensiero unico e di frasi fatte si riconosce che la dialettica sul lavoro è un importante motore di crescita e che la resa troppo facile non è solo un tradimento nei confronti dei lavoratori, ma dell’azienda stessa che sarà indotta a investire e progettare di meno. E’ la storia della Fiat, ma anche quella della politica industriale in Italia durante gli ultimi 25 anni, condita di assurdità come la scomparsa della classe operaia e di liquidità baumaniane. Adesso dopo che Marchionne si è degnato di rivelare che il piano ”Fabbrica Italia” era un bluff -come chiunque avrebbe capito dalla mancanza di qualsiasi azione concreta e anche dagli impegni finanziari oltre oceano – aggiungendo che è anche inutile sviluppare nuovi modelli, si aprono gli occhi o si fa finta di svegliarsi.
Ma credere all’uomo col maglioncino è stata solo una commedia della classe dirigente italiana, politici compresi. Una sporchissima commedia: da quando Marchionne ha promesso di raddoppiare la produzione di auto in Italia 1) è stato chiuso lo stabilimento di Termini Imerese; 2) ha chiuso e poi riaperto lo stabilimento di Pomigliano riassumendo soltanto metà degli addetti; 3) ha chiuso la Irisbus di Avellino che produceva autobus; 4) si è ridotta la produzione a Cassino di decine di migliaia di unità; 5) le linee di produzione di Mirafiori sono state portate da 7 a 2; 6) sono stati messi in cassa integrazione persino i 5000 addetti del Lingotto che si occupano di ricerca, sviluppo e amministrazione. Quest’anno la Fiat produrrà non più di 400.000 auto mentre nel 1990 ne aveva prodotte 2.000.000. Per assoluto paradosso tutte queste chiusure sono state ottenute facilmente sventolando un piano di sviluppo.
Assaporate, chiudete gli occhi: dopo decenni di pensiero unico e di frasi fatte si riconosce che la dialettica sul lavoro è un importante motore di crescita e che la resa troppo facile non è solo un tradimento nei confronti dei lavoratori, ma dell’azienda stessa che sarà indotta a investire e progettare di meno. E’ la storia della Fiat, ma anche quella della politica industriale in Italia durante gli ultimi 25 anni, condita di assurdità come la scomparsa della classe operaia e di liquidità baumaniane. Adesso dopo che Marchionne si è degnato di rivelare che il piano ”Fabbrica Italia” era un bluff -come chiunque avrebbe capito dalla mancanza di qualsiasi azione concreta e anche dagli impegni finanziari oltre oceano – aggiungendo che è anche inutile sviluppare nuovi modelli, si aprono gli occhi o si fa finta di svegliarsi.
Ma credere all’uomo col maglioncino è stata solo una commedia della classe dirigente italiana, politici compresi. Una sporchissima commedia: da quando Marchionne ha promesso di raddoppiare la produzione di auto in Italia 1) è stato chiuso lo stabilimento di Termini Imerese; 2) ha chiuso e poi riaperto lo stabilimento di Pomigliano riassumendo soltanto metà degli addetti; 3) ha chiuso la Irisbus di Avellino che produceva autobus; 4) si è ridotta la produzione a Cassino di decine di migliaia di unità; 5) le linee di produzione di Mirafiori sono state portate da 7 a 2; 6) sono stati messi in cassa integrazione persino i 5000 addetti del Lingotto che si occupano di ricerca, sviluppo e amministrazione. Quest’anno la Fiat produrrà non più di 400.000 auto mentre nel 1990 ne aveva prodotte 2.000.000. Per assoluto paradosso tutte queste chiusure sono state ottenute facilmente sventolando un piano di sviluppo.
La bolla formativa è esplosa
di Roberto Ciccarelli
Penultimi nella classifica Ocse per la spesa pubblica nell’istruzione (il 4,7 per cento del Pil, contro una media del 5,8). I docenti della scuola (età media 50 anni) che percepiscono un reddito decisamente più basso rispetto ad altri lavoratori con un’istruzione universitaria. Nel dodicesimo rapporto Ocse Education at a glance presentato a Parigi l’Italia si piazza al 24° posto (su 27 paesi) per gli insegnanti della primaria, al 23° per le superiori. La percentuale dei suoi laureati resta tra le più basse dell’area che riunisce i paesi più industrializzati: tra i 25 e i 64 anni sono il 15 per cento, contro una media Ocse del 31 per cento. Tutto questo mentre la disoccupazione aumenta significativamente tra i laureati (5,6 per cento), ma non tra i diplomati.
Nel paese del precariato di massa, e dei redditi sotto della soglia di povertà, l’Ocse conferma che nessuna istituzione, né tanto meno il mercato del lavoro, garantiscono ai laureati una retribuzione dignitosa, né un lavoro adeguato alla loro preparazione. È il ritratto più sincero che raramente è capitato di leggere nelle dichiarazioni dei governi in questa legislatura, per non parlare di quelle precendenti. Quella dell’esplosione della bolla formativa è una storia recente, che si può tradurre in una sola parola: fallimento.
La favola del «3+2»
Fallimento, ad esempio, della riforma Berlinguer-Zecchino del 2000 che varò il cosiddetto «3+2», tra le mirabolanti promesse della «società della conoscenza» in cui il centro-sinistra prodiano credeva fermamente. «Un’occasione mancata – l’hanno definita i tecnici Ocse – colpa anche della contrazione dei posti nella dirigenza delle pubbliche amministrazioni, che erano in passato lo sbocco privilegiato per i vostri laureati, e del boom di offerta di corsi i cui profili non trovano corrispondenza sul mercato».
Questo surplus di offerta da ridimensionare, per non creare «illusioni» tra i figli del ceto medio in crisi e senza più identità sociale, costituì l’alibi della riforma Gelmini che tagliò 350 corsi di laurea, sommergendo di discredito la classe accademica che aveva moltiplicato i pani (le cattedre) e i pesci (i concorsi). Ma ha rafforzato l’idea che per avere «successo» la formazione superiore dev’essere pagata cara, stringendo le maglie del numero chiuso (il 54 per cento dei corsi di laurea), senza per questo risolvere il problema dell’accesso alle professioni. Per fare un esempio, un terzo degli oltre 10 mila aspiranti medici che hanno superato il test di ammissione della scorsa settimana non potrà accedere alla specializzazione. E, aggiunge l’Ocse, quando riescono a trovare un posto di lavoro i laureati tra i 25 e i 34 anni guadagnano solo il 9 per cento in più dei diplomati contro il 37 per cento della media Ocse.
Saperi altamente volatili
Ma questi numeri non restituiscono la disillusione e la rabbia che serpeggiano tra chi ha frequentato negli ultimi anni un corso di studi per ritrovarsi in mano una laurea, una specializzazione o un’abilitazione (ad esempio quella delle Ssiss) che, oltre a garantire solo un impiego precario, non valgono nulla. È questa la storia dei 20 mila abilitati Ssiss che saranno obbligati a partecipare al «concorsone» per la scuola che sarà bandito il prossimo 24 settembre. Dovranno cioè ripetere una prova che hanno già sostenuto, perchè il loro esame di stato non ha alcun valore agli occhi delle istituzioni. Ripetere l’esame e verifiche nella speranza di aspirare a un posto: è la situazione in cui si trovano oggi i 20 mila abilitati costretti a partecipare al «concorsone» della scuola che verrà bandito il prossimo 24 settembre.
Il crack dell’università
Diversamente dalla bolla formativa che da tempo è esplosa in Giappone, o negli Stati Uniti, quella italiana non è basata sul debito di 24 mila dollari in media che gli studenti contraggono con lo Stato per pagarsi la laurea, bensì sulla produzione di un esiguo numero di laureati che hanno titoli di studio e competenze che hanno un valore sempre più volatile. Dovrebbe essere letta in questa cornice l’emersione del fenomeno dei giovani «Neet», il 23 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che «non studiano, né lavorano». Questa dizione, usata anche dall’Ocse, potrebbe essere fuorviante se non venisse adeguatamente contestualizzata. Buona parte di questi ragazzi hanno rinunciato a iscriversi all’università. Almalaurea ha calcolato che dall’inizio degli anni Duemila le iscrizioni calano al ritmo di 43 mila all’anno. Senza contare che molti di loro passano da un lavoro in nero ad uno precario. Resta sempre difficile definire statisticamente una categoria che rifiuta di continuare gli studi perchè, semplicemente, non servono. È questo il punto di non ritorno dove è giunto il fallimento dell’istruzione, in Italia.
Il rapporto dell’Ocse non dice nulla di nuovo. Sempre Almalaurea, nel suo XIII rapporto, aveva già rilevato l’aumento della disoccupazione fra i laureati triennali (dal 15 al 16%), tra gli specialistici biennali (dal 16 al 18%) e fra i laureati nei settori forti come ingegneria (dal 14 al 16,5%). Ma il lavoro dell’Ocse è importante perché è la prima rilevazione complessiva che riporta gli effetti, incontrovertibili, del taglio di 8,5 miliardi di euro alla scuola e di 1,4 miliardi all’università. Una realtà che veniva denunciata ancora ieri dall’Unione degli studenti che tornerà in piazza il prossimo 12 ottobre. (nuovosoldo)
Penultimi nella classifica Ocse per la spesa pubblica nell’istruzione (il 4,7 per cento del Pil, contro una media del 5,8). I docenti della scuola (età media 50 anni) che percepiscono un reddito decisamente più basso rispetto ad altri lavoratori con un’istruzione universitaria. Nel dodicesimo rapporto Ocse Education at a glance presentato a Parigi l’Italia si piazza al 24° posto (su 27 paesi) per gli insegnanti della primaria, al 23° per le superiori. La percentuale dei suoi laureati resta tra le più basse dell’area che riunisce i paesi più industrializzati: tra i 25 e i 64 anni sono il 15 per cento, contro una media Ocse del 31 per cento. Tutto questo mentre la disoccupazione aumenta significativamente tra i laureati (5,6 per cento), ma non tra i diplomati.
Nel paese del precariato di massa, e dei redditi sotto della soglia di povertà, l’Ocse conferma che nessuna istituzione, né tanto meno il mercato del lavoro, garantiscono ai laureati una retribuzione dignitosa, né un lavoro adeguato alla loro preparazione. È il ritratto più sincero che raramente è capitato di leggere nelle dichiarazioni dei governi in questa legislatura, per non parlare di quelle precendenti. Quella dell’esplosione della bolla formativa è una storia recente, che si può tradurre in una sola parola: fallimento.
La favola del «3+2»
Fallimento, ad esempio, della riforma Berlinguer-Zecchino del 2000 che varò il cosiddetto «3+2», tra le mirabolanti promesse della «società della conoscenza» in cui il centro-sinistra prodiano credeva fermamente. «Un’occasione mancata – l’hanno definita i tecnici Ocse – colpa anche della contrazione dei posti nella dirigenza delle pubbliche amministrazioni, che erano in passato lo sbocco privilegiato per i vostri laureati, e del boom di offerta di corsi i cui profili non trovano corrispondenza sul mercato».
Questo surplus di offerta da ridimensionare, per non creare «illusioni» tra i figli del ceto medio in crisi e senza più identità sociale, costituì l’alibi della riforma Gelmini che tagliò 350 corsi di laurea, sommergendo di discredito la classe accademica che aveva moltiplicato i pani (le cattedre) e i pesci (i concorsi). Ma ha rafforzato l’idea che per avere «successo» la formazione superiore dev’essere pagata cara, stringendo le maglie del numero chiuso (il 54 per cento dei corsi di laurea), senza per questo risolvere il problema dell’accesso alle professioni. Per fare un esempio, un terzo degli oltre 10 mila aspiranti medici che hanno superato il test di ammissione della scorsa settimana non potrà accedere alla specializzazione. E, aggiunge l’Ocse, quando riescono a trovare un posto di lavoro i laureati tra i 25 e i 34 anni guadagnano solo il 9 per cento in più dei diplomati contro il 37 per cento della media Ocse.
Saperi altamente volatili
Ma questi numeri non restituiscono la disillusione e la rabbia che serpeggiano tra chi ha frequentato negli ultimi anni un corso di studi per ritrovarsi in mano una laurea, una specializzazione o un’abilitazione (ad esempio quella delle Ssiss) che, oltre a garantire solo un impiego precario, non valgono nulla. È questa la storia dei 20 mila abilitati Ssiss che saranno obbligati a partecipare al «concorsone» per la scuola che sarà bandito il prossimo 24 settembre. Dovranno cioè ripetere una prova che hanno già sostenuto, perchè il loro esame di stato non ha alcun valore agli occhi delle istituzioni. Ripetere l’esame e verifiche nella speranza di aspirare a un posto: è la situazione in cui si trovano oggi i 20 mila abilitati costretti a partecipare al «concorsone» della scuola che verrà bandito il prossimo 24 settembre.
Il crack dell’università
Diversamente dalla bolla formativa che da tempo è esplosa in Giappone, o negli Stati Uniti, quella italiana non è basata sul debito di 24 mila dollari in media che gli studenti contraggono con lo Stato per pagarsi la laurea, bensì sulla produzione di un esiguo numero di laureati che hanno titoli di studio e competenze che hanno un valore sempre più volatile. Dovrebbe essere letta in questa cornice l’emersione del fenomeno dei giovani «Neet», il 23 per cento dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni che «non studiano, né lavorano». Questa dizione, usata anche dall’Ocse, potrebbe essere fuorviante se non venisse adeguatamente contestualizzata. Buona parte di questi ragazzi hanno rinunciato a iscriversi all’università. Almalaurea ha calcolato che dall’inizio degli anni Duemila le iscrizioni calano al ritmo di 43 mila all’anno. Senza contare che molti di loro passano da un lavoro in nero ad uno precario. Resta sempre difficile definire statisticamente una categoria che rifiuta di continuare gli studi perchè, semplicemente, non servono. È questo il punto di non ritorno dove è giunto il fallimento dell’istruzione, in Italia.
Il rapporto dell’Ocse non dice nulla di nuovo. Sempre Almalaurea, nel suo XIII rapporto, aveva già rilevato l’aumento della disoccupazione fra i laureati triennali (dal 15 al 16%), tra gli specialistici biennali (dal 16 al 18%) e fra i laureati nei settori forti come ingegneria (dal 14 al 16,5%). Ma il lavoro dell’Ocse è importante perché è la prima rilevazione complessiva che riporta gli effetti, incontrovertibili, del taglio di 8,5 miliardi di euro alla scuola e di 1,4 miliardi all’università. Una realtà che veniva denunciata ancora ieri dall’Unione degli studenti che tornerà in piazza il prossimo 12 ottobre. (nuovosoldo)
Omissioni e ritardi nella documentazione ARPA.Sicilia sul sistema di comunicazione MUOS presso la Stazione NRTF di Niscemi (Caltanissetta)
foto di Pippo Martino
Sono emerse in questi giorni alcune inspiegabili omissioni nella diffusione della documentazione prodotta dall’agenzia ARPA-Sicilia a proposito delle emissioni della stazione di telecomunicazioni militari USA NRTF-Niscemi e della realizzazione del sistema MUOS nel medesimo sito. Due importantissime relazioni istruttorie, prodotte daARPAS nel 2009, risulta non siano mai state divulgate, se non in forma molto parziale, e neppure trasmesse ai consulenti tecnici (il dott.
Massimo Coraddu e il prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino) che, per conto del comune di Niscemi, hanno stilato nel 2009 una relazione sull’analisi del rischio legato alle emissioni dell’NRTF e alla realizzazione del MUOS. Neppure le controdeduzioni alla
relazione Coraddu-Zucchetti, prodotte da ARPAS il 31 Maggio scorso
sono mai state comunicate ne ai consulenti tecnici ne alla
popolazione.
I documenti omessi contengono informazioni della massima importanza,
per citarne due:
1) Misure ARPAS confermano, sin dal 2009, l’esistenza di forti
emissioni elettromagnetiche a bassissime frequenze (43 KHz),
provenienti dalla base NRTF-Niscemi, non rilevabili dalle centraline
fisse della rete di monitoraggio. Emissioni talmente forti da superare
talvolta in intensità quelle di tutte le altre sorgenti della base
NRTF messe assieme. Ne risulta perciò che l’irraggiamento subito dalla
popolazione è superiore a quello registrato dalle centraline di
monitoraggio, che già raggiungevano il limite di legge fissato a 6
V/m.
2) Le limitazioni imposte dal segreto militare hanno impedito, non
solo una valutazione dei valori di campo elettromagnetico generato
attualmente dalla base NRTF-Niscemi, ma anche una valutazione di
quelle che dovrebbero essere le reali emissioni delle grandi antenne
paraboliche MUOS nel territorio circostante. ARPAS si è dovuta
limitare, per l’esistente, a effettuare un piccolo numero di misure
puntuali, e per il futuro sistema MUOS, ad aspettare che entri in
funzione. Realizzeranno qualche misura solo successivamente
(“verifiche post-installazione”, le chiamano).
Questi fatti, assieme ad altri, erano già ipotizzati e descritti nella
relazione sull’analisi dei rischi contenute nella relazione
Coraddu-Zucchetti del Politecnico di Torino (datata 4 Novembre 2011),
le cui conclusioni escono perciò rafforzate.
I tecnici incaricati hanno diffuso una loro lettera di chiarificazione
e di protesta per le omissioni di atti così rilevanti, che hanno
ostacolato il loro lavoro di analisi del rischio nel Novembre 2011, e
si riservano di formulare un’analisi più completa ed approfondita non
appena documentazione rilevante prodotta da ARPAS e da altri soggetti
coinvolti verrà resa nota per intero. La lettera è allegata al
presente comunicato.
Antonio Mazzeo
da nuovosoldo
L’ITALIA DELL’AMIANTO: 34 MILA SITI A RISCHIO CONTAMINAZIONE
Allarme amianto In Italia. Ci sono 34.148 siti dove è possibile la contaminazione. E 373 di questi sono di “priorità 1″, cioè a maggior rischio.
Con quest’ultimo dato destinato a crescere a circa 500 non essendo ancora completata la mappatura di tutte le Regioni. Mancano ancora i numeri in arrivo dalla Sicilia e dalla Calabria. I dati sono stati illustrati da Giovanni Simonetti, direttore scientifico dei Quaderni del ministero della Salute, che ha presentato a Casale Monferrato, nell’Alessandrino, la pubblicazione dal titolo “Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto-correlate”. Da cui emerge che “diventa indispensabile intervenire con urgenza nei 373 siti con classe di priorità del rischio 1, ossia ad alto rischio” e “a tal fine è fondamentale il reperimento urgente delle necessarie risorse finanziarie atte a consentire nel breve termine l’attuazione degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica”.
La pubblicazione evidenzia, ancora, che con l’assegnazione di finanziamenti annuali di circa dieci milioni di euro per dieci anni “si ritiene che tutte le situazioni a maggiore rischio potrebbero essere rimosse”. E non solo: sul nostro territorio nazionale ci sono 32 milioni di tonnellate di cemento amianto ancora da bonificare per la cui dismissione, secondo l‘Ispra, potrebbero occorrere 85 anni e più di 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo sono state consumate per diverse attività industriali dal dopoguerra al 1992, l’anno di messa al bando dell’amianto. Per quanto riguarda, infine, gli effetti sulla salute, lo studio spiega che il tasso di incidenza del mesotelioma è pari a 3,6 casi per 100mila abitanti negli uomini e 1,6 casi per 100mila abitanti nelle donne con una latenza della malattia di circa 40 anni. “Questi dati – ha concluso Giovanni Simonetti – dimostrano la necessità di spingere molto sulla psiconcologia per avere la possibilità di assistere sia i pazienti che i loro familiari”. (www.nelcuore.org)
Con quest’ultimo dato destinato a crescere a circa 500 non essendo ancora completata la mappatura di tutte le Regioni. Mancano ancora i numeri in arrivo dalla Sicilia e dalla Calabria. I dati sono stati illustrati da Giovanni Simonetti, direttore scientifico dei Quaderni del ministero della Salute, che ha presentato a Casale Monferrato, nell’Alessandrino, la pubblicazione dal titolo “Stato dell’arte e prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto-correlate”. Da cui emerge che “diventa indispensabile intervenire con urgenza nei 373 siti con classe di priorità del rischio 1, ossia ad alto rischio” e “a tal fine è fondamentale il reperimento urgente delle necessarie risorse finanziarie atte a consentire nel breve termine l’attuazione degli interventi di messa in sicurezza e di bonifica”.
La pubblicazione evidenzia, ancora, che con l’assegnazione di finanziamenti annuali di circa dieci milioni di euro per dieci anni “si ritiene che tutte le situazioni a maggiore rischio potrebbero essere rimosse”. E non solo: sul nostro territorio nazionale ci sono 32 milioni di tonnellate di cemento amianto ancora da bonificare per la cui dismissione, secondo l‘Ispra, potrebbero occorrere 85 anni e più di 3,7 milioni di tonnellate di amianto grezzo sono state consumate per diverse attività industriali dal dopoguerra al 1992, l’anno di messa al bando dell’amianto. Per quanto riguarda, infine, gli effetti sulla salute, lo studio spiega che il tasso di incidenza del mesotelioma è pari a 3,6 casi per 100mila abitanti negli uomini e 1,6 casi per 100mila abitanti nelle donne con una latenza della malattia di circa 40 anni. “Questi dati – ha concluso Giovanni Simonetti – dimostrano la necessità di spingere molto sulla psiconcologia per avere la possibilità di assistere sia i pazienti che i loro familiari”. (www.nelcuore.org)
mercoledì 19 settembre 2012
Paziente muore al Papardo: una trasfusione sbagliata
Messina -Un uomo di 69 anni, C.M., di Messina, è morto ad agosto all’ospedale Papardo, dopo una trasfusione di sangue sbagliata effettuata a seguito di un intervento chirurgico nel reparto di Ortopedia.
Non è ancora chiaro per quale motivo la notizia è rimasta nascosta, Oggi è comparsa un'ampia pagina sulla GdS.
I familiari, considerato che il precedente intervento di ortopedia era stato superato senza conseguenze e la degenza post operatoria proseguiva senza problemi, hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, per verificare eventuali responsabilità dei medici che hanno avuto in cura il 69enne.
E’ stata aperta un’inchiesta ed è stato disposto il sequestro di tutte le cartelle cliniche relative al paziente deceduto. Nei prossimi giorni sarà disposta l’autopsia.
Non è ancora chiaro per quale motivo la notizia è rimasta nascosta, Oggi è comparsa un'ampia pagina sulla GdS.
I familiari, considerato che il precedente intervento di ortopedia era stato superato senza conseguenze e la degenza post operatoria proseguiva senza problemi, hanno presentato una denuncia alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Messina, per verificare eventuali responsabilità dei medici che hanno avuto in cura il 69enne.
E’ stata aperta un’inchiesta ed è stato disposto il sequestro di tutte le cartelle cliniche relative al paziente deceduto. Nei prossimi giorni sarà disposta l’autopsia.
martedì 18 settembre 2012
L’INCHIESTA DI ANTONIO MAZZEO: Il Muos e le infrastrutture militari. Ecco gli “affari” di Lombardo
L’isola-trampolino per proiettare le forze aeree, navali e terrestri nazionali e quelle di Stati Uniti e Nato negli scacchieri di guerra in Medio oriente, Africa ed est Europa. Soffocata da una miriade d’infrastrutture, aeroporti e porti militari, poligoni, sistemi satellitari e di trasmissione degli ordini d’attacco. [...]
Le mille spese allegre di Palazzo d’Orleans
sabato 15 settembre 2012
Tre medici della Casa di cura Cristo Re indagati per la morte di un paziente
Tre medici sono indagati nell’inchiesta sulla morte, avvenuta nel marzo dell’anno scorso alla clinica Cristo Re, del 69enne Gaetano Lo Presti di Milazzo. Il sostituto procuratore di Messina, Anna Maria Arena ha chiuso le indagini ed ha inviato il relativo avviso ai tre medici. L’ipotesi di reato per tutti è di omicidio colposo.
Lo Presti era stato ricoverato nella clinica messinese per un’operazione al femore, effettuata in anestesia parziale. Subito dopo l’intervento però sono intervenute delle complicazioni e l’anziano è morto. (Tempostretto)
mercoledì 12 settembre 2012
Post 115 – Uomini e topi, e Alzheimer
Una speranza per i malati di Alzheimer, ma anche un difficile interrogativo etico. Sono la conseguenza dei risultati di una ricerca pubblicata dalla rivista Science intitolata ApoE-Directed Therapeutics Rapidly Clear β-Amyloid and Reverse Deficits in AD Mouse Models che ha dimostrato come il bexarotene, un farmaco già sul mercato per il trattamento di una forma cutanea del linfoma non-Hodgkin, è in grado di ridurre del 50 per cento in sole 72 ore le placche di beta-amiloide nel cervello, che sono causa della malattia di Alzheimer. Risultato straordinario. Peccato però che lo studio per ora sia stato realizzato solo sui topi. La questione è stata ripresa anche dal New England Journal of Medicine con un editoriale, intitolato Preclinical Success against Alzheimer's Disease with an Old Drug e una riflessione etica intitolata The Ethics of Early Evidence — Preparing for a Possible Breakthrough in Alzheimer's Disease, oltre che da Roberto Satolli, con un cauto e illuminato punto di vista giornalistico, in un editoriale pubblicato nelle pagine di Salute del Corriere della Sera di domenica scorsa. Satolli, oltre che un giornalista scientifico di grande esperienza è anche presidente di un Comitato Etico, quindi ha capito al volo quali problemi vengono sollevati da una situazione di questo tipo.
L'effetto placebo è inconscio
A determinare l'effetto placebo non sarebbero i nostri pensieri coscienti, ma i meccanismi inconsci della nostra mente. A indagare questo aspetto è uno studio condotto in collaborazione dal Massachusetts General Hospital e dal Beth Israel Deaconess Medical Center presso la Harvard Medical School e pubblicato su Pnas. (italiasalute)
Antinfiammatori insidiosi per chi ha avuto un infarto
Se si sopravvive a un attacco cardiaco, fra le altre cose bisognerebbe prestare molta attenzione al consumo degli antinfiammatori. Questi medicinali, definiti Fans, ovvero farmaci antinfiammatori non steroidei, aumenterebbero il rischio di decesso per un secondo infarto, stando ai risultati di una ricerca pubblicata sulla rivista specializzata Circulation.
(Italiasalute)
Aborto: obiettori in ospedale, cucchiai d’oro in clinica privata
Si torna con prepotenza a parlare di aborto e se ne parla male: da un lato per la proliferazione molesta dei movimenti pro-life, delle marce per la vita, delle moderne scomuniche di un terzo millennio intensamente cleropositivo, dall’altro per un boicottaggio serpeggiante che ritaglia in apparenza i confini del lecito. L’ultimo caso riguarda la regione Marche, dove si registra uno strano record di medici tormentati da problemi etici: nell’ospedale di Jesi tutti i ginecologi della struttura si sono dichiarati obiettori di coscienza, rendendo impossibili gli interventi d’interruzione volontaria della gravidanza. In precedenza la stessa situazione si era verificata a Fano, costringendo l’assessore regionale alla sanità ad assicurare l’intervento di un non-obiettore “esterno” che supponiamo molto, molto occupato. (saluteme.it)
I tedeschi non sono mica scemi come noi
Vi diranno che il Mes è passato: che la Corte Costituzionale tedesca lo ha giudicato compatibile con la Legge Fondamentale di Berlino. Con limitazioni. Balle.
"Con limitazioni" è un eufemismo per nascondere il fatto che la parte più pericolosa del Mes è stata viceversa inattivata, rimessa al volere del popolo. La limitazione in questione, infatti, è cosa non da poco. Nel trattato originale, di cui vi parlo sin dal 23 novembre 2011, è previsto che i singoli stati membri (gli aderenti al Trattato) versino secondo una certa percentuale di contribuzione. Nel nostro caso si tratta del 17,9%, mentre la Germania ha il 27,1464%: su 700 miliardi di capitale iniziale, le quote si traducono in 125 miliardi per noi e 190 miliardi per i tedeschi. Noi, per inciso, abbiamo già deciso di pagare: cinque miliardi all'anno di anticipo per i prossimi tre anni.
Ma il MES faceva ben di peggio: attribuiva ai 17 super-governatori un libretto virtualmente infinito di assegni tutti completamente in bianco che, a insindacabile giudizio della costituenda organizzazione Mes, avrebbero potuto essere riempiti con qualunque cifra, da pagarsi secondo condizioni di volta in volta stabilite e inappellabili, da qui all'eternità, senza possibilità di recesso (salvo ovviamente il recesso da tutta l'Unione Europea).
Bene, la Corte Costituzionale di Karlsruhe ha strabuzzato gli occhi e sentenziato che quella possibilità non era "costituzionale". Ovvero: bene per la quota parte tedesca di 190 miliardi, ma solo quella: mai e poi mai la Germania deve ratificare un trattato che concede carta bianca a una organizzazione finanziaria costituenda per prelevare capitali spropositati a piacere. Se il Mes deciderà per nuove ricapitalizzazioni, quella decisione dovrà obbligatoriamente passare per il Parlamento e, dunque, per la volontà popolare. Vi sembra poco?
In Germania, la grande Germania del rigore e dell'austerità, la ratifica del Mes ha sollevato un dibattito pubblico consistente che è arrivato fino alla Corte Costituzionale e che ha prodotto questo ridimensionamento nella volontà di potenza degli ideatori del trattato. Da noi? Non solo l'opinione pubblica non è stata informata dai media mainstream, non solo nessuno ha sentito l'esigenza di chiedersi se fosse compatibile con la nostra Costituzione la cessione programmata di parti della sovranità (residua), ma il nostro Parlamento ha addirittura approvato la ratifica del Mes, nel silenzio generale, senza colpo ferire, senza porre condizioni o sentire l'esigenza di porre un vincolo, un freno a un contratto di impoverimento collettivo senza possibilità di remissione per le generazioni a venire.
Abbiamo firmato senza neppure leggere. Liberamente servi. (Byoblu)
Presentata la riqualificazione del pilone di Capo Peloro
Messina – É stato presentato stamani a palazzo Zanca dall’assessore allo sviluppo economico, Gianfranco Scoglio, il progetto preliminare delle opere di riqualificazione funzionale e strutturale del basamento del pilone ex-Enel di Capo Peloro. Il Comune di Messina, con delibera della Giunta municipale n° 1491 del 13 dicembre 2011, ha affidato alla RTP De Cola Associati, prof. arch. Pier Paolo Balbo di Vinadio e Buffì Associes, l’incarico per la redazione del progetto preliminare, con riferimento al precedente concorso di idee aggiudicato allo stesso gruppo di progettazione con delibera di Giunta n°11 del 15 gennaio 2002, per procedere alla realizzazione delle opere, secondo le previsioni del PPE di Capo Peloro, attraverso lo strumento della finanza di progetto o della concessione e gestione. Il progetto di riconfigurazione del basamento del pilone, redatto in conformità alle indicazioni normative del PPE, adottato dall’Amministrazione ed attualmente in corso di approvazione in sede regionale, è stato illustrato dagli ingegneri Bruno e Sergio De Cola per la parte strutturale e per la parte della sostenibilità economica dall’ing. Piero Marino.
Il nuovo basamento è pensato come un moderno lido balneare, che trova nelle classiche attività complementari (ristorazione, attività d’intrattenimento e didattica degli sport acquatici, svago e tempo libero) elementi di forza del possibile progetto di finanza. Alla quota dell’estradosso della crociera di fondazione (a quota +10m s.l.m.) una nuova piazza circolare offre l’opportunità di uno spazio pubblico straordinario, nuovo luogo di incontro ma soprattutto nuovo luogo degli sguardi: orizzontali verso lo Stretto, verticali verso la vertigine del traliccio osservato dall’interno. Il progetto prevede una significativa presenza di uno spazio pubblico per la cultura; uno spazio espositivo che nell’intenzione è destinato a museo del pilone, dove potranno essere esposti i documenti del progetto dell’opera, della sua costruzione e degli interventi della sua manutenzione. Esiste infatti un consistente apparato documentario, grafico, testuale, fotografico e video, che potrà divenire oggetto di esposizione. Al progetto di finanza e/o alla concessione di realizzazione e gestione sarà affidata la realizzazione dell’opera e la sua gestione imprenditoriale, la manutenzione straordinaria e ordinaria del traliccio, ivi compresa la sostituzione dell’ascensore esistente per raggiungere la piattaforma a 200 metri, nonché la manutenzione straordinaria e ordinaria degli spazi a verde delle aree limitrofe. (nuovosoldo)
Il nuovo basamento è pensato come un moderno lido balneare, che trova nelle classiche attività complementari (ristorazione, attività d’intrattenimento e didattica degli sport acquatici, svago e tempo libero) elementi di forza del possibile progetto di finanza. Alla quota dell’estradosso della crociera di fondazione (a quota +10m s.l.m.) una nuova piazza circolare offre l’opportunità di uno spazio pubblico straordinario, nuovo luogo di incontro ma soprattutto nuovo luogo degli sguardi: orizzontali verso lo Stretto, verticali verso la vertigine del traliccio osservato dall’interno. Il progetto prevede una significativa presenza di uno spazio pubblico per la cultura; uno spazio espositivo che nell’intenzione è destinato a museo del pilone, dove potranno essere esposti i documenti del progetto dell’opera, della sua costruzione e degli interventi della sua manutenzione. Esiste infatti un consistente apparato documentario, grafico, testuale, fotografico e video, che potrà divenire oggetto di esposizione. Al progetto di finanza e/o alla concessione di realizzazione e gestione sarà affidata la realizzazione dell’opera e la sua gestione imprenditoriale, la manutenzione straordinaria e ordinaria del traliccio, ivi compresa la sostituzione dell’ascensore esistente per raggiungere la piattaforma a 200 metri, nonché la manutenzione straordinaria e ordinaria degli spazi a verde delle aree limitrofe. (nuovosoldo)
martedì 11 settembre 2012
Il Governo si arrende e cancella distanze minime slot-machine
Il governo cede ai poteri forti: le distanze minime scompaiono dal decreto Balduzzi, le forze dell’ordine effettueranno almeno 5mila controlli all’anno, a campione, per verificare eventuali irregolarità.
L’unica stretta confermata è quella sulla pubblicità del gioco. Restano i super controlli sui giochi con indicazioni precise sulla effettiva probabilità di vincere, disposizioni che avranno efficacia dal primo gennaio 2013.
L’unica stretta confermata è quella sulla pubblicità del gioco. Restano i super controlli sui giochi con indicazioni precise sulla effettiva probabilità di vincere, disposizioni che avranno efficacia dal primo gennaio 2013.
DDA Messina: Chiusura indagini per fisioterapista Stefano Andrea Violi. Curò il boss Pelle nel reparto di Riabilitazione del Centro Neurolesi
Nel luglio scorso era stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di aver favorito la latitanza del boss della ‘ndrangheta Francesco Pelle. Ora il sostituto procuratore della Dda, Giuseppe Verzera, ha inviato un avviso di chiusura delle indagini a Stefano Andrea Violi, 35 anni, ex fisioterapista del Centro Neurolesi di Messina.
La “catena della sopravvivenza”: ripartiti i Corsi di BLSD promossi dall’ASP Messina
Si chiama “morte cardiaca improvvisa” e nel mondo occidentale colpisce ogni anno centinaia di migliaia di persone: 50 – 60 mila i casi solo nel nostro Paese.
Un evento spesso drammatico, l’arresto cardiaco improvviso, le cui gravi conseguenze, tuttavia, possono essere evitate o mitigate intervenendo tempestivamente, attraverso precise manovre, in attesa dell’arrivo dei soccorsi.
Questa preziosa pratica, che sostituisce le funzioni vitali interrotte ed è indicata con la sigla BLSD (Basic Life Support – Defibrillation), è al centro della nuova stagione della formazione specifica nel campo delle emergenze – urgenze avviato dall’Azienda Sanitaria Provinciale di Messina in accordo con gli standard proposti e utilizzati dalla Joint Commission International.
Il progetto formativo, promosso dall’Unità Operativa Formazione e accreditato pressola Commissioneper l’Educazione Continua in Medicina, è destinato prioritariamente a tutto il personale sanitario ospedaliero per estendersi, poi, a tutto il personale dell’Azienda.
lunedì 10 settembre 2012
Omissioni e ritardi nella documentazione ARPA.Sicilia sul sistema di comunicazione MUOS presso la Stazione NRTF di Niscemi
di Antonio Mazzeo
Sono emerse in questi giorni alcune inspiegabili omissioni nella diffusione della documentazione prodotta dall’agenzia ARPA-Sicilia a proposito delle emissioni della stazione di telecomunicazioni militari USA NRTF-Niscemi e della realizzazione del sistema MUOS nel medesimo sito.
Due importantissime relazioni istruttorie, prodotte da ARPAS nel 2009, risulta non siano mai state divulgate, se non in forma molto parziale, e neppure trasmesse ai consulenti tecnici (il dott. Massimo Coraddu e il prof. Massimo Zucchetti del Politecnico di Torino) che, per conto del comune di Niscemi, hanno stilato nel 2009 una relazione sull’analisi del rischio legato alle emissioni dell’NRTF e alla realizzazione del MUOS. Neppure le controdeduzioni alla relazione Coraddu-Zucchetti, prodotte da ARPAS il 31 Maggio scorso sono mai state comunicate nè ai consulenti tecnici nè alla popolazione.I documenti omessi contengono informazioni della massima importanza, per citarne due:
1) Misure ARPAS confermano, sin dal 2009, l’esistenza di forti emissioni elettromagnetiche a bassissime frequenze (43 KHz),
Attivato ambulatorio dermatologia tropicale
L’Azienda ospedaliera Papardo-Piemonte di Messina comunica che è stato attivato l’Ambulatorio per la Dermatologia Tropicale ed il morbo di Hansen. E’ operativo, dalle 8,30 alle 10,30 di ogni sabato, il Centro Nazionale di riferimento per il morbo di Hansen ed è allocato in località salita Villa Contino.
L’ambulatorio, unico per Sicilia e Calabria, ha come responsabile la Dott.ssa Rosaria Palazzo ed è indirizzato a tutti i pazienti, italiani ed extracomunitari che, provenienti da zone tropicali, presentino patologie dubbie, riconducibili a specifiche territoriali africane, asiatiche o dell’america latina.
L’accesso ambulatoriale è con impegnativa per visita dermatologia tropicale o per il Morbo di Hansen previa prenotazione telefonica al numero verde 800489999 da telefono fisso o tramite cellulare allo 0941055893 o allo sportello del CUP del P.O. Piemonte di viale Europa (dalle 11:00 alle 12:45).
L’ambulatorio, unico per Sicilia e Calabria, ha come responsabile la Dott.ssa Rosaria Palazzo ed è indirizzato a tutti i pazienti, italiani ed extracomunitari che, provenienti da zone tropicali, presentino patologie dubbie, riconducibili a specifiche territoriali africane, asiatiche o dell’america latina.
L’accesso ambulatoriale è con impegnativa per visita dermatologia tropicale o per il Morbo di Hansen previa prenotazione telefonica al numero verde 800489999 da telefono fisso o tramite cellulare allo 0941055893 o allo sportello del CUP del P.O. Piemonte di viale Europa (dalle 11:00 alle 12:45).
domenica 9 settembre 2012
Scoperta shock, la chemioterapia può rafforzare i tumori
La chemioterapia usata da decenni per combattere il cancro in realtà può stimolare, nelle cellule sane circostanti, la secrezione di una proteina che sostiene la crescita e rende “immune” il tumore a ulteriori trattamenti.
La scoperta, "del tutto inattesa", è stata pubblicata sulla rivista Nature ed è frutto di uno studio statunitense sulle cellule del cancro alla prostata tesa ad accertare come mai queste ultime siano così difficili da eliminare nel corpo umano mentre sono estremamente facili da uccidere in laboratorio. Sono stati analizzati gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata. Sono stati scoperti "evidenti danni nel Dna" nelle cellule sane intorno all'area colpita dal cancro. Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.
La scoperta, "del tutto inattesa", è stata pubblicata sulla rivista Nature ed è frutto di uno studio statunitense sulle cellule del cancro alla prostata tesa ad accertare come mai queste ultime siano così difficili da eliminare nel corpo umano mentre sono estremamente facili da uccidere in laboratorio. Sono stati analizzati gli effetti di un tipo di chemioterapia su tessuti raccolti da pazienti affetti da tumore alla prostata. Sono stati scoperti "evidenti danni nel Dna" nelle cellule sane intorno all'area colpita dal cancro. Queste ultime producevano quantità maggiori della proteina WNT16B che favorisce la sopravvivenza delle cellule tumorali.
Pidocchi nei bambini, prevenzione dall’inizio scuola
I pidocchi nei bambini sono una costante che con l’inizio dell’anno scolastico si ripropone all’attenzione di tutti.
Secondo il dermatologo milanese Fabio Rinaldi, presidente IHRF (International Hair Research Foundation) e docente presso la Sorbona di Parigi, le strutture scolastiche della nostra Penisola lascerebbero a desiderare dal punto di vista igienico-sanitario, complici anche i tagli previsti dalla spending rerview. (Questo articolo compare su medicinalive)
Probabilmente il dermatologo è abbagliato da qualche fantastica promessa. La prevenzione per i pidocchi non è un problema di igiene. Le scuole sono certo mal messe, però mischiare un goccio di verità con tante fandonie è un sistema troppo abusato e in questo caso esagerato....
Aborto, obiettori in ospedale, cucchiai d’oro in clinica
Licia Satirico per il Simplicissimus
Si torna con prepotenza a parlare di aborto e se ne parla male: da un lato per la proliferazione molesta dei movimenti pro-life, delle marce per la vita, delle moderne scomuniche di un terzo millennio intensamente cleropositivo, dall’altro per un boicottaggio serpeggiante che ritaglia in apparenza i confini del lecito. L’ultimo caso riguarda la regione Marche, dove si registra uno strano record di medici tormentati da problemi etici: nell’ospedale di Jesi tutti i ginecologi della struttura si sono dichiarati obiettori di coscienza, rendendo impossibili gli interventi d’interruzione volontaria della gravidanza. In precedenza la stessa situazione si era verificata a Fano, costringendo l’assessore regionale alla sanità ad assicurare l’intervento di un non-obiettore “esterno” che supponiamo molto, molto occupato.
Immaginiamo senza troppo sforzo perverse liste d’attesa in strutture pubbliche sempre meno accoglienti. I dati più recenti del ministero della Salute segnalano, non a caso, che nelle Marche il 24,7 per cento degli aborti è avvenuto fuori provincia e il 9,9 per cento fuori Regione: quasi il doppio della media nazionale, in una regione dove obiettano il 62 per cento dei medici, il 50 per cento degli anestesisti e il 43 per cento del personale paramedico. Si tratta di una violazione clamorosa della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, che prevede limiti precisi alle obiezioni di coscienza del personale sanitario e l’obbligo delle Regioni di garantire il regolare svolgimento degli interventi. Persino il Comitato nazionale di bioetica, in un blando parere sull’argomento, ha affermato che l’obiezione di coscienza non può impedire l’applicazione della 194. Le Marche sono solo una delle regioni italiane in cui la legge sull’aborto viene sabotata quotidianamente da una percentuale anomala di obiettori: un dramma silente per migliaia di giovani donne, che lo scorrere del tempo rende ancora più straziante.
Mentre la Regione Marche annaspa nelle obiezioni, il ministro Balduzzi non ha nulla da obiettare: semplicemente tace, rivolgendo la sua attenzione alla spending review dei posti letto e ai nuovi mega-ambulatori dei medici di famiglia. La sensazione sgradevole è che, in questa materia, gli scrupoli etici siano superabili con il consueto doppio binario italico. Su Io Donna di oggi Marina Terragni, a proposito dei dati bulgari sulle obiezioni di coscienza in materia di aborto, suggerisce di congegnare «un meccanismo che, fatta salva la possibilità di abortire in ospedale, consenta alla donna di scegliere anche la strada “privata” (con tutte le garanzie a tutela della sua salute)»: è la consacrazione definitiva dell’ipocrisia, dell’etica bilaterale per cui solo chi può ha il diritto di volere. È il profitto sul dolore che porta a soluzioni diversamente prezzolate: il vecchio aborto oscuro per chi non ha i mezzi e il confortevole aborto privato, in strutture prive di sensi di colpa, per chi può permetterselo.
Nulla di nuovo sotto il sole, del resto. La draconiana legge 40 sulla fecondazione assistita ha generato un autentico turismo procreativo delle coppie abbienti, pronte a recarsi all’estero alla ricerca di statuti della fecondità meno rigorosi. Il misconoscimento della validità del testamento biologico non impedisce di andare oltreconfine per porre fine ai propri giorni in efficienti cliniche svizzere senza complicazioni legali. L’incostituzionalità supposta e inesistente dei matrimoni gay non impedisce il riconoscimento parziale dei legami contratti in altri Paesi.
Nel nostro Paese l’equità assume il volto asimmetrico di una maschera picassiana, che deforma anche i momenti apicali della nostra esistenza. Non siamo uguali né nella nascita né nella morte, divisi dalla doppia morale che ora travolge anche la legge sull’aborto. Se non è il censo, è lo status a separare i reietti dagli eletti: i sommersi dai salvati, come scrive oggi Anna Lombroso sul Simplicissimus.
Non possiamo assistere impotenti all’estinzione dei nostri diritti, alla manipolazione arbitraria delle leggi, all’interpretazione biunivoca di una Costituzione che negherebbe istanze elementari metabolizzando con agilità felina i pareggi di bilancio. Le nostre ideali tensioni laiche si scontrano con le reali dimensioni laide dell’inefficienza, dei tagli, dell’emarginazione progressiva, dolosa e colposa, della solidarietà sociale. Ribelliamoci alla morte della coscienza: parola bellissima di cui sono ci sono rimaste solo le obiezioni.
Si torna con prepotenza a parlare di aborto e se ne parla male: da un lato per la proliferazione molesta dei movimenti pro-life, delle marce per la vita, delle moderne scomuniche di un terzo millennio intensamente cleropositivo, dall’altro per un boicottaggio serpeggiante che ritaglia in apparenza i confini del lecito. L’ultimo caso riguarda la regione Marche, dove si registra uno strano record di medici tormentati da problemi etici: nell’ospedale di Jesi tutti i ginecologi della struttura si sono dichiarati obiettori di coscienza, rendendo impossibili gli interventi d’interruzione volontaria della gravidanza. In precedenza la stessa situazione si era verificata a Fano, costringendo l’assessore regionale alla sanità ad assicurare l’intervento di un non-obiettore “esterno” che supponiamo molto, molto occupato.
Immaginiamo senza troppo sforzo perverse liste d’attesa in strutture pubbliche sempre meno accoglienti. I dati più recenti del ministero della Salute segnalano, non a caso, che nelle Marche il 24,7 per cento degli aborti è avvenuto fuori provincia e il 9,9 per cento fuori Regione: quasi il doppio della media nazionale, in una regione dove obiettano il 62 per cento dei medici, il 50 per cento degli anestesisti e il 43 per cento del personale paramedico. Si tratta di una violazione clamorosa della legge sull’interruzione volontaria della gravidanza, che prevede limiti precisi alle obiezioni di coscienza del personale sanitario e l’obbligo delle Regioni di garantire il regolare svolgimento degli interventi. Persino il Comitato nazionale di bioetica, in un blando parere sull’argomento, ha affermato che l’obiezione di coscienza non può impedire l’applicazione della 194. Le Marche sono solo una delle regioni italiane in cui la legge sull’aborto viene sabotata quotidianamente da una percentuale anomala di obiettori: un dramma silente per migliaia di giovani donne, che lo scorrere del tempo rende ancora più straziante.
Mentre la Regione Marche annaspa nelle obiezioni, il ministro Balduzzi non ha nulla da obiettare: semplicemente tace, rivolgendo la sua attenzione alla spending review dei posti letto e ai nuovi mega-ambulatori dei medici di famiglia. La sensazione sgradevole è che, in questa materia, gli scrupoli etici siano superabili con il consueto doppio binario italico. Su Io Donna di oggi Marina Terragni, a proposito dei dati bulgari sulle obiezioni di coscienza in materia di aborto, suggerisce di congegnare «un meccanismo che, fatta salva la possibilità di abortire in ospedale, consenta alla donna di scegliere anche la strada “privata” (con tutte le garanzie a tutela della sua salute)»: è la consacrazione definitiva dell’ipocrisia, dell’etica bilaterale per cui solo chi può ha il diritto di volere. È il profitto sul dolore che porta a soluzioni diversamente prezzolate: il vecchio aborto oscuro per chi non ha i mezzi e il confortevole aborto privato, in strutture prive di sensi di colpa, per chi può permetterselo.
Nulla di nuovo sotto il sole, del resto. La draconiana legge 40 sulla fecondazione assistita ha generato un autentico turismo procreativo delle coppie abbienti, pronte a recarsi all’estero alla ricerca di statuti della fecondità meno rigorosi. Il misconoscimento della validità del testamento biologico non impedisce di andare oltreconfine per porre fine ai propri giorni in efficienti cliniche svizzere senza complicazioni legali. L’incostituzionalità supposta e inesistente dei matrimoni gay non impedisce il riconoscimento parziale dei legami contratti in altri Paesi.
Nel nostro Paese l’equità assume il volto asimmetrico di una maschera picassiana, che deforma anche i momenti apicali della nostra esistenza. Non siamo uguali né nella nascita né nella morte, divisi dalla doppia morale che ora travolge anche la legge sull’aborto. Se non è il censo, è lo status a separare i reietti dagli eletti: i sommersi dai salvati, come scrive oggi Anna Lombroso sul Simplicissimus.
Non possiamo assistere impotenti all’estinzione dei nostri diritti, alla manipolazione arbitraria delle leggi, all’interpretazione biunivoca di una Costituzione che negherebbe istanze elementari metabolizzando con agilità felina i pareggi di bilancio. Le nostre ideali tensioni laiche si scontrano con le reali dimensioni laide dell’inefficienza, dei tagli, dell’emarginazione progressiva, dolosa e colposa, della solidarietà sociale. Ribelliamoci alla morte della coscienza: parola bellissima di cui sono ci sono rimaste solo le obiezioni.
venerdì 7 settembre 2012
L'attività fisica allontana il cancro al seno
È sufficiente un'attività fisica moderata ma regolare per ridurre il rischio di cancro al seno. Lo dice una ricerca promossa dal Cancer Research Uk e pubblicata sull'International Journal of Cancer che ha preso in esame un campione molto vasto di donne all'interno del quale sono stati registrati 8 mila casi di tumore al seno. (italiasalute)
Approvato il decreto sanità di Balduzzi
Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto legge Balduzzi dopo sei ore e mezzo di riunione. Sono rimasti solo 16 articoli dei 27 della prima stesura. Le lobby hanno bloccato la tassa sulle bibite.
L'eliminazione dell'enzima jnk3 potrebbe bloccare l'Alzheimer
alcuni scienziati della Ohio State University e dell’Università della California di San Diego sembrano aver trovato il modo di ridurre del 90% nei topi la produzione di proteine beta-amiloidi, considerate la causa dei sintomi dell’Alzheimer.
Il grande risultato svelato sulle pagine di Neuron, sarebbe l’eliminazione di un enzima: jnk3.
Il grande risultato svelato sulle pagine di Neuron, sarebbe l’eliminazione di un enzima: jnk3.
La denuncia: «Un incubo quel ricovero in un ospedale di Messina (Papardo)»
VIGEVANO. Non è stata sicuramente un’estate da ricordare quella della signora Z.S., sessantaquattrenne lomellina. Dopo aver passato i mesi invernali al nord, decide con il marito di trascorre alcuni giorni di vacanza in Sicilia. Purtroppo a causa di un malore viene portata all’ospedale Barone Romeo di Patti, in provincia di Messina, dove resta ricoverata per tre giorni per un infarto miocardico. L’8 agosto viene trasferita invece all’ospedale di Messina, nell’azienda ospedaliera Papardo Piemonte. Ed è qui che durante la degenza ha assistito a situazioni poco piacevoli.
A raccontarlo però è il marito, il signor Franco «Ho assistito a cose inenarrabili in questo ospedale. Mentre le facevano un prelievo, è caduto copiosamente del sangue sul lenzuolo – e spiega – Quando sono finite le operazioni di rito, ho chiesto al personale ospedaliero se fosse possibile sostituire le lenzuola sporche.
Alla mia richiesta ho ricevuto una risposta inaccettabile: “Non importa, tanto è il suo sangue”. Questa è solo la prima delle tante repliche ricevute dal personale dell’ospedale. «Il giorno dopo, sempre con molta cortesia, mi sono rivolto a un medico del reparto, il quale mi ha risposto in stretto dialetto messinese. Non capendo ho chiesto di ripetere in italiano, ma in modo maleducato se n’è andato». Per tre giorni il signor Franco ha continuato a chiedere di poter cambiare le lenzuola sporche della moglie, ma le risposte erano sempre le stesse “Non abbiamo lenzuola per cambiarla” oppure “Non abbiamo personale per rifare il letto”.
«Ero esausto e il 10 agosto ho telefonato ai carabinieri di Messina, ma sono stato invitato a sporgere denuncia – racconta il marito – Allora mi sono rivolto alla direzione sanitaria e sono stato rimproverato per aver protestato». Dopo quattro giorni di degenza al Papardo Piemonte, la signora Z.S. viene dimessa e i coniugi lomellini tornano a casa. Il signor Franco però, a fine agosto, ha sporto denuncia presso il comando dei carabinieri di Vigevano. Dall’azienda ospedaliera nessun commento sulla vicenda, responsabili i in ferie o in reparto e quindi impossibilitati a rispondere. (m.m.) Fonte: “La Provincia Pavese”
Iscriviti a:
Post (Atom)